I numeri delle rilevazioni della società milanese – nata nel lontano 1984 e diventata il termometro che misura il successo o l’insuccesso delle trasmissioni sul piccolo schermo – non convinco i vertici Sky.
Andrea Scrosati, executive vice president programming di Sky Italia, ha dichiarato (nell’intervista di venerdì 4 aprile a ItaliaOggi, al termine della presentazione milanese di Sky Atlantic, il nuovo canale di serie tv che debutterà il 9 aprile) il suo disappunto per le rilevazioni Auditel che faticano a stare al passo con le continue novità della piattaforma satellitare. “Il fatto è che noi di Sky introduciamo piuttosto rapidamente un sacco di novità su come, dove e quando vedere qualcosa: con il restart dei film, l’on demand, la pausa, la registrazione, Sky Go in mobilità, Sky Online. Quando, per esempio, in comitato tecnico andiamo a dire che non appena un cliente abbonato attiva la funzione restart quell’ascolto esce immediatamente dalla rilevazione Auditel, quelli di Auditel ci rispondono: ok ora vediamo cosa possiamo fare, ci risentiamo tra un anno. Mi stupisco che gli investitori pubblicitari continuino ad accontentarsi di una visione parziale” afferma Scrosati. Aggiunge inoltre che la pura analisi dei dati del giorno dopo, costituisce una modalità antica e desueta per valutare le performance delle varie tv “le nostre serie hanno in genere il 60-70% degli ascolti in visione non lineare. Se un giovedì sera c’è Fiorentina-Juventus di Europa League, il pubblico sintonizzato su Junior MasterChef si riduce. Ma gli ascolti vengono recuperati nei sette giorni successivi”. La società milanese che rileva gli ascolti televisivi, secondo il vice presidente, dovrebbe poi tenere in considerazione e distinguere i diversi livelli di visione dei programmi, durante l’elaborazione delle stime sul panel di abbonati Sky: spesso infatti nelle famiglie italiane è presente un solo televisore – generalmente in salotto – dal quale è possibile accedere alla piattaforma satellitare, mentre sugli altri dispositivi passano prodotti free del digitale terrestre, che spesso fungono da puro sottofondo, mentre si fa altro. Le risposte della società chiamata a monitorare gli ascolti, non sono tardate ad arrivare. Walter Pancini, direttore generale di Auditel non ci sta alle accuse mosse dal gruppo e risponde sulle pagine di ItaliaOggi – in un’intervista di sabato 5 aprile – : “Credo sia il caso di informare Sky, nel caso non lo sappiano, di una serie di novità più o meno recenti. Per esempio, Scrosati si lamenta del fatto che quando su Sky si attiva la funzione restart, l’audience esca immediatamente dall’Auditel. E che quando si chiede ad Auditel di aggiornare le misurazioni, i tempi per rendere operative le rilevazioni stesse sono biblici. Ebbene il 5 febbraio scorso Sky ci ha chiesto in comitato tecnico di misurare gli ascolti del restart e nella riunione successiva, il 27 febbraio, c’è stato l’ok. Non è passato un anno, ma tre settimane”. Ha continuato poi “Ricordo a Scrosati che è possibile anche analizzare gli ascolti in base alla stanza dove è collocato il televisore, per capire se il grado di attenzione è più alto o più basso. Auditel fornisce questo tipo di dettaglio dal 2 giugno del 2013”. Auditel, secondo Pancini, starebbe facendo tutto il possibile per aggiornarsi e stare al passo con le nuove tecnologie: va ricordato tuttavia che non esiste ancora una soluzione per gli ascolti in mobilità, ovvero quelli su cui Sky – con la sua offerta Sky Go – insiste tanto. Il direttore generale però assicura che la questione è al primo posto della sua agenda, credendo fondamentale seguire le audience anche al di là dello schermo tradizionale. Parole di fuoco dunque tra i vertici delle due società: il botta e risposta incandescente potrebbe scaturire dal fatto che Sky non viva serenamente il fatto di far parte solamente del comitato tecnico Auditel e spinga per un cambiamento della governance. Va ricordato infatti che Rai controlla il 33% del capitale con sei consiglieri in cda, seguita dal 26,67% di Mediaset, con quattro consiglieri, da Upa (20% del capitale e sei consiglieri), Assap che ha tra le mani l’11,5%, Unicom con l’1,5%, La7 (3,3%) e Confindustria Radio Televisioni (3%). L’unico azionista senza consiglieri resta Fieg, che controlla l’1% del capitale societario. Il malcontento della pay tv satellitare potrebbe dunque derivare dalla volontà di assumere importanza nel cda, tenendo conto anche della situazione estera, in cui le Auditel sono controllate quasi al 100% dai propri broadcaster. (V.R. per NL)