Agcom ha pubblicato ieri il Focus sui bilanci 2015-2019 delle principali imprese tv.
Eppure questi dati sembrano avulsi dalla realtà.
E non tanto per il Covid, quanto perché dal perimetro d’analisi – sembra incredibile – mancano tutti quei player che stanno macinando i maggiori ricavi.
Ricavi nel 2019 – 2,7%
Secondo l’analisi Agcom, con riferimento all’intero periodo considerato (2015-2019), l’andamento aggregato dei ricavi delle maggiori imprese operanti nel settore televisivo, ha registrato una crescita del 3,3%, con un incremento medio annuo dello 0,8%.
Il valore complessivo dei ricavi è stato stimato, nel 2019, pari a 8,6 mld di €, in calo rispetto all’anno precedente del 2,7%.
Ricavi già in diminuzione
Si legge infatti nel Focus Agcom: “Quest’ultimo risultato è dovuto in particolare alla riduzione delle risorse provenienti dalla vendita di spazi pubblicitari (-4,5%) e, soprattutto, da quelle concernenti il segmento delle offerte a pagamento (-10,0%)”. E già quest’ultima affermazione comincia a perplimere: la pay tv in calo del 10%? Possibile, con la corsa agli abbonamenti ai vari servizi Netflix, Prime Video, Disney, ecc.?
OTT fuori dal perimetro
In realtà è proprio Agcom a mettere le mani avanti a riguardo del comparto pay: “quest’ultima componente è sottostimata rispetto alle reali dimensioni”, si legge nel Focus. “Ciò in conseguenza della mancanza di informazioni contabili relative al mercato italiano per molte delle società che offrono servizi di video in streaming quali ad esempio Netflix e Prime Video (Amazon)“.
L’analisi Agcom ha, infatti, preso in esame solo le evidenze contabili di: Canale Italia, Chili TV, Discovery, La7, Mediaset (Italia), NSTI, QVC Italia, RAI, Sky Italia, Telecity, Telelombardia, Telenorba, Triveneta, Viacom IMNs Italia, Videolina.
Perplessità
Pur con le fortissime perplessità che discendono da un esame di un comparto privo di quelli che oggi sono tra i più potenti player, esamiamo i dati forniti da Agcom.
Pay tv al 32%, contro pubblicità al 35%
Come conseguenza di questi andamenti, la composizione dei ricavi del (limitato) settore esaminato vede il canone del servizio pubblico rappresentare il 20,8% delle risorse, la pay Tv circa il 32% e la pubblicità il 35%.
Livello occupazionale
Nel 2019, gli occupati diretti delle principali imprese del settore ammontavano a poco più di 21.000 addetti, in flessione di oltre 800 unità rispetto al 2015.
Riduzione occupati soprattutto per Mediaset
Tra le imprese considerate, la riduzione degli occupati del Gruppo RAI e soprattutto di Mediaset Italia non è compensata dalla crescita dell’organico di Sky Italia.
Tale tendenza è valida anche per l’ultimo anno considerato.
Nel 2019, infatti, la flessione su base annua, circa 270 unità, è attribuibile per due terzi agli organici del Gruppo RAI e Mediaset Italia, mentre l’operatore Sky Italia registra un leggero aumento.
L’andamento occupazionale delle altre imprese non mostra invece rilevanti variazioni (costantemente intorno alle 1.900-2.000 unità). Tuttavia, anche per queste, lo scorso anno, il Focus Agcom registra una lieve riduzione nel numero di addetti (-46 unità).
EBIDTA: Mediaset peggio di tutti
Il margine operativo lordo (Ebidta), nel periodo considerato, è passato da 1.677 mln di €
nel 2015 a 1.424 mln di € nel 2019 (-15,1%).
Mediaset Italia è risultata l’azienda maggiormente penalizzata, passando da un Ebitda di 939 mln di € nel 2015 a 520 mln di € nel 2019 (- 44,6%).
Per il Gruppo RAI, si evidenziano risultati caratterizzati da una minore variabilità e nell’ultimo anno si registra una crescita superiore al 5%. Sky Italia mostra, rispetto al valore massimo raggiunto nel 2017 (375 mln di €), una flessione nel 2018 che si stima sia proseguita anche nel 2019.
EBIT complessivo negativo per 296 mln
Nel quinquennio considerato, il margine operativo netto (Ebit) risulta cumulativamente negativo per 296 mln di €.
Nel 2019, per effetto dei minori ammortamenti e svalutazioni di diritti televisivi (per circa 400 mln di €) effettuati da Mediaset Italia, il risultato consolidato del settore migliora di 215 mln di €, nonostante la riduzione stimata per Sky Italia (da un valore di +32 mln. nel 2018 a -36 mln di € nel 2019).
Il valore complessivo del risultato d’esercizio nel periodo sotto esame è stimato dal Focus Agcom in un ammontare di 107 mln di €.
Dopo le consistenti perdite del biennio 2015-2016, negli anni successivi il settore ha registrato risultati positivi, benchè tale ripresa sia rallentata nell’ultimo anno (dai 440 mln di € del 2018 ai 42 mln di € del 2019). Tale risultato contabile risente del venir meno dalla contabilizzazione, avvenuta nel 2018, di 550 mln di € di poste straordinarie da parte di Mediaset Italia, al netto delle quali il risultato complessivo consolidato mostrerebbe un miglioramento nell’ordine di 150 mln di €.
Lungo periodo: 2010-2019
Con riguardo al decennio 2010 – 2019, l’andamento del margine lordo (Ebitda) delle tre
principali imprese operanti nel settore televisivo (Sky Italia, Mediaset Italia e RAI) registra una riduzione di oltre il 50% (con una flessione media annua del 7,8%).
Negli ultimi cinque anni (2015-2019), il Focus Agcom rileva che l’Ebitda, in rapporto ai ricavi, mostra un relativo peggioramento rispetto al quinquennio precedente, con valori medi di periodo dell’indice rispettivamente pari al 19,5% (2015 – 2019) e al 26,6% (2010 – 2014).
Il margine netto (Ebit), su tutto il periodo considerato, registra un valore complessivo positivo per circa 814 mln di €.
Bene 2010-2014, male 2015-2019
Tale risultato è l’effetto di due differenti tendenze riscontrabili lungo l’arco di tempo considerato: il periodo 2010 – 2014 è stato caratterizzato da risultati particolarmente positivi (per complessivi 1.069 mln di €), mentre nell’ultimo quinquennio (2015 – 2019) si registrano perdite per complessivi 255 mln di €. Il risultato d’esercizio mostra un miglioramento – sia in valore, sia in rapporto ai ricavi – nell’ultimo quinquennio (per complessivi 100 mln di €) che tuttavia non riesce a compensare le perdite cumulate (per complessivi 183 mln di €) del periodo precedente. Ciò determina, sull’intero periodo considerato (2010 – 2019), una marginale perdita di 83 mln. di €, pari, in media, allo 0,1% annuo dei ricavi.
Conclusioni
Forse per la prima volta in maniera così marcata, l’analisi Agcom restituisce una fotografia completamente avulsa dalla realtà, che non consente raffronti e proiezioni complessive.
E ciò in quanto non ha monitorato i ricavi dei soggetti emergenti del mondo tv, cioè gli OTT dello streaming on demand.
“I primi indicatori disponibili per il 2020 mostrano che la pandemia ha, da una parte, sensibilmente contratto la raccolta pubblicitaria della tv mainstream, mentre, dall’altra, ha aumentato la fruizione dei contenuti SVOD, con naturali ricadute sui ricavi da pay tv per gli OTT“, spiega Giovanni Madaro, economista di Consultmedia.
Questione di perimetro
“Il bilanciamento delle due componenti potrebbe quindi restituire un quadro del 2020 meno negativo di quanto previsto per il mezzo televisivo in senso ampio (cioé tv lineare e on demand). Qualora, naturalmente, si avesse un’analisi complessiva attendibile.
La componente pay, già profondamente sottostimata rispetto alle reali dimensioni nel 2019 – in conseguenza della mancanza di informazioni contabili relative al mercato italiano per gli OTT dello SVOD -, potrebbe infatti aver registrato crescite sostanziali nel 2020 in conseguenza della pandemia. Risultati che però sfuggiranno al prossimo report Agcom come sono sfuggiti in quello pubblicato ieri. Col risultato che stiamo ragionando su dati ormai del tutto avulsi dalla realtà fattuale“, conclude Madaro. (E.G. per NL)