Mentre Mediaset arranca e la Rai è in preda alle solite polemiche politiche, Sky fa registrare risultati positivi e pensa al futuro con moderata fiducia.
I guai del network del Biscione sono noti, dal calo della raccolta pubblicitaria allo stentato sviluppo della pay-tv, fino alla zavorra di Endemol, scaricata solo nelle ultime ore. Per la Rai, confortata dal bilancio in positivo, c’è la patata bollente del rinnovo del consiglio di amministrazione, tra le consuete pretese di spartizione e gli appelli a liberare il servizio pubblico dai partiti. In entrambi i casi il peso della politica si fa sentire, e di fatto falsa la percezione di quanto contino realmente sul mercato le due prime aziende televisive italiane. In questo scenario Sky Italia, più libera da condizionamenti da e verso la politica, punta con determinazione a incrementare la propria presenza facendo leva su elementi di una certa concretezza. Intanto i contenuti: da una parte si comincia a puntare sulle coproduzioni, che hanno dimostrato di funzionare egregiamente in casa d’altre pay tv in Europa (vedi ad esempio Canal Plus), dall’altra si siglano accordi importanti, come quello recentemente stretto con Miramax, grazie al quale l’emittente satellitare potrà trasmettere in esclusiva titoli cinematografici di grande richiamo. Naturalmente grande attenzione allo sport: il calcio, che resta un investimento sicuro in Italia, nonostante il peso in bilancio dei diritti in costante crescita; ma anche le prossime Olimpiadi di Londra. Poi l’innovazione tecnologica: dopo alta definizione e 3D, ecco un altro balzo in avanti rispetto alla concorrenza con l’introduzione di SkyGo, applicazione per device mobili (smartphone e tablet) che permetterà agli abbonati di seguire i programmi del network anche sulle piattaforme più in voga del momento. Un modello che sembra funzionare, nonostante il perdurare della crisi, se è vero che il gruppo di Murdoch per il primo bimestre del 2012 ha fatto registrare una crescita sia del numero degli abbonati che degli investimenti pubblicitari. Così il piano di sviluppo per l’anno in corso prevede un’ulteriore spinta sugli investimenti in tecnologia, che dovrebbero addirittura raddoppiare, arrivando a 100 milioni di euro. Il futuro, inevitabilmente, passerà per il web. Del resto anche Mediaset, prima dello scivolone del dominio .com, aveva annunciato grandi progetti in rete e un misterioso accordo in divenire con qualche over-the-top sulla cresta dell’onda. In realtà la sfida dietro l’angolo è quella dello streaming, che minaccia di inghiottire e sostituire il broadcast, così come le frequenze dell’internet mobile si apprestano a fagocitare quelle dei canali TV. Su questo versante Sky si trova in una posizione di indubbio vantaggio, avendo a disposizione risorse spettrali molto più ampie (e non minacciate da future assegnazioni ad altri servizi) attraverso le quali dispiegare un’offerta di contenuti tematici di qualità, inarrivabile per qualsiasi network terrestre. Una posizione dominante difficile da scalfire, che permetterà probabilmente al monopolista satellitare di trattare alla pari con i giganti del web, prossimi allo sbarco sul pianeta TV. (E.D. per NL)