Il gruppo televisivo Profit, proprietario, tra gli altri, delle emittenti locali Odeon Tv, Telereporter, Telecampione e Telepadania, emittente della Lega Nord, ha annunciato nei giorni scorsi un piano di licenziamenti di massa dei propri dipendenti: giornalisti e tecnici appartenenti a ciascuna delle proprie redazioni.
Secondo quanto comunicato dall’editore, infatti, circa l’80% del personale sarà lasciato a casa, nell’ambito di una ristrutturazione radicale dell’azienda che, in seguito a una forte crisi economica, ha deciso di trasformarsi da produttore di contenuti a canale di trasmissione di programmi confezionati all’esterno. La crisi, iniziata nel 2009, a seguito di una serie di vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto il Gruppo Profit, è peggiorata in seguito alla crisi generalizzata del settore, con un vistoso calo degli investimenti pubblicitari, una forte frammentazione dell’audience e, non ultima, la mancanza di investimenti seri nel complicato passaggio al digitale terrestre. All’inizio del 2009 l’azienda, che possedeva sedi in diverse regioni (Lombardia, Liguria, Lazio, Calabria), contava circa 250 dipendenti. A distanza di tre anni, con la chiusura di tutti gli uffici, eccezion fatta per quelli di Milano, oggi ci lavorano 97 persone. Di queste, in vista della ristrutturazione, ben 70 dovrebbero finire per essere licenziate, dando il via alla vera e propria riorganizzazione interna che porterà alla cessazione (forse temporanea) dell’attività di produzione giornalistica e che trasformerà Odeon Tv e i suoi fratelli minori in contenitori di contenuti prodotti altrove. I sindacati interni, sul piede di guerra, sostengono che questa sia solo una strategia dell’azienda per liberarsi dell’onere economico di quasi 100 dipendenti assunti a tempo indeterminato. Secondo loro, di fatti, al termine del periodo di transizione, Profit riprenderà l’attività precedente assumendo giovani giornalisti con contratti a progetto, risparmiando cifre importanti sul monte stipendi. Una delegazione dei rappresentanti sindacali sono stati ricevuti tre giorni fa da alcuni consiglieri della Regione Lombardia. Al termine dell’incontro al Pirellone, hanno rilasciato un comunicato stampa in cui affermano che Profit, “in barba alla promessa fatta prima della pausa estiva di affrontare il momento di crisi garantendo l’occupazione e mantenendo viva l’informazione e le produzioni televisive, sceglie deliberatamente, dopo aver rottamato le frequenze tv lombarde, di cessare ogni attività editoriale e produttiva licenziando i giornalisti e tecnici che lavorano nel settore editoriale". Come se non bastasse, con la ristrutturazione in corso, i sindacati sul piede di guerra e l’80% dei dipendenti prossimi al licenziamento, il Gruppo Profit ha appena incassato una grossa somma in contributi statli. Tra questi, 22 milioni di euro derivanti dalla rottamazione delle frequenze delle emittenti private, destinate alla banda larga (ad aprile di quest’anno, infatti, in piena mobilitazione, l’azienda aveva annunciato – con grossa sorpresa di tutto l’ambiente – la partecipazione all’asta per il dividendo esterno) e un milione e mezzo provenienti dal Corecom, per l’attività giornalistica svolta nel 2010. Ironia della sorte, nonostante l’arresto di ogni attività informativa, il Gruppo Profit continuerà a beneficiare dei contributi elargiti dal Comitato Regionale per le Comunicazioni anche nei prossimi due anni, per l’attività, o pseudo tale, svolta nel 2011 e nel 2012. (G.M. per NL)