Tv, i ministri in fuga dai salotti della politica

Sandro Bondi diserta la trasmissione di Floris e dà il via alla “grande ritirata” della Pdl


La Stampa.it

AMEDEO LA MATTINA

ROMA – Enrico Mentana lascerà una poltrona vuota tutte le volte che un ministro si negherà. Michele Santoro con o senza ministri in studio è convinto di poter fare comunque il 20 per cento di audience, «anche se poi corrono tutti a Domenica In». Bruno Vespa, il cui «Porta a Porta» della scorsa settimana ha originato l’ultima ira di Berlusconi per gli «insulti» ai suoi Denis Verdini e Maurizio Gasparri, pensa che il malumore del premier prima o poi rientrerà perché a meno della televisione non si può fare. E, di conseguenza, Vespa non commenta il nuovo trend, convinto che presto il temporale passerà. Del resto, quante volte lo stesso Berlusconi ha detto che non avrebbe mai più parlato per strada con i giornalisti?

Sia chiaro, e «chi se ne frega» non lo dice nessuno, perchè ogni bravo e coscienzioso conduttore il ministro lo gradisce sempre nel suo salotto. Se poi è una bella ministra o uno scoppiettante ministro che alza il mitico share, allora figurarsi rinunciare alla loro presenza. Una rinuncia che magari passa per un affronto personale, quando invece è il premier in persona che in una sede ufficiale come il Consiglio dei ministri ha chiesto ai suoi «collaboratori» di non andare in tv a farsi sbranare da quegli «sfascisti» dell’opposizione, che hanno tutto da guadagnare dalla rissa televisiva. Così il primo che risponde all’appello del blackout è Sandro Bondi, che ha deciso di dare forfait a Giovanni Floris: questa sera a Ballarò al posto del ministro della Cultura a parlare di banche che tremano e di borse che crollano ci sarà Mario Baldassarri, presidente della Commissione Finanze della Camera, il quale dovrà reggere il confronto con il segretario del Pd Veltroni.

Giovanni Floris non commenta la decisione di Bondi. Ma il fatto che si fosse arrivati a invitare il ministro della Cultura a parlare di crisi finanziaria fa supporre che la ricerca fosse partita da ministri competenti sul tema e non abbia dato risultati, sebbene dalla redazione non confermino e non commentino.

Bondi fa da apripista, traccia il solco, segue gli ordini del capo, e si augura che si apra «una seria riflessione da parte di tutti». Sì, spiega l’ex coordinatore di Forza Italia, perché ha ragione il Cavaliere nel dire che la politica in tv ormai è ridotta ad un «ring fazioso» che non aiuta ad aumentare la fiducia dei cittadini nei politici. Allora che fare? Disertare il tanto amato piccolo schermo? No, «sarebbe più utile – scriveva qualche giorno fa Bondi sul Tempo – intervistare il ministro competente da parte di una platea di giornalisti specializzati». Attenzione, giornalisti specializzati ma «naturalmente di diverso orientamento politico».

Insomma, il «buono esempio» di Bondi è un sintomo, anche perché ora sarà difficile per gli altri ministri fare i pierini. Infatti già si vedono gli effetti dei «consigli» del premier. Oggi a «Otto e mezzo» ci saranno un ex ministro, Vicenzo Visco, e il presidente della Bnl Luigi Abete. Ieri sera all’«Infedele» l’ospite del centrodestra era il gettonato presidente della commissione Finanza e Tesoro del Senato, Mario Baldassarri. Non sono previsti ministri nei palinsesti degli altri programmi, quando c’è il contraddittorio.

Magari disobbediranno, purchè non ci sia il contraddittorio dell’opposizione. Così è meglio «l’azzurra domenica dei video-comizi», per dirla con Filippo Ceccarelli di «Repubblica». Con Gelmini e Brunetta presenti nei programmi delle ammiraglie domenicali di Canale 5 e Rai 1. E il presidente del Senato Renato Schifani a «Politica In», tra un cantante e una ballerina, al quale scappa l’accusa a Veltroni di essere un «avvelenatore» del clima politico. Oggi tocca Ronchi e La Russa a «Panorama del giorno» di Belpietro e a Rai News 24 andare in onda. E chissà quanti altri ancora non rinunceranno al video. Il «divieto» di Berlusconi funziona – dovrebbe funzionare – solo se i ministri non saliranno sui ring di Vespa, Mentana, Floris, Santoro, Piroso. E questo potrebbe mandare in tilt la programmazione delle vetrine più ambite delle tv.

Protesta contro il «pensiero unico», Walter Veltroni: «Non esiste nessun Paese in cui si fa parlare un ministro in una tv di proprietà del presidente del Consiglio per decine di minuti e senza contraddittorio. Noi diciamo che il governo deve accettare l’esistenza di un’opposizione e non ingaggiare contro di essa una lotta senza quartiere che non ha precedenti».

Ma se così sarà, i conduttori televisivi non saranno da astinenza da ministro? «Non mi strapperò le vesti», dice Gad Lerner. Il padrone di casa dell’«Infedele» fa ricorso alla tradizione religiosa dell’ebraismo: «Si avvicina il “kippur” e un po’ di astinenza farà bene a tutti. Il digiuno disintossica e migliora. Troveremo interlocutori nuovi, ma vedrete che l’astinenza durerà poco». Per il laico Mentana invece la «politica della sedia vuota» non è la soluzione migliore. Ieri sera, poco prima di andare in onda, non sapeva ancora chi aveva accettato l’invito. «Chi fa televisione e affronta grandi temi di interesse generale deve sempre puntare ad avere in studio un importante esponente politico o un ministro. Si invita – spiega il conduttore di Matrix – l’ospite che si ritiene più adatto a quella puntata. E’ poi una questione di cortesia rispondere all’invito. Se la risposta è negativa, noi abbiamo il dovere di fare comunque la trasmissione nel miglior modo possibile». Alla fine alla trasmissione di ieri sera non c’era alcune ministro e a «sfidare» il ministro-ombra del Pd per l’Economia, Pierluigi Bersani, è andato l’economista del Pdl Giuliano Cazzola. Mentre la puntata di «Porta a Porta» era su Padre Pio.

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