La tv del gruppo Feltrinelli punta sugli approfondimenti e sulla creazione di contenuti di qualità grazie agli sponsor degli investitori.
Eni, con cui parlare di cultura, Unicredit incentrata sul mondo dell’arte e Miu Miu attiva in campo femminile con le sue creazioni moda, saranno alcune tra le grandi aziende che si occuperanno della sponsorizzazione dei nuovi format del canale 50 del DTT. Dopo un anno dal suo debutto, Laeffe getta uno sguardo alle spalle tirando le somme dei 12 mesi trascorsi (è on air dall’11 maggio 2013): “abbiamo lavorato per costruire un prodotto di valore e attrarre un pubblico di opinion maker e trend setter di grande pregio in termini qualitativi, sebbene ancora limitato numericamente”, ha dichiarato a ItaliaOggi Riccardo Chiattelli, direttore dei contenuti di Laeffe, aggiungendo che la rete nel totale-giorno registra una media di share dello 0,16% sul totale individui, che sale allo 0,3% sul target commerciale. Nei primi sette mesi di attività la rete ha registrato un fatturato di 3,5 mln di euro, costi di produzione per 8,7 mln e una perdita di 3,8 mln. La raccolta adv, affidata a Prs, ammonta a 1,6 mln di euro. “I numeri, i dati Auditel e la reputazione costruita con il nostro pubblico confermano però che abbiamo intrapreso la strada giusta”. Per dare nuovi impulsi alla piattaforma – che ricordiamo ai nostri lettori, è disponibile non solo sul canale 50 del DTT, ma anche su Sky al 139, su laeffe.tv e via app – sono pronti nuovi format originali come Rete Padrona di Federico Rampini che tratta della rivoluzione digitale, tre serate condotte da Marco Paolini su infanzia e giovani, memoria e lavoro e la seconda stagione di Fischia il vento, guidata da Gad Lerner. Produzioni originali sono pure, nella scia del nuovo trend dei brand content, Hashtag il magazine culturale con Marco Maccarini in collaborazione con Eni e lo speciale La grande magia, in collaborazione con Unicredit. La casa di moda Miu Miu si occuperà invece di Women’s tales, proponendo otto corti di cineaste contemporanee internazionali. I vertici hanno fatto sapere che verranno creati contenuti ad hoc con altri marchi come Red Bull, Salmoiraghi e Viganò e Unipolsai. Pare che l’obiettivo per il futuro sia quello di accrescere l’audience, consolidando le sinergie di un gruppo che vuole essere sempre più una vera e propria media company (tra libri, tv, eventi e digitale): a sostegno di questa strategia, è stata avviata la campagna pubblicitaria Ogni storia, un viaggio, firmata dall’agenzia creativa StudioMarani e pianificata per essere distribuita contemporaneamente su radio, televisione e social fino a metà dicembre. E nella direzione della produzione di contenuti sta marciando anche il business di Rupert Murdoch: secondo alcuni osservatori il magnate australiano potrebbe a breve muovere grandi passi su questo sentiero, facendo gioco forza sulla liquidità incassata dalle recenti cessioni per tentare nuovamente una scalata a Time Warner. Una volta divenuto il centro più importante di produzione di contenuti, il sogno di Murdoch potrebbe trasformarsi in realtà: come si legge su ItaliaOggi in un articolo di giovedì 6 novembre, tutti dovrebbero presentarsi da lui col cappello in mano per poter mandare in onda contenuti di pregio sulle loro piattaforme. Intanto, entrando nel dettaglio dei conti dello scorso trimestre, come ha fatto sapere la divisione Direct Broadcast Satellite Televison, che raggruppa le attività di Sky in Germania e in Italia, Sky Deutschland ha chiuso la trimestrale luglio-settembre in profitto, per la prima volta dal 2007, aumentando anche il numero di abbonati di 96 mila unità, ora a quota 3,9 mln, con un arpu (ricavi medi per abbonato) stabile a 34 euro. Sky Italia invece ha perso 21 mila abbonati, scendendo a quota 4,7 mln, restando comunque stabile nei ricavi a quota 721 mln. Va sottolineato che negli ultimi anni la piattaforma italiana del colosso Murdoch ha perso complessivamente 300 mila abbonati, sopportando gli alti costi di trasmissione dei Campionati di calcio brasiliani e operando in un mercato che viene da undici trimestri consecutivi di recessione. Purtroppo anche i match della Champions League in esclusiva su Sky Italia (tranne una partita del mercoledì concessa a Canale5), non si sono dimostrati un grande volano per il rastrellamento di nuovi clienti: visti poi le disfatte e gli scarsi successi delle italiane, l’avventura dei team tricolori potrebbe concludersi a breve con 16-18 partite al massimo. Investire per i diritti di questa competizione potrebbe non essere in futuro così tanto strategico e redditizio sul fronte dei riscontri di ascolti. E questa è la speranza covata in casa Sky, dal momento che, come ricorderanno i nostri lettori, dalla prossima stagione l’esclusiva assoluta della Champions League passerà in mano al Biscione: “di sicuro non c’è stato uno scambio di abbonati tra Sky e Premium tra luglio e settembre e i dati sugli abbonamenti ci danno la controprova: la Champions non traina le vendite. Invece per esempio, sul nostro trimestre ottobre-dicembre si sentiranno i benefici effettivi di X Factor”. Nei prossimi tre mesi verrà poi completata la cessione a BSkyB del 100% di Sky Italia e del 57,4% di Sky Deutschland, con il fine di creare un colosso europeo da 20 mln di abbonati complessivi, distribuiti tra mercato italiano, tedesco, austriaco, britannico e irlandese. BSkyB inoltre si è fatta avanti per rilevare la restante quota di Sky Deutschland, offrendo 6,75 € per azione. (V.R. per NL)