Tv. HBBTV: canali mosaico per passare da DTT a IP. Botti (Fincons): accesso a molti altri canali senza problemi di banda. Tv locali diverranno tv verticali

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Botti (Fincons Group): HBBTV per canali mosaico su DTT che permetteranno lo stream di altri canali. Ma anche l’accesso ad un completo catalogo di video on demand. HBBTV è anche un’opportunità per contenuti FullHD o 4K/UHD. In futuro non parleremo più di tv locali, ma di tv verticali. Perché la diffusione non sarà più un limite o un parametro.

Mosaico di canali per sopperire alla scarsità (ed ai costi) della banda DTT

Torniamo ad occuparci dell’utilizzo della HBBTV (acronimo di Hybrid Broadcast Broadband TV) per sopperire ai problemi di banda connessi ad una minore disponibilità di canali tv con il digitale terrestre di nuova generazione dal 2022.
Lo facciamo attraverso un’intervista con Oliver Botti, Strategic Marketing & Innovation Executive Director of Fincons Group, società di IT business consulting e system integration internazionale che offre un ampio range di servizi e soluzioni in strategia, digital, tecnologia e operazioni in diversi settori.

OliverBotti Strategic Marketing Innovation Executive Director of Fincons Group HBBTV - Tv. HBBTV: canali mosaico per passare da DTT a IP. Botti (Fincons): accesso a molti altri canali senza problemi di banda. Tv locali diverranno tv verticaliHBBTV gate per passare da DTT a IP

(Newslinet) – L’HBBTV è considerato un gate per passare dal DTT all’IP. Tuttavia non si tratta di uno standard nuovo, risalendo addirittura al 2009 quale evoluzione dei progetti francesi e tedeschi rispettivamente denominati H4TV project e HTML profil. Quali le motivazioni di questo ritardo nell’affermazione di tale formato?
(Oliver Botti) – Le prime versioni dello standard HbbTV hanno sofferto della difficoltà o addirittura della mancata adesione da parte dei manufacturer di televisioni. Il caso francese è emblematico, dove ad una prima adesione dei broadcaster francesi è seguita una rapida retromarcia dovuta alla difficoltà di garantire il buon funzionamento di applicazioni e la loro manutenzione a fronte di un supporto non uniforme da parte dei principali produttori di televisioni.

Il bollino di certificazione

Analoghi standard (es. MHP in Italia) hanno risolto questo problema creando un “bollino” di certificazione e promuovendolo al consumatore come parametro di qualità ed aderenza agli standard nazionali, di fatto costringendo i manufacturer ad essere compliant per poter vendere i dispositivi. Analogamente al lancio nel 2020 il mercato dei broadcaster americano ha lanciato il marchio “NextGen TV”, quale certificazione di compliance con lo standard atsc3, equivalente dell’HbbTV per quanto riguarda la TV interattiva.

Il nodo 2022 con la riduzione dello spettro televisivo

(NL) – Relativamente al mercato italiano, la sottrazione di rilevanti spazi frequenziali (banda 700 MHz) per la banda larga mobile (5G), determinerà una riduzione della capacità trasmissiva disponibile, solo in parte recuperata dalle migliori performance dei formati H264 e HEVC.

In quest’ottica i fornitori di servizi di media audiovisivi (ma anche gli operatori di rete) hanno cominciato a guardare con interesse all’HBBTV per la realizzazione di canali mosaico per favorire l’accesso a contenuti televisivi IP che non potranno trovare spazio sul DTT….
(O.B.) – L’utilizzo di HbbTV per permettere l’accesso a contenuti aggiuntivi è proprio lo scopo principale che ha portato alla definizione dello standard.

Esempi concreti

Relativamente all’accesso a contenuti aggiuntivi di tipo live/lineare, che non sono disponibili nella distribuzione broadcast, Fincons ha per esempio sperimentato, e poi portato in produzione soluzioni di questo tipo: ad esempio nel contesto del servizio Mediaset Play e del programma Grande Fratello, oltre un anno fa, abbiamo reso disponibile l’accesso a stream live di diverse telecamere in modo che l’utente potesse vedere l’inquadratura preferita indipendentemente da quello che la regia televisiva decideva di mandare in onda sul canale broadcast.

HBBTV - Tv. HBBTV: canali mosaico per passare da DTT a IP. Botti (Fincons): accesso a molti altri canali senza problemi di banda. Tv locali diverranno tv verticaliCanali mosaico che danno accesso ad altri programmi

Non è esattamente un canale “mosaico” che dà accesso ad altri canali, ma in termini funzionali è un caso analogo.
Anche la funzione “restart”, che quando abbiamo perso l’inizio di un programma live ci permette di rivedere il programma dall’inizio via IP e che abbiamo implementato nel servizio Mediaset Play, è funzionalmente identico alla erogazione di un canale aggiuntivo.

Altre opportunità da HBBTV

Oltre al canale “mosaico” che dà accesso ad altri canali lineari disponibili solo via IP, ci sono anche altre opportunità di sfruttamento della tecnologia per bypassare le limitazioni di banda sul broadcast: un’opportunità è quella di fornire stream a più alta risoluzione attraverso la connessione IP, ovvero erogare via broadcast in qualità standard (SD) o high definition (HD), ma permettere di accedere allo stesso canale con qualità maggiore (FullHD o 4K/UHD) tramite HbbTV e la connessione broadband, in modo che i device che supportano risoluzioni maggiori possano godere del massimo dettaglio.

Stream aggiuntivi e restart

(NL) – Non è, però, quantomeno per la specifica situazione italiana, uno snaturamento dello standard HBBTV?
(O.B.) – Come detto prima lo standard è nato per dare accesso a informazioni, contenuti o feature aggiuntive che non fossero disponibili nel classico canale lineare broadcast.
E’ chiaro che l’obiettivo principale fosse l’integrazione del contenuto primario, che rimane sempre il canale broadcast, con contenuti addizionali in qualche modo correlati ad esso. In questo senso, la disponibilità di stream aggiuntivi relativi al programma corrente (telecamere aggiuntive o qualità superiore) oppure funzionalità quali il restart sono pienamente in linea con l’obiettivo iniziale.

Il canale mosaico non è uno snaturamento dello standard HBBTV

Un canale “mosaico” che permette lo stream di altri canali, come anche l’accesso ad un completo catalogo VOD, non si configura come un’integrazione del programma corrente e quindi si scosta un po’ dalla vision principale dello standard. Non lo vedrei pero’ come uno snaturamento dello standard, quanto una dimostrazione della flessibilità di uno standard che è in grado di supportare use case differenti da quelli per cui era stato inizialmente pensato.

Nel 2022 la maggior parte del parco tv sarà smart

(NL) – Nel 2022, in occasione del passaggio al T2, la maggior parte dei televisori sarà IP ready, cioè potenzialmente in grado di ricevere contenuti via internet. Nella realtà, solo la metà delle smart tv sarà concretamente connessa. Tuttavia è presumibile che entro il 2025 la ricezione di contenuti tv via IP sarà prevalente rispetto a quella DTT. Condivide questa prospettiva?
(O.B.) – E’ da alcuni anni, in particolare da quando servizi OTT come Netflix hanno raggiunto una diffusione significativa, che in molti prevedono il declino della TV tradizionale entro breve tempo. Salvo poi verificare che le previsioni più catastrofiche sono smentite dai numeri effettivi.

Servizi IP non hanno cannibalizzato tv tradizionale

In particolare, i servizi IP hanno certamente acquisito sempre maggiore importanza e allargato la base utenti, ma questo non è andato finora a discapito dell’utilizzo della TV tradizionale, se non in percentuali relativamente basse; si è verificato sostanzialmente un allargamento del mercato (base utenti e/o tempi di visione). Alcune analisi hanno addirittura mostrato un fenomeno interessante legato al recente lockdown: nella fascia dei millennials, gli utenti giovani e digitalizzati, quindi assai più propensi all’uso dei servizi on demand, c’è stato un significativo incremento nella visione di TV lineare, mostrando che la “vecchia” TV broadcast può avere un appeal anche sulle giovani generazioni.

Resilienza tv tradizionale

Certamente a questa resilienza della TV tradizionale ha contribuito anche la disponibilità di servizi interattivi abilitati dallo standard HbbTV.
Fatico ad indicare una data in cui la TV via IP effettuerà realmente il sorpasso sulla TV broadcast…

Gli aggregatori tv

(NL) – Il problema principale della colonizzazione delle smart tv da parte dei fornitori di contenuti (cioè degli editori tv) è il panorama eterogeneo di televisori con diversi sistemi operativi che rendono difficile e costoso il popolamento delle piattaforme con app singole che siano costantemente aggiornate. Si stanno quindi affermando alcune piattaforme aggregatrici di contenuti di terze parti, come già avviene per i flussi streaming radiofonici attraverso gli smartphone (es. TuneIn). Si tratta tuttavia di processi macchinosi per l’utente, che potrebbero spingere ad una marginalizzazione….
(O.B.) – Il problema della frammentazione dei device e delle piattaforme è assolutamente rilevante e comporta costi di sviluppo e manutenzione che solo grandi realtà nazionali o internazionali possono permettersi. In questo ambito lo standard HbbTV, rispetto alle app native legate alla piattaforma del singolo produttore, offre un vantaggio importantissimo, fornendo una piattaforma aperta e unica che è supportata da device di diversi produttori.

Zoo testing

Certo non elimina il problema del testing sui differenti device ma permette di avere un’unica code base da manutenere e testare, semplificando il processo e riducendo i costi. Le soluzioni in cui Fincons ha investito per efficientare ulteriormente il processo di sviluppo e testing delle applicazioni HbbTV prevedono la generazione di applicazioni a partire da template configurabili predefiniti e sottoposti a “zoo testing” (il testing che coinvolge una vasta gamma di dispositivi), riducendo poi la necessità di test delle singole configurazioni dei template.

Aggregatori fanno perdere identità ai brand

Piattaforme di aggregazione di contenuti in stile TuneIn riducono certamente i costi di presenza sui vari device, ma hanno il problema della perdita di identità del brand che diventa un flusso tra molti all’interno di un servizio terzo, il quale diventa così il brand di riferimento. Un’alternativa per garantire comunque la presenza sui diversi device e con costi contenuti, grazie ad HbbTV, è quella di impiegare soluzioni SaaS di gestione di servizi interattivi. Un esempio è la Fincons Smart Digital Platform, che permette di creare e gestire in modo efficiente non solo la parte di frontend di un servizio TV interattivo, ovvero le applicazioni HbbTV (ed anche Atsc3), ma anche tutto il flusso di dati (catalogo, utenti, ecc.) che deve alimentare il frontend.

Non è così scontato predire quanto questo approccio potrà contrastare la predominanza della distribuzione online

(NL) – Dobbiamo considerare il formato HBBTV come una soluzione transitoria in attesa del completo passaggio dalla tv via etere (broadcasting) a quella totalmente IP?
(O.B.) – Per quanto ci siamo detti finora, mi sento di poter dire che standard come l’HbbTV, oppure l’ATSC3 negli USA o l’ISDB in Giappone, offrono una carta di differenziazione in più ai broadcaster tradizionali rispetto ai puri OTT players, combinando la forza dei loro brand e del loro palinsesto lineare, con le potenzialità della connessione online.
Non è così scontato predire quanto questo approccio potrà contrastare la predominanza della distribuzione online. E se qualche FAAMGA decidesse di acquisire un grande network televisivo e combinare la forza della propria distribuzione online con quella della TV tradizionale? Potremmo assistere ad un imprevedibile ribilanciamento delle posizioni di forza…

Da tv locali a tv verticali

(NL) – Ha ancora senso parlare di tv locali vista la ricevibilità nazionale o addirittura internazionale? Non sarebbe più logico definirle ormai “prodotti verticali”, prescindendo dall’ambito territoriale di elezione?
(O.B.) – La distribuzione online certamente apre ad orizzonti senza confini, consentendo anche a piccoli player di posizionarsi in “nicchie” verticali ma a valenza internazionale. Interessante notare come questa possibilità genera temi nuovi di discussione, per esempio la necessità di gestire il Diritto D’autore dei contenuti in modalità decisamente più flessibili che in passato, mettendo a dura prova le soluzioni di Rights Management presenti sul mercato; un ambito questo in cui Fincons è molto attiva da tempo e sta raccogliendo ed analizzando i nuovi requisiti emergenti. (NL)

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