Qualcuno grida ad un attacco deliberato all’emittenza locale, altri pensano sia il caso di razionalizzare l’elargizione di tali fondi. Come è noto, nell’ambito delle misure di sostegno all’emittenza televisiva privata è stanziata ogni anno una somma dal Ministero dello Sviluppo Economico – Comunicazioni. Tali misure di sostegno, che ricordiamo sono destinate per nove decimi all’emittenza televisiva e per un decimo al settore radiofonico, subiranno una drastica riduzione. Si parla di tagli di oltre il 50% da qui al 2011, stando ai dati forniti: 150 milioni per il 2008, 111 milioni per il 2009 sino ad arrivare ai 60 milioni annui per il 2011. Nonostante la somma destinata fosse inferiore a quanto stabilito dalla L. 422/1993, i 150 milioni annui erano comunque una buona base sulla quale gli editori facevano affidamento per i propri investimenti, pubblicitari e non. Luca Montrone, presidente di ALPI – associazione che raccoglie poche ma importanti aziende tv locali – definisce tutto ciò come un attacco deliberato all’emittenza locale, con il chiaro intento di programmarne la scomparsa. Una cosa è certa: quella preannunciata è una misura che non potrà non avere ripercussioni negative sull’occupazione nel settore e sull’informazione sul territorio. Non dimentichiamo, infatti, che nel complesso il settore televisivo locale fornisce occupazione a più di 5 mila persone, senza contare l’annesso panorama di piccole aziende satelliti che si occupano della promozione di servizi e prodotti. Come al solito (vedi vicenda Ispettorati territoriali di cui ci stiamo occupando da tempo), il Sottosegretario alle Comunicazioni del MSE Paolo Romani rimane silente sulla questione, nonostante le numerose lettere di protesta indirizzate in questi ultimi giorni (trasmesse anche anche al Presidente del Consiglio e al Presidente di Confindustria). Ad ulteriormente aggravare la criticità settoriale, vi è il fatto che tra le oltre 600 aziende che operano nel panorama televisivo locale, meno di 100 realizzano il 90% degli ascolti. Col risultato che chi genera audience accusa le emittenti minori di sottrarre risorse pubbliche (economiche e frequenziali) per una mera e improduttiva occupazione dello spettro radioelettrico. (M.P. per NL)