Qualità dei contenuti non sempre all’altezza, ricanalizzazione improvvisata, switch-over, risparmio non programmatico: queste le componenti principali che hanno determinato il calo degli ascolti delle reti nazionali. Si salva appena RAI 1 con il Tg delle 13.30 e poche altre fasce del palinsesto (prime time e day time). La Tv Mediaset-style non è adatta all’emittente di Stato, che dovrebbe integrarsi, piuttosto che appiattirsi sui player privati. Anche le problematiche tecniche legate alla digitalizzazione delle reti Tv di certo non agevolano la crisi che la RAI sta vivendo. Che bisogno c’era di affastellare la ricanalizzazione della banda III con lo switch over e lo switch off dei prossimi mesi? Lo abbiamo ripetuto sino alla noia su queste pagine. Gli utenti – al di là dei proclami di Paolo Romani – si dibattono in grandi difficoltà, tra risintonizzazione dei propri apparecchi (prima per la risintonizzazione del VHF III, poi per la ricerca dei nuovi canali DTT nelle aree migratorie), acquisto e programmazione dei decoder, eventuale (ri)orientamento delle antenne, spese extra per l’intervento dei tecnici. Poi, certo, possiamo anche credere alle pillole dorate dei dispensatori a nastro di dati positivi; ma ci paiono più indicative le migliaia di telefonate pervenute agli Ispettorati territoriali del MSE-Comunicazioni di utenti oscurati dalla ricanalizzazione selvaggia. Ecco anche perché RAI perde ascolti e da questo girone di canali impazziti usciranno vincitrici le private. O almeno una di esse. (M. P. per NL)