La malavita organizzata si è insinuata anche nel settore radiotelevisivo, allungando i suoi tentacoli nella galassia delle piccole emittenti, soprattutto in Campania dove ci sono 77 Tv e 165 radio locali.
"C’era un sistema che imponeva una tangente per poter prioseguire l’attività. Io sono stato accertato da questa criminalità organizzata che, per poter proseguire l’attività di irradiazione delle frequenze, mi imponeva un pizzo che io non ho voluto pagare". Lucio Varriale è stato tra i primi editori a ribellarsi al "sistema" in cui non c’è solo il racket. I clan rubano o occupano abusivamente le frequenze per rivenderle a prezzi fuori mercato, usano radio e Tv per mandare messaggi agli affiliati, sfruttano gli spot pubblicitari per riciclare denaro, ingraziarsi politici, gestire posti di lavoro. "Questo rapporto del pizzo richiesto era avallato da alcuni componenti del Ministero delle Comunicazioni e, non è escluso, anche da altri controllori istituzionali". A completare il quadro le trasmissioni di cantanti neomelodici e sedicenti maghi; il tutto per un giro d’affari di circa 500 milioni di euro di cui 12 contributi statali annuali. Casi e testimonianze raccolte da Alessandro De Pascale nel libro "Telecamorra"."Uno dei personaggi centrali è Nicola Turco, fondatore di Telemiracoli negli ’80, che viene definito dagli inquirenti un ‘irriducibile pirata dell’etere’ e attualmente i figli gestiscono un’emittente che è stata chiusa con un blitz". (TM News)