Il numero di smart tv in Italia ha superato quello dei televisori tradizionali, raggiungendo 21 milioni di unità e circa il 64% delle abitazioni italiane è in grado di collegare il proprio televisore alla rete Internet. Tuttavia, tra i 4,2 e i 5,3 milioni di smart tv non sono effettivamente connesse (cioè collegate alla rete).
L’adozione delle smart tv ha cambiato le abitudini dei telespettatori, con un aumento significativo nella fruizione di contenuti on-demand, determinando una divisione sempre più netta tra i contenuti della tv lineare e quella su richiesta.
Ma non basta: si prevede che entro cinque anni, la TV lineare in streaming potrebbe raggiungere una penetrazione superiore al 50-55%, mentre quella via etere potrebbe ridursi al 20-25%.
Cosa comporta ciò e quali contromisure stanno adottando i broadcaster?
Sintesi
Il panorama delle smart tv in Italia ha visto un’evoluzione significativa negli ultimi anni, portando ad un cambiamento rilevante nelle abitudini dei telespettatori. Attualmente, il numero di smart tv nelle case italiane ha abbondantemente superato quello dei televisori non connessi, con circa 21 milioni rispetto a 20,5 (quindi con una incidenza 50,6%), ovviamente in conseguenza della costante sostituzione del parco tv (tutte quelle vendute sono ormai smart o connected tv).
64% delle abitazioni italiane in grado di connettersi
Questo cambiamento riflette una crescente tendenza verso l’utilizzo di dispositivi connessi, che è ulteriormente confermato dal fatto che il 64% delle abitazioni italiane è ora in grado di connettere il proprio televisore a Internet, rispetto al 34,9% registrato nel 2017.
La ricerca Media Progress
Lo spiega uno studio della società di analisi strategica e ricerca di mercato Media Progress (gruppo Consultmedia), basato sull’elaborazione e analisi dei dati dei rapporti del Censis sul consumo televisivo, delle rilevazioni dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e da altre entità istituzionali. Dati che suggeriscono che la connettività televisiva sta crescendo rapidamente, anche se c’è ancora una parte di utenti che non sfrutta le capacità delle smart tv (che per la prima volta è stato quantificato).
Perimetro allargato a 22,8 mln tv
Il rapporto Media Progress, allargando i confini della rilevazione, ha attestato che il totale delle tv connesse, cioè il dato complessivo che include anche i televisori tradizionali collegati a dispositivi esterni (cd. connected tv), raggiunge i 22,8 milioni.
25 mln di italiani guardano regolarmente programmi su una smart tv e 32 mln invece se si considerano anche le connected tv
Secondo le elaborazioni enunciate, ben 25 milioni di italiani guardano stabilmente contenuti televisivi ogni mese attraverso una smart tv connessa, una cifra che sale a 32 milioni se si includono dispositivi esterni come set-top box o dongle (normalmente chiavette USB o ChromeCast di Google).
Quanti hanno una smart tv che però non è connessa
Tuttavia – ed è questa la novità rilevante -, nonostante la diffusione delle smart tv, un numero significativo di utenti non sfrutta ancora appieno le loro capacità legate alla connessione alla rete internet.
Tasso di connessione
“Secondo i dati disponibili, 25 milioni di italiani guardano contenuti televisivi mensilmente attraverso tv connesse; numero che comprende anche televisori tradizionali collegati a dispositivi esterni – si legge nel rapporto di Media Progress – Se consideriamo solo le smart tv e se ipotizziamo che il tasso di connessione sia in linea con la media nazionale di case connesse, possiamo stimare che circa il 20-25% delle smart tv potrebbe ancora non essere ancora collegato alla rete.
Tra 4,2 e 5,3 mln di smart tv non connesse
Questo ci porta a stimare che tra i 4,2 e i 5,3 milioni di smart tv in Italia siano potenzialmente connettibili. Si tratta di una stima basata su percentuali note e sulla dinamica di incremento della connettività negli ultimi anni.
Potenzialità
Questi numeri indicano che, nonostante la crescita della connettività, c’è ancora una parte significativa della popolazione che non sfrutta appieno le funzionalità delle smart tv ma che potrebbero farlo in tempi virtualmente rapidi, vicino a zero”, spiega la società di analisi.
Mutamento delle abitudini
L’adozione delle smart tv ha portato a cambiamenti nelle abitudini dei telespettatori italiani. Sempre più persone, non solamente tra le prevedibili fasce più giovani, si spostano verso la fruizione di contenuti on-demand e streaming, riducendo la dipendenza dalla programmazione televisiva tradizionale lineare.
La spinta del Covid
Il cambiamento è stato notoriamente accentuato durante il periodo della pandemia ed ha condotto ad una impennata di telespettatori considerati smart dal 27% del 2017 al 45,8% del 2023.
Ripartizione della fruizione su smart tv
Circa il 70% degli utenti di smart tv italiani utilizza la piattaforma Netflix, per la fruizione prevalente di serie tv (in misura minore film ed altri contenuti, in particolari le emergenti docuseries), mentre il 55% segue Amazon Prime Video. Presenze rilevanti sono anche quelle di Disney+ e RaiPlay (consultata dal 30% dei possessori di smart tv effettivamente connesse).
Tipologie di programmi che sopravvivono sulla TV lineare via etere (DTT)
Nonostante la crescita delle piattaforme on-demand, alcuni tipi di programmi continuano a dominare la TV lineare via etere: si tratta prevalentemente di TG e News, che restano fondamentali per il 75% degli spettatori, specialmente in momenti di crisi o eventi significativi.
Talk & Sport
Reggono ancora sulla tv lineare DTT i programmi di intrattenimento dal vivo (come talk show e varietà), che continuano ad attirare una quota importante di pubblico (60%), così come lo sport in diretta (condiviso comunque anche con lo streaming), soprattutto il calcio, con un impatto significativo, prevedibilmente oltre il 40% degli spettatori.
Il pubblico maturo
Su un pubblico maturo sopravvivono i programmi tradizionali come soap opera e programmi di cucina, che ancora coinvolgono il 50% del pubblico televisivo.
Proiezioni su 5 anni
Utilizzando sistemi predittivi di IA, Media Progress ha stimato la ripartizione della TV lineare tra streaming e diffusione via etere ipotizzando che entro cinque anni, la percentuale degli italiani che guarderanno la live tv in streaming potrebbe salire fino al 50-55%, con una progressiva emarginazione di quella via etere, che potrebbe così scendere al 20-25%, con molti telespettatori che gradualmente migreranno verso soluzioni più flessibili e personalizzabili offerte dallo streaming.
Emarginazione della tv via etere sulle smart tv
Il problema estremamente attuale per i broadcaster è che nell’assenza di una prominence efficace, la live tv è già di per se emarginata su molte smart tv. Fuori dai canali generalisti del primo blocco del primo arco di numerazione LCN (1-9), per accedere ai contenuti sui nuovi televisori servono fino a quattro click. Mentre spesso per raggiungere Netflix & C. ne basta uno solo o al massimo due.
Prominence e accesso ai contenuti
Non stupisce che, nell’arco di pochi anni, il processo di ibridazione tra le piattaforme tradizionali (broadcast) e l’IP abbia pertanto modificato anche il modo in cui gli utenti cercano e trovano i contenuti, favorendo spesso i servizi offerti dagli OTT (over the top, cioè disintermediati dalle reti di distribuzione controllate da terzi operatori) dei citati grandi player globali come Netflix, Amazon Prime, Disney e Google.
One click
Questi servizi godono di una visibilità immediata grazie ai tasti rapidi (CTA, call to action) sui telecomandi, permettendo l’accesso con un solo click (cioè l’attivazione della piattaforma dal telecomando attraverso il tasto dedicato che indirizza direttamente al servizio OTT prescelto).
Four clicks
Al contrario, l’accesso ai canali televisivi tradizionali è diventato meno agevole, richiedendo più passaggi (almeno due, ma spesso anche quattro). Il che, ovviamente, ha sollevato forti preoccupazioni.
Direttiva SMAV
In risposta a queste preoccupazioni, il recepimento dell’ultima Direttiva sui fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) ha delegato all’Agcom il compito di definire i criteri per garantire un’adeguata prominence ai servizi di interesse generale.
Indicazioni vincolanti
Questi criteri devono essere rispettati dai produttori di apparecchi televisivi, dai fornitori di servizi di indicizzazione e di aggregazione di contenuti e da chi, comunque, determina la presentazione dei servizi sulle interfacce utente.
Liste preinstallate
Inoltre, il legislatore ha richiesto che tutti i televisori, inclusi quelli connessi alla rete (tramite protocollo IP), abbiano installato il sistema di numerazione automatica dei canali LCN (Logical Channel Number) per la televisione digitale terrestre.
Prominence
Nel giugno 2022, Agcom ha avviato il procedimento riguardante la prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e del sistema di numerazione automatica dei canali. Nel 2023, dopo una consultazione pubblica, l’Agcom ha approvato il regolamento in materia di accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali tv (delibera 294/23/CONS).
Icona live tv
Successivamente, nei primi giorni del 2024, è stato appositamente istituito un tavolo tecnico per definire l’icona presente sui nuovi dispositivi televisivi per accedere ai canali della televisione digitale terrestre, che ha concluso l’attività recentemente approvando il logo identificativo che sarà adottato da tutti i produttori di tv venduti nel nostro paese.
Posizione evidente
“Il regolamento Agcom che ha recepito le indicazioni di broadcaster, fornitori di contenuti e produttori di apparecchi tv (durante un apposito tavolo tecnico che Newslinet aveva seguito in ogni fase, ndr) fissa dimensioni, colori e posizione dell’icona per la live tv nella home delle smart tv”, puntualizza Giovanni Madaro ceo di Media Progress.
Solo un problema potrebbe essere risolto
“Ma ciò risolve solo uno dei problemi: quello della rintracciabilità del gruppo.
Semplicità
Secondo le nostre analisi sulle principali smart tv vendute in Italia (Samsung, LG ed il variegato mondo delle tv che adottano il sistema operativo Android), nel caso dei canali contraddistinti da LCN da 1 e 9 e dalla presenza di 2 o più call to action per servizi OTT (i pulsati dedicati a Netflix, Prime Video, Disney, YouTube, ecc.) sui telecomandi, l’ingresso a tali contenuti è one click: pigiando il tasto si accede, infatti, direttamente al servizio OTT richiesto.
Reattività
Anche se dai test condotti non tutti i tv si attivano pigiando direttamente il numero dal telecomando, sicché in questi casi i click sono necessariamente almeno due. In alcuni casi, peraltro, anche per i canali generalisti con LCN del primo blocco (1-9) occorre passare comunque dall’home del televisore per accedere alla live tv attraverso l’icona specifica.
4 passaggi
Viceversa, per accedere ai canali anche con gli LCN locali considerati pregiati (blocco 10-19 del primo arco di numerazione) e di relativamente facile memorizzazione (20-99), servono almeno 4 passaggi: (1) attivazione tv, (2) tasto home, (3) icona live tv (4) scelta canale ricercato.
Le abitudini
E’ vero che per i canali di cui si conosce il logical channel number (LCN) si potrebbe accedere direttamente digitando le due cifre sulla tastiera del telecomando, ma nella maggior parte dei casi testati l’operazione porta a generare errori sui tv.
Diamo i numeri
E ciò sempre ammesso che l’utente conosca a memoria la numerazione, mentre sappiamo che dopo il numero 10 l’abitudine largamente diffusa è di proseguire la scansione con il tasto sequenziale (+/-) del telecomando (cd. zapping)”, insiste Madaro.
Condizione irreversibile
Si tratta di una condizione molto probabilmente irreversibile, che potrebbe forse trovare una mitigazione attraverso i comandi vocali, che però, per quanto riguarda la televisione sono ancora agli albori, sia per questioni tecnologiche che di abitudine dell’utente.
Più adatta alla radio
La ricerca vocale, allo stato, appare infatti la soluzione più promettente per la radio in auto che in casa“, conclude l’analista. (M.R. per NL)