Tv locali. False fatture, quattro arresti a Napoli, coinvolti anche componenti del Corecom Campania

Quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari ed un decreto di sequestro preventivo emessi dal Gip presso il Tribunale di Napoli, sono stati eseguiti dalla GdF a Napoli e in altre località della regione su richieste della Procura


Virgilio Notizie

Roma, 21 ott. (Apcom) – L’indagine del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli nei confronti delle emittenti televisive locali beneficiarie di contributi pubblici per il sostegno dell’informazione (ai sensi dell’art. 45 della legge nr. 448/98), ha portato all’identificazione, quali autori dei reati contestati, di 13 persone e di accertare l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per circa due milioni di euro.
Insieme alla esecuzione delle misure cautelari, è stata eseguita anche una perquisizione domiciliare nei confronti di un giornalista, già direttore editoriale di Italiama e Italiamia 2, indagato per concorso in truffa ai danni dello Stato, emissione di f.o.i. e falsità ideologica in atto pubblico.
Sette avvisi di garanzia, per abuso d’ufficio, sono stati notificati nei confronti del presidente e di cinque attuali componenti del CO.RE.COM. Campania, oltre che del suo precedente presidente. Altri quattro avvisi di garanzia sono stati notificati ad altri indagati rappresentanti o gestori delle società indagate.
“Le indagini, sviluppatesi attraverso perquisizioni, sequestri di documentazione amministrativo-contabile, acquisizione di provvedimenti e atti amministrativi e l’escussione di persone informate sui fatti, hanno consentito – si legge in un comunicato della Procura napoletana – di portare alla luce un’articolata struttura di cointeressenze societarie, sorretto da un sistematico ricorso a false fatturazioni, funzionali non solo a frodare il Fisco, ma anche a determinare un fittizio incremento del volume dei ricavi delle società televisive, criterio fondamentale per la quantificazione dei contributi statali erogati annualmente dal ministero delle Comunicazioni”.
Le indagini svolte hanno inoltre rivelato un “sistematico ricorso, da parte delle società televisive, alla simulazione delle assunzioni di giovani praticanti giornalisti ed alla dichiarazione di tipologie di rapporti di lavoro diverse da quelle reali, preordinato all’aggiramento di altro specifico criterio stabilito per la concessione dei contributi pubblici”.

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