Il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli si dichiara determinato a risolvere una volta per tutte il problema delle interferenze internazionali, che più che problemi politici (le proteste delle scoordinate emittenti locali sono pressoché invisibili) sta procurando imbarazzi nelle relazioni estere.
L’idea di Giacomelli, illustrata in Parlamento alla Commissione Lavori Pubblici, è articolata e prevede un coacervo di incentivi (il monte indennizzi dovrebbe essere elevato da 20 a 51 mln di euro), di ridistribuzione delle frequenze del dividendo interno non assegnate (per mancanza di offerte, anche per scarsa qualità delle stesse) o comunque a vario titolo disponibili (come il canale UHF 58) e obblighi di trasporto (cd "must carry") per gli operatori di rete locali destinatari di assegnazioni di frequenze definitive (semmai il termine abbia un senso in Italia). Secondo indiscrezioni raccolte da questo periodico, il riassetto normativo dovrebbe prevedere anche l’equiparazione del ruolo di carrier di programmi nazionali tra network provider locali e nazionale (la questione è tuttora controversa sul piano giuridico). "Alla soluzione si arriva – ha spiegato il sottosegretario -: cerchiamo di farlo nel modo migliore, con garanzie, tenendo indenni gli operatori ma arriviamo in fondo perché è imbarazzante che l’Italia non ha nessuna frequenza registrata a Ginevra e dunque riconosciuta a livello internazionale. Tradotto: il valore delle frequenze è zero ed esse hanno un unico acquirente, lo Stato, che periodicamente è costretto alla rottamazione. Ora lo facciamo in modo definitivo". Sul tema dei canali disponibili (ex dividendo) Giacomelli si è così espresso: "Il governo dimostra la sua disponibilità a mettere in campo frequenze non assegnate e ci stiamo attivando per sbloccare le frequenze non attivate entro aprile. L’intenzione dell’esecutivo è quella di dare certezza in merito ai contributi per questo settore, con risorse adeguate". (E.G. per NL)