"E’ arrivato il momento per un provvedimento legislativo che invece di abbandonare le aziende alla loro sorte sostenga quegli imprenditori che dimostrano di crederci”.
Lo sostiene il presidente di Confindustria Radio Tv, Rodolfo De Laurentiis, illustrando i dati della XX^ edizione dello Studio economico del settore televisivo privato (anno 2012), presentato nei giorni scorsi da CRTV e Osservatorio Nazionale delle Imprese Radiotelevisive. "Numeri che sono dati certi, non stime”, precisa De Laurentiis insieme al direttore generale di CRTV, Andrea Franceschi e al presidente dell’Osservatorio, Piero Manera, che sottolineano la presenza di un mercato di 9,5 miliardi di euro di ricavi nel 2012, in cui le tv locali sono la "quarta gamba dell’intero comparto”. Una gamba però azzoppata, se è vero, come è vero, che in un solo anno, dal 2011 al 2012, la quota di spartizione delle tv locali è scesa dall’8,3% al 7,1%. A falcidiare le emittenti locali, oltre alla crisi economica, è stata l’enorme sottovalutazione (in primis da parte di superficiali sindacati, ma anche degli operatori stessi) e la pessima gestione (di Ministero e Agcom) della migrazione al digitale terrestre, la tecnologica che ha moltiplicato l’offerta dei canali (nel 2012, 3126 i marchi) ma polverizzato gli introiti pubblicitari. Delle 339 societa’ prese in esame dallo studio (ovvero le commerciali gestite da societa’ di capitali), solo 98 hanno ricavi superiori a 5,1 milioni di euro (in sostanza, il 29% delle Tv locali detiene il 75% dei ricavi). A condurre il vapore sono: Veneto, Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna, mentre le più penalizzate dal passaggio al DTT sono state Lazio, Piemonte e Sardegna, anche in conseguenza della ingiustificabile mancata assegnazione degli identificatori LCN da parte del Ministero, che ha rilasciato autorizzazioni alla fornitura di servizi di media audiovisivi di fatto inrintracciabili dagli utenti. "In 5 anni – spiega De Laurentiis – le locali hanno perso 95 milioni di ricavi, tornando indietro nel tempo di 8 anni” (dal 2008, Risultato Operativo sceso di -201,3 milioni di euro di cui 45,8 nel 2012). Un crollo che ha inciso ovviamente anche sui posti di lavoro (-13,8%) e che si è ulteriormente aggravato nel 2013, per il quale, precisa De Laurentiis, "le stime confermano che il trend negativo aumenta”. Secondo l’esponente di CRTV, nonostante le difficolta’, pero’, gli imprenditori hanno reagito investendo, "credendo nel futuro e nelle potenzialita’ del mercato” con un patrimonio netto di 746 milioni e mezzo, ovvero in aumento di 177 milioni rispetto all’anno precedente. "Questo ci consente di guardare al futuro con ottimismo – insiste De Laurentiis – I numeri pero’ denotano una situazione di grande difficolta’ che potrebbe essere segnata da fuoriuscita di imprese anche importanti", riferendosi evidentemente ad alcuni default nel Lazio e nella Lombardia". E proprio a riguardo del crollo di imprese regionali o interregionali storiche aventi rilevanza economica nazionale, va osservato l’emersione ed il consolidamento di molte aziende di secondo livello (se non di terzo), che sono assurte a ruoli primari sfruttando, da una parte, il collasso di nomi tanto blasonati quanto appesantiti da strutture ingombranti e per nulla flessibili (legate da un decennio al respiratore di quei contributi pubblici che, venuti a mancare, le hanno stroncate) e, dall’altra, da una voglia di sperimentare nuove strade che sembrava perduta dal comparto dagli anni ’80. Gli ex peones esclusi dai salotti delle tv locali di rango sono oggi gli unici soggetti che stanno mostrando dinamismo, sviluppando reti di diffusione ed acquistando anche marchi/palinsesti storici da rilanciare. Eppure, secondo De Laurentiis, il rilancio del settore non può prescindere da un forte intervento del regolatore. "Credo sia arrivato il momento per un provvedimento legislativo che invece che abbandonare le aziende alla loro sorte sostenga quegli imprenditori che dimostrano di crederci, premiando le imprese per l’informazione ma anche per i livelli occupazionali, per l’offerta. Siamo convinti dell’importanza delle tv locali nella crescita e nello sviluppo non solo dell’informazione, ma anche della cultura del paese”. "Le Tv locali – fa eco Manera – rappresentano la capacita’ di crescita del territorio, con un ruolo ineguagliabile. Sono l’emblema del sistema della piccola media impresa, quella che soffre di piu’ la crisi. E anziche’ un vantaggio, con la digitalizzazione terrestre hanno accumulato un disvalore. Abbiamo parlato al sottosegretario Giacomelli – sottolinea il sindacalista – che si e’ fatto promotore delle nostre teorie. L’aiuto va rapportato al creare un prodotto, aiutare un’azienda virtuosa e non solo al mantenimento di regole che appartengono a un’altra logica”. (M.L. per NL)