Con le elezioni amministrative ormai alle porte in 1.200 comuni, il governo, tramite emendamento alla legge di Stabilità, ha deciso di destinare parte degli introiti del canone Rai in bolletta a radio e tv locali.
Ai contributi assegnati annualmente dal Ministero dello Sviluppo Economico (45 mln per radio e tv locali nel 2015) saranno aggiunti altri 50 mln con il “Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”, sicuramente un’entrata interessante in soccorso di un settore che può vantare circa 3.800 dipendenti sul territorio nazionale. I numeri non sono ancora definitivi, ma il governo ha stabilito un tetto massimo di 50 mln annui per il fondo che sarà operativo dal 2016 al 2018. Sicuramente si tratta di un’entrata di indubbia rilevanza per il comparto tv locale: secondo le stime di Confindustria Radio Televisioni, nel 2013 le tv locali hanno subito una perdita pari 54 mln su un fatturato da 408,5 mln (-72 mln rispetto all’anno precedenti). In soldoni, la cifra prevista da Renzi corrisponde proprio al rosso aggregato delle 305 emittenti televisive (su un totale di 380) che hanno depositato i bilanci nel 2013. Il nuovo fondo, ispirato dalla volontà di favorire il pluralismo, rappresenta una vera e propria boccata di ossigeno per le piccole aziende editoriali, alle prese con la crisi della pubblicità, inclusa quella elettorale per via dei tagli ai finanziamenti ai partiti. Gli aiuti pubblici del fondo consentiranno dunque alle piccole emittenti dislocate sul territorio di evitare impopolari tagli al personale. E’ palese che il nuovo contributo pubblico non possa risanare i problemi finanziari e strutturali dell’editoria locale, che spesso e volentieri si accompagna alla politica comunale, provinciale e regionale, ma, almeno, è un buon punto di partenza. Certamente si corre il rischio che i soldi pubblici non finiscano realmente nelle tasche delle emittenti qualitativamente più valide: su questo punto, il Ministero dello Sviluppo Economico annuncia la volontà di studiare e prevedere nuovi parametri con cui definire le graduatorie di assegnazione dei fondi. L’obiettivo del sottosegretario Antonello Giacomelli è identificare con precisione le migliori realtà sul territorio nazionale per procedere all’assegnazione dei contributi del fondo. L’operazione mostra fin da subito una certa complessità, dettata anche dai parametri finora utilizzati per l’assegnazione dei fondi pubblici che non sempre hanno premiato le realtà più meritevoli: il numero di giornalisti impiegati, le ore di trasmissione in diretta e le rilevazioni sul numero di telespettatori non sono sinonimo né di qualità dell’informazione né di efficienza gestionale. Il rischio è quindi che il fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione si trasformi in realtà di puro assistenzialismo con un impatto di breve periodo. Nel lungo ogni energia andrebbe quindi a disperdersi. (S.F. per NL)