Time Warner rivela i risultati del suo servizio streaming a pagamento per il primo anno, ma i risultati medi sembrano essere nettamente inferiori al diretto concorrente.
Per la prima volta da quando è nato, lo scorso aprile, il servizio streaming on demand a pagamento Hbo Now, dell’omonima rete televisiva statunitense che fa campo al gruppo Time Warner, rivela i numeri della diffusione. Sarebbero 800mila gli utenti che abbonati al servizio, un numero che, secondo Richard Pepler (ceo della nota tv via cavo), è sufficiente a ritenere l’investimento soddisfacente. Certo la piattaforma è lontana dai 44,7 milioni di utenti di Netflix ma Pepler precisa che, il suo network online, ancora non ha beneficiato di canali come le app per console che per il concorrente hanno comportato una forte crescita oltreoceano, soprattutto nei primi anni di vita. Tuttavia, tralasciando gli entusiasmi e mettendosi semplicemente a guardare i numeri, il risultato raggiunto da Hbo rischia di perdere il suo fascino in poco tempo. Come già detto, il traguardo raggiunto ammonta a 800mila utenti nell’ultimo anno; Netflix ha attualmente 44,7 mln di abbonati negli Stati Uniti, accumulati dal suo debutto nel 2008: il risultato del servizio gestito da Reed Hastings, in media, è di circa 5,6 mln di nuovi sottoscrittori ogni anno. Anche considerando che Hbo non è attiva online proprio da un anno ma da nove mesi, essendo partita ad aprile, la differenza è significativa. Inoltre, la crescita di Netflix ovviamente non si può confrontare a quella di Hbo poiché, raggiunto un bacino di utenza che va oltre i 40 mln, è lecito aspettarsi un aumento sempre più moderato. Difficile credere che sia il solo fattore console e decretare una così significativa differenza nell’impatto sul pubblico, soprattutto se consideriamo i risultati che la compagnia di Hastings ottiene operando anche all’estero. In Italia, ad esempio, il servizio di streaming ha toccato i 300mila utenti in tre mesi, una media di 100mila utenti paganti ogni mese; Hbo, negli Stati Uniti, non ha raggiunto le 90mila unità mensili in media. Insomma, parlare di un’effettiva concorrenza è molto prematuro e, per impensierire il colosso dello streaming on demand, servono sicuramente risultati ben più significativi. (E.V. per NL)