Continuano a non vendere in Italia le televisioni di ultima generazione che supportano il 4k a causa della mancanza di contenuti nel paese, anche se Netflix porta attenzione sul mercato.
Tarda a fare breccia nel mercato italiano la diffusione delle tv in grado di trasmettere contenuti in 4k, il così detto ultra hd. Non ci si può sorprendere dopotutto: il nostro paese sembra avere un talento quasi innaturale per il ritardo tecnologico, e riesce a sfoggiarlo in ogni occasione propizia. L’ultima frontiera dei ritardatari riguarda, appunto, la diffusione degli apparecchi televisivi di ultima generazione e in effetti non c’è neanche da sorprendersi troppo. A fronte delle spese significative che questi apparecchi comportano (parliamo di oltre mille euro) non c’è in effetti un vero e proprio vantaggio nel loro possesso dato che in pratica non ci sono contenuti disponibili in 4k in Italia. E così, i produttori di tv si azzuffano per contendersi quel misero 3% del totale delle vendite di televisioni nel 2014 (previsto 5% per il 2015) che sono gli apparecchi ultra hd acquistati in Italia. Per dare uno scossone alla problematica ci voleva, come troppo spesso accade, l’ultimo arrivato dall’estero. Nel caso specifico parliamo di Netflix, il colosso americano della tv on demand, arrivato nella penisola lo scorso 22 ottobre. La compagnia di Reed Hastings ha fatto dell’ultra hd un segno distintivo, qualcosa che possa differenziarla dalle televisioni e da altri servizi dello stesso tipo mettendo a disposizione dell’utenza un abbonamento che consente di usufruire dei contenuti in 4k con una piccola differenza di prezzo. Ecco allora che i distributori di contenuti cadono improvvisamente dalle nuvole e si accorgono di aver completamente ignorato una fetta di mercato per un paio d’anni. Negli ultimi mesi del 2015, si accavallano gli annunci riguardanti l’ultra hd, quasi come se fosse un’incredibile rivoluzione scoperta solo qualche ora prima. Si parte dalla lungimirante Mediaset, che ne annuncia l’avvento sulla sua tv online Infinity. Partita proprio a dicembre, l’offerta include alcuni film di casa Warner ed è stata presentata con una nota di orgoglio e soddisfazione. Infatti Chiara Tostato, direttrice commerciale di Infinity, ha tenuto a precisare che il suo è “il primo sevizio in Europa a consentire la visione dei film della Warner in ultra hd”. E infatti ora possono contare su ben undici film, a fronte della già citata Netflix che ha a disposizione il suo intero catalogo. Per quello che riguarda Sky, invece, la pay tv manifesta una calma serafica, almeno per quello che riguarda il nostro paese. La piattaforma Sky Q partirà nel 2016 in Regno Unito e Irlanda e in Italia se ne parlerà più avanti, prima o poi. Della RAI meglio non parlarne: probabilmente deve ancora orientarsi fra canoni in bolletta, tv mobile e streaming online. Perfino il Vaticano si è accorto dell’innovazione tecnologica e ha deciso che trasmetterà la cerimonia di apertura della Porta Santa anche in 4k. E mentre i soliti noti del mercato televisivo si affannano a lanciarsi sulla novità, Netflix potrà godersi la fine di quest’anno e almeno le prime battute del 2016 come quasi unico broadcaster ad offrire il servizio, sicuramente l’unico a proporlo su tutto il suo catalogo. A fregarsi le mani sono ovviamente i produttori delle sopra citate tv di ultima generazione, prima fra tutti Samsung. L’azienda coreana, infatti, si è subito messa all’opera stringendo accordi sia con la tv on demand di Hastings che con Infinity per offrire, insieme all’acquisto degli apparecchi, un certo numero di mesi gratuiti di abbonamento. Un’offerta che potrebbe (sulla carta) dare al mercato la spinta di cui aveva bisogno. C’è una sola ultima barriera davanti alla possibilità che questa tipologia di accordi possa seriamente funzionare. Si chiama banda larga, un argomento che ancora (più del 4k) causa sconcerto e frustrazione nel nostro paese. Secondo i dati Agcom, infatti, “circa l’80% dei sottoscrittori banda larga naviga a meno di 10Mbps”. In altre parole, significa che il nostro paese è indietro, anche in questo. Questo potrebbe essere un serio problema se il 4k venisse lanciato (come sta già accadendo) attraverso i servizi online. Il rischio, è che gli italiani acquistino televisori da migliaia di euro per entrare in un inferno di buffering interminabili, fino a rinunciare a questa blasonata altissima definizione. Forse sarebbe utile imparare a fare le cose con ordine e calma, invece di affannarsi in netto ritardo per trovare un posto nella corsa all’oro. (E.V. per NL)