Confindustria Radio Tv ha anticipato a questo periodico i contenuti della 24a edizione dello Studio Economico che sarà pubblicato sul sito web dell’ente esponenziale lunedì 10 dicembre.
Si tratta di uno studio importante che fotografa le grandi criticità di un settore che, rispetto ai dati analizzati (2016), ha nel frattempo maturato ulteriori difficoltà connesse agli avvicendamenti tecnologici che si concreteranno tra il 2020 ed il 2022.
Peraltro, lo scorso anno ha visto il varo del nuovo Regolamento per l’erogazione dei contributi all’emittenza locale (DPR 146/2017 – G.U. 12/10/2017) il cui accesso è riservato alle società più strutturate a livello societario ed economico-patrimoniale e che perseguono obbiettivi di pubblico interesse, quali la promozione del pluralismo dell’informazione, il sostegno dell’occupazione nel settore, il miglioramento dei livelli qualitativi dei contenuti forniti e l’incentivazione dell’uso di tecnologie innovative.
“Il Regolamento è stato fortemente voluto dall’Associazione delle TV locali aderente a CRTV per il rilancio del comparto su basi sostenibili”, spiega Confindustria Radio Tv nella nota illustrativa dello Studio sui bilanci 2016 trasmessa a NL.
La lettura dei bilanci 2016, primo anno di applicazione (anche se ex post, l’erogazione effettiva si è avviata solo nel novembre 2018) conferma ancora una volta la situazione di sofferenza delle imprese televisive locali soprattutto sul fronte della raccolta pubblicitaria (dal 2008 è dimezzato il valore dei ricavi totali), che non sarebbero più in grado di sostenersi in assenza dei benefici statali.
La selezione sul campo, che colpisce soprattutto le imprese più piccole, ma impatta anche quelle più strutturate, è stata operata da un lato dalla riduzione dei contributi che nel 2015 hanno raggiunto il minimo degli ultimi 15 anni con 36,4 milioni di euro. Dall’altro dal mercato, passato attraverso una crisi economica che ha ridotto gli investimenti pubblicitari destinati ai media tradizionali, e l’innovazione tecnologica della digitalizzazione del segnale, che ha avuto un impatto dirompente sul settore televisivo locale.
Nel merito dei numeri del comparto, le fonti “ufficiali” consultabili per censire le televisioni locali attive in Italia sono sostanzialmente tre:
1) MISE. Graduatoria nazionale relativa alle misure di sostegno (DPR 146/2017) redatta dal Ministero, secondo la nuova regolamentazione, a partire dall’anno 2016: liste non esaustive (sono escluse le emittenti tv locali non ammesse e quelle che non hanno presentato domanda).
2) MISE. Area “monitoraggio programmi e stazioni di diffusione”: dalla lista degli operatori sono estrapolabili una serie di informazioni, riconducibili ai programmi, o distinte in operatori di rete e FSMA; ma essendo redatte in momenti diversi per ogni regione e difficilmente riconducibili alle società titolari delle autorizzazioni, non sono utilizzabili a fini di censimento.
3) AGCOM. Elenco degli operatori iscritti al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC), anch’esso con categorie non univocamente riconducibili agli operatori televisivi locali.
Con riferimento al bando contributi per l’anno 2016 su 401 domande tv presentate attraverso la piattaforma SICEM (Sistema Informativo per i Contributi alle Emittenti Locali) sono 358 ammesse (89% delle domande): 162 sono relative a “marchi tv” commerciali, 196marchi tv comunitari.
Si ricorda che le domande vengono presentate per marchi TV (o programmi) e non per azienda. A tale riguardo sono 266 complessivamente le società beneficiarie, 150 commerciali e 116 comunitarie: il dato 2015 (precedente regime di contributi ex l. 448/1998) contava su un totale di 348 società ammesse, 276 commerciali e 72 comunitarie.
Relativamente alla terza fonte, ovvero il Registro degli operatori di Comunicazione (ROC) tenuto dall’AGCom, nel 2016 risultano 1.191 società tv attive in ambito locale di cui 356 comunitarie (366 nel 2015) e 835 commerciali (849 nel 2015). Sempre relativamente al 2016, le società di capitali, incluse le cooperative (Scrl), sono 785, di cui 271 attive anche in ambito radiofonico. CRTV: dati economici-patrimoniali di 297 TV locali strutturate in società di capitali.
Lo Studio Economico di Confindustria Radio Televisioni si basa su un database di 461 società televisive locali (anno base aggiornato 2013), riferito alle sole emittenti commerciali strutturate in società di capitali (principalmente Spa, Srl e Scrl).
Di queste, al netto delle società cessate e/o fallite nel corso degli anni, solo 297 hanno pubblicato il bilancio nel 2016, in calo di 61 soggetti (-17%) rispetto al 2015 (banca dati CERVED).
Il database di Confindustria Radio Televisioni contiene una selezione di società di capitali superiore a quello delle graduatorie Co.Re.Com./MISE, in quanto tiene conto non solo dei soggetti che hanno avuto accesso ai contributi, ma anche di quelli che sono stati rigettati e/o non hanno fatto domanda non avendo i requisiti minimi (es. programmazione informativa). In tal senso, il dato è integrato da una selezione di società presenti anche nel ROC.
La mappa documenta la numerosità delle società televisive locali a livello regionale e la loro distribuzione sul territorio (sede giuridico-amministrativa): il maggior numero di soggetti televisivi commerciali locali risiedono in Sicilia (40) seguita da Campania (33), Lazio (32), Lombardia (29), Puglia (22), Toscana e Veneto (21). Queste 7 regioni da sole costituiscono circa il 70% (per numero di società di capitali e totale valore della produzione) delle televisioni locali italiane.
Si ricorda che il dato fa sempre riferimento alle società di capitali rilevate all’interno del database CRTV che hanno pubblicato il bilancio (297).
La selezione operata dalla normativa sui contributi e dal mercato. La nuova procedura ex DPR 146/2017 ha avuto un significativo impatto sul numero complessivo dei soggetti ammessi per l’anno 2016, determinando una flessione sul 2015 del 23,6% in termini di numero di società. In particolare, si sono ridotte significativamente le società televisive commerciali, passando da 276 a 150 (-47,2%), mentre aumentano sensibilmente quelle comunitarie, da 72 a 116 (+61,1%). Anche se i due regolamenti sono profondamente differenti, si segnala che la contrazione registrata da parte delle società commerciali, era già presente nelle graduatorie Co.re.com. (Legge 448/1998). Negli ultimi anni, queste erano infatti passate da 326 nel 2012 a 276 nel 2015, con una diminuzione di 50 unità (-15,3%). Al contrario nel 2015 aumentavano le società comunitarie di 72 unità (+5,9% rispetto al 2014).Il nuovo regolamento introduce una impostazione di tipo selettivo, intesa a valorizzare le società più strutturate e competitive.
Ma anche la crisi economica degli ultimi anni ha avuto un impatto fortemente negativo sul settore, costringendo numerose società televisive locali a chiudere, altre a cedere gli asset o ad essere incorporate da altri soggetti. “Dal database CRTV risulta che nel 2016 sono fallite o cessate 16 società e 30 risultano in liquidazione/procedura concorsuale. Il dato è in peggioramento: nel 2015, erano 9 le società sono fallite/integrate, 21 in liquidazione/procedura concorsuale”, si legge nell’anticipazione dello studio di Confindustria.
“Nel 2016 le società di capitali “inattive” (società che, a vario titolo, non depositano il bilancio presso le Camere di Commercio regionali da un periodo superiore ai 3 anni, ma non sono ancora state dichiarate fallite) sono complessivamente 147. Nel triennio 2014 – 2016, sono 37 le società che, per vari motivi (es. Società fallite e/o cessate e integrate in altri soggetti), hanno “interrotto” la propria attività”, conclude lo spoiler dello studio. (E.G. per NL)