Ha molto colpito in questi giorni la notizia che Amazon in Gran Bretagna è entrato anche nel settore dei diritti televisivi del calcio, acquistando i diritti per la trasmissione di 20 partite della Premier League e pagando qualcosa come 90 milioni di sterline, pari a 105,5 milioni di euro.
Le 20 partite in questione non sono state vendute singolarmente, ma sono state riservate, nel loro complesso, agli abbonati al servizio Amazon Prime, che nel Regno Unito costa 7,99 sterline al mese, cioè circa 9,50 euro.
Amazon ha comunque fatto le cose in grande e ha reclutato per le 20 gare in esclusiva ben 43 commentatori, fra cui ex calciatori e volti conosciuti dell’informazione sportiva britannica. Si è partiti – raccontano le cronache inglesi – con Crystal Palace-Bournemouth, partita che ha avuto un presentatore (Eilidh Barbour), due conduttori (Guy Mowbray e Jermaine Jenas), tre esperti, un giornalista (Mark Saggers).
Le cifre in ballo
Per capire meglio la notizia è opportuno fare un quadro della situazione dei diritti televisivi del calcio della Premier League, che sono molto proficui, al punto da costituire un modello per molti altri Paesi. La cosa vale specialmente per l’Italia, che ha sempre sue peculiarità in questo campo e spesso naviga a vista, fra roventi polemiche, alla ricerca affannosa di come rendere più redditizi i diritti in questione.
I diritti Tv della Premier League sono stati assegnati per 5 pacchetti su 7 e per il triennio 2019-2022 nel febbraio 2018 e ad aggiudicarseli sono state Sky e BT Sport.
Il valore complessivo delle offerte dei due broadcaster per il triennio è stato di ben 4,464 miliardi di sterline, pari a poco più di 5 miliardi di euro, ma riguarda solo circa la metà delle partite del campionato, per la precisione 200 incontri su 380.
I vari pacchetti
Sky Sports si è aggiudicata quattro diversi pacchetti, per un totale di 128 partite live al prezzo di 3,58 miliardi di sterline per le giornate di lunedì, venerdì, sabato e domenica; BT Sport si è aggiudicata un pacchetto da 32 gare nella finestra del sabato alle 12.30 per 885 milioni di sterline (poi con un altro pacchetto gli incontri sono diventati 52). Uno dei due pacchetti non assegnati all’inizio, per un totale di 20 partite soprattutto infrasettimanali, è stato invece assegnato adesso appunto ad Amazon.
Le cifre sono davvero ‘importanti’ e gratificanti per i club inglesi ma in aggiunta ci sono i proficui ricavi per i diritti Tv venduti all’estero, che per la stagione 2018/19 sono ammontati a circa 863 milioni di sterline.
Una Lega molto divisa
Tutt’altra musica in Italia. Se la Premier è ancora alla ricerca di un amministratore delegato dopo varie defezioni, la nostra Lega Calcio ha visto di recente le dimissioni del presidente Gaetano Miccichè. Miccichè ha lasciato la carica in relazione a un’indagine della Procura della Federcalcio sulla regolarità della sua elezione avvenuta addirittura nell’assemblea della Lega Calcio del lontano marzo 2018.
I tentativi di eleggere un nuovo presidente non sono per adesso andati in porto e martedì 3 dicembre è entrato così in carica anche il commissario ad acta Mario Cicala, che avrà circa tre mesi per individuare il nuovo presidente, se non lo faranno nel frattempo i club.
Come se non bastasse, è stato diffuso un audio ‘non ufficiale’ sul tema dei cori razzisti delle curve che riguarda l’AD della Lega Calcio Luigi De Siervo, che non l’ha presa molto bene. È un altro sintomo di quanto siano divise le squadre e di come governare la Lega Calcio sia assai complicato.
Mediapro preme ma non vince la partita
Ma alla base di tutto sembra esserci, al solito, il tema dei diritti Tv, che in Italia non vale certo quanto in Gran Bretagna ma determina un po’ tutto lo stesso. La divisione sarebbe fra un ‘partito Sky’, che mira per i diritti che partono dal 2021 a conservare il più possibile lo status quo, e il ‘partito Mediapro’, che vorrebbe cambiare un po’ tutto e varare il famoso ‘canale della Lega’ gestito con la stessa Mediapro.
Gli spagnoli premono e trattano da mesi, spesso sembrano vicini alla meta ma le varie assemblee di una Lega appunto molto divisa hanno potuto solo varare dei rinvii, con varie motivazioni. A complicare le cose, ora, c’è un presidente assente e la presenza pure di un commissario ad acta. (M.R. per NL)