“In attuazione della Road Map è in corso il rilascio per area geografica della banda 700 e il riposizionamento delle frequenze per il servizio digitale terrestre delle emittenti televisive sulla banda sub700. L’esigenza di continuare a trasmettere lo stesso numero di canali nonostante la riduzione delle frequenze disponibili, derivante anche dalla necessità di coordinare le frequenze con i Paesi confinanti, comporterà l’adozione dello standard di trasmissione digitale terrestre di seconda generazione, DVB-T2”. Così, Giacomo Lasorella, presidente Agcom, ha introdotto la sezione della Relazione annuale 2022 riguardante il settore televisivo.
Emittenti nazionali e locali
“A partire dall’8 marzo 2022, si è proceduto all’attivazione in tutta Italia della codifica MPEG-4 per la trasmissione dei programmi delle emittenti televisive nazionali. Di pari passo sta avanzando la riorganizzazione delle frequenze nelle medesime aree geografiche di riferimento anche per le emittenti locali“, ha proseguito il Presidente.
Trasformazioni
Inoltre, nella Relazione annuale 2022 si afferma che “l’attuale transizione si aggiunge alle profonde trasformazioni che, negli ultimi anni, hanno caratterizzato l’intero settore televisivo. Dal lato della domanda, la fruizione dei contenuti audiovisivi, soprattutto da parte delle fasce più giovani della popolazione, appare sempre meno vincolata al palinsesto e ai dispositivi tradizionali”.
Offline vs online
Proseguendo sul tema dei nuovi modi di fruizione, si “osserva una tendenza opposta tra le audience delle piattaforme digitale terrestre e satellitare, da un lato, e online, dall’altro. Infatti, per i canali gratuiti e a pagamento, il numero di fruitori nel giorno medio dell’anno diminuisce del 9% rispetto al 2020. La flessione è particolarmente marcata per le classi di spettatori di età inferiore ai 34 anni (-18%).
VOD in crescita…
Per contro, dalla Relazione annuale 2022, risulta che le piattaforme on demand “dopo aver segnato un deciso balzo nel 2020 (passando da 11,2 a 14,3 milioni di utenti unici di siti e app nel mese medio dell’anno), presentano un trend ancora in crescita nel 2021, raggiungendo i 14,9 milioni di utenti unici”.
…Ma la tv resiste
Nonostante tutto, però, la tv resta il riferimento per l’informazione. E infatti: “Lo share delle principali edizioni dei telegiornali si mantiene su valori non distanti da quelli del 2020, registrando in diversi casi un incremento rispetto agli anni antecedenti alla pandemia. Rimane consistente la quota (48% nel complesso) degli spettatori dei telegiornali delle 20, con il Tg1 che conferma il proprio primato (5,1 milioni di fruitori in media nell’edizione serale”.
Ripartenza adv
Importanza confermata anche dagli investimenti, soprattutto in advertising. “Il 2021 segna la risalita dei ricavi del settore (+4,1%), stimati in 7,9 miliardi di euro. La crescita è trainata in particolar modo dalla tv in chiaro, con una ripresa della raccolta pubblicitaria, che mostra un incremento, tornando a rappresentare la fonte prevalente di finanziamento per il mezzo (39% del totale dei ricavi televisivi)“.
Assetti del settore
Per quanto riguarda, invece, la classifica degli assetti di settore “RAI occupa la prima posizione, superando Sky, che nel 2021 ha risentito della flessione dei ricavi da abbonamenti dovuta alla riduzione dei diritti acquisiti per la trasmissione delle partite di Serie A. Fininvest consolida la terza posizione“.
Avanzata OTT
Al contempo, però, le piattaforme online “guadagnano porzioni di ricavi, arrivando a rappresentare congiuntamente l’11% del totale. La quota maggiore delle risorse economiche complessive (61%) è tuttora appannaggio del mercato dei servizi di media audiovisivi in chiaro, che raggiunge i 4,8 miliardi di euro, con un incremento del 9,7% sul 2020. Al contrario, nel 2021, i ricavi totali della tv a pagamento diminuiscono (-3,6%), portandosi sui 3 miliardi“.
OTT vicini al miliardo
Il comparto pay (tv o web) registra, invece, due trend opposti: “Per un verso, i ricavi da vendita di offerte a pagamento (pay tv e pay per view) e pubblicità riconducibili alle piattaforme satellitare e digitale terrestre diminuiscono del 14,5%. Per altro verso, le risorse generate dalle offerte sul web, includendo le sottoscrizioni di abbonamenti (S-VOD) nonché la vendita e il noleggio di singoli contenuti (EST e T-VOD), esibiscono un tasso di crescita di oltre il 30%, tanto da sfiorare il miliardo di euro nel 2021“.
Indice HHI in discesa
“La frenata delle entrate da abbonamenti su satellite e digitale terrestre e il rafforzamento delle quote di ricavi realizzati dalle piattaforme online” hanno portato a “una riduzione del livello di concentrazione della tv a pagamento, con l’indice HHI (indice che in economia rappresenta il grado di concorrenza presente in un determinato mercato n.d.r.) che, nonostante continui ad essere elevato, passa da 6.485 a 5.264 punti”. (A.M. per NL)