Ha spiazzato un po’ tutti con la sua dichiarazione, Maurizio Giunco, lombardo editore di Espansione Tv (Como) e presidente dell’associazione delle tv locali della FRT.
Ma la sua oggettiva constatazione ha trovato un diffuso consenso nella platea degli editori presenti ieri al venticinquennale della Federazione Radio Televisioni. Giunco era stato lapidario ma sincero: "Fosse stato per noi il digitale non l’avremmo scelto”. ”Abbiamo fatto uno sforzo enorme per adeguarci e non nascondiamo le difficolta’ che abbiamo dovuto affrontare", aveva poi aggiunto l’editore locale, "Ma e’ una rivoluzione tale che enfatizzare i problemi non serve. Certo chi aveva una copertura importante ne ha beneficiato, chi ce l’aveva solo sulla carta e’ rimasto così". Un giudizio secco, ma che ha fatto onore al presidente delle tv locali della FRT, perchè, come abbiamo più volte scritto su queste pagine, non si aiuta l’affermazione della nuova tecnologia nascondendo i problemi a suon di proclami meramente a sfondo politico. "Il va tutto bene", quando le tv locali (e non solo) sono strangolate dai costi degli investimenti per la digitalizzazione degli impianti e dal crollo degli introiti pubblicitari, che, già stroncati dalla crisi economica mondiale, nelle aree all digital hanno subito letteralmente un tracollo, non aiuta ad uscire dalle sabbie mobili e, anzi, sa di presa in giro. Le televendite sono praticamente azzerate sul DTT delle locali, la tabellare fatica ad essere piazzata (chi investe su imprese in sostanziale start-up?), gli introiti della cessione a terzi della capacità trasmissiva (il business naturale degli operatori di rete) sono di là a venire e gli indici di ascolto sono precipitati dal 30 al 50%. Insomma, la migrazione alla tecnica trasmissiva numerica è avvenuta nel momento peggiore possibile e in molti editori si chiedono ancora oggi il perché di questa fretta, visto che nel resto d’Europa il passaggio è stato decisamente meno violento e repentino.