Ore di trepidazione per gli operatori di rete tv locali delle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lazio (esclusa provincia di Viterbo) e Campania.
Il Dipartimento delle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico sta infatti per pubblicare le graduatorie regionali, di cui alla delibera Agcom 265/12/CONS, che tracceranno i soggetti che dovranno, entro pochi giorni, spegnere gli impianti perché collocatisi in posizione non utile (insieme ai network provider attivi nel range frequenziale 61/69 UHF non riconvertiti su altri canali). Seguirà il (consueto) master-plan last minute contenente il calendario per l’ennesimo rattoppato e malgestito switch-off, in esito al quale le tv locali lasceranno sul terreno un altro bel po’ di audience, considerato che questa volta non tutti gli utenti effettueranno la risintonizzazione dei tv/decoder, non essendo coinvolti i principali programmi nazionali. Null’altro, in realtà, che l’ennesimo tassello che punta a completare l’inutilmente annunciato puzzle dell’annientamento di un comparto, quello tv locale, fastidioso sul piano tecnico per i player tv nazionali (preoccupati della prossima sottrazione dei canali 60/60 UHF) e per i provider telefonici (affamati di frequenze per la banda larga), trascurabile per la politica (data la marginalità della pressione esercitabile sull’opnione pubblica), di scarso appeal per l’utenza (visti i contenuti perlopiù spiantati) e tristemente rappresentato (con associazioni in preda all’emorragia di iscritti, che, dopo essersi incensate per anni, si sono accorte di non contare in realtà nulla).