Il caso ha ormai fatto scuola e probabilmente presto si tradurrà in norma cogente. Il deputato del PD Vinicio Peluffo, infatti, presenterà nei prossimi giorni una mozione alla Camera per far sì che i finanziamenti pubblici vengano congelati per chi, come il Gruppo Profit, decide di cessare l’attività editoriale.
I soldi, infatti, arrivano con due anni di ritardo, creando, come nel caso specifico, situazioni paradossali per cui l’azienda, che spegnerà i suoi canali a giorni (a seguito dell’accettazione delle domande per la rottamazione dei canali) e lascerà a casa oltre la metà dei suoi dipendenti (già passati in pochi mesi da 250 a 97; ne resteranno solo 41), continuerà a incassare soldi pubblici ancora per ventiquattro mesi. L’antefatto della storia è noto ai nostri lettori (ne avevamo parlato poche settimane fa qui). E ora è ufficiale: il 5 novembre, tra esattamente una settimana, alcune voci storiche del panorama televisivo locale italiano chiuderanno i battenti: Odeon Tv, Telereporter e tutte le altre reti appartenenti al Gruppo Profit. Il quale resterà attivo come fornitore di servizi di media audiovisivi (content provider), ma svuotandosi di qualsiasi contenuto editoriale autoprodotto. Nonostante sindacati e dipendenti siano sul piede di guerra, la situazione non dovrebbe mutare da qui a quella data. Ciononostante, il Gruppo continuerà a percepire le rate successive dei 22 milioni di euro derivanti dalla rottamazione delle frequenze, e contributi pubblici per circa 1,5 milioni l’anno. Il piano dell’azienda potrebbe essere – spiega Sabrina Grilli, giornalista di Telereporter e membro della Rsu aziendale, in un’intervista al Fatto Quotidiano – quello di continuare a ricevere le sovvenzioni, starsene in stand by per un po’, per poi, magari tra uno o due anni, far ripartire l’attività editoriale, assumendo giornalisti giovani, a progetto o con contratti a tempo determinato. Il cui costo sarebbe molto minore rispetto agli attuali giornalisti assunti con contratti onerosi e a tempo indeterminato. La vicenda ha scatenato una forte attenzione da parte dei media, degli addetti ai lavori e della politica. Ma fin quando il parlamento non si pronuncerà, il Gruppo Profit continuerà a incassare soldi pubblici e i suoi giornalisti passeranno le loro giornate sui siti di “cerco-lavoro”. (G.M. per NL)