La situazione dei fornitori di servizi di media audiovisivi locali che nelle relative aree tecniche occuperanno i mux degli operatori di rete assegnatari delle frequenze a seguito del refarming della banda 700 MHz si va velocemente delineando. E gli esclusi in prima battuta (non idonei) e in seconda (non assegnatari di capacità trasmissiva) sono tanti. Soprattutto nelle aree tecniche con bassa dotazione di capacità trasmissiva (come Veneto e Friuli) ed alta rilevanza demografica, non si tratta solo di emittenti misconosciute, ma anche di progetti editoriali di elevato interesse socio-culturale.
Alternative per gli esclusi dalle graduatorie
Che fine faranno tali soggetti? Abbasseranno la saracinesca dedicandosi ad altro? Oppure hanno studiato delle alternative? Sempre ammesso che ne esistano, ovviamente, fuori dai consueti ricorsi giurisdizionali. Che, tuttavia, difficilmente consentiranno il risarcimento in forma specifica, cioè il reinserimento in graduatoria.
Way Out
Ne parliamo con Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia, società di consulenza strategica in ambito radiotelevisivo che da oltre un anno ha nel cassetto una way out per tali soggetti. Questione che ora (e soprattutto prossimamente, quando saranno pubblicate le graduatorie di aree ad alta densità FSMA e bassa disponibilità di banda, come Sicilia, Puglia, Lazio) diventa di tremenda attualità.
Nulla di imprevisto, in realtà
“Quello che sta succedendo non ci ha per nulla sorpreso. Da oltre un anno stiamo lavorando su questo scenario, ampiamente prevedibile e infatti previsto. Anche se non con le attuali tempistiche, frutto di ritardi ingiustificabili da parte del Ministero dello sviluppo economico”, spiega l’ing. Rinaldi.
Novelle normative
“Fermi restando alcuni inevitabili sviluppi normativi che prenderanno atto di esigenze di fatto (sopravvenute) e di diritto (come la presenza di capacità trasmissiva inutilizzata su alcuni mux, anche se non necessariamente nell’immediato e l’obbligo di consentire l’accesso al sistema tv a nuovi entranti, per non incorrere in procedure di infrazione in ambito UE, ndr), la soluzione che abbiamo studiato prevede, chiaramente, lo sfruttamento delle potenzialità delle smart tv. La cui diffusione sta assumendo dimensioni rilevanti.
Refarming spinge le tv…. connesse
Sviluppo conseguente sia del refarming stesso (che ha imposto la sostituzione dei televisori in grado di ricevere le nuove codifiche, che, sono praticamente tutti device connected tv) che della diffusione della banda larga nelle case, esplosa come esigenza per fronteggiare i nuovi modelli di vita indotti dal Covid”, ci spiega Rinaldi.
No sat
“In questo momento le televisioni effettivamente connesse alla rete sono già di più di quelle che ricevono la diffusione satellitare (che sono circa 10 mln tra Sky e Tivusat, cioè le due piattaforme che di fatto rappresentano il mercato sat in Italia, essendo irrilevante il numero di coloro che ricevono il segnale non mediato da tali aggregatori, ndr)”, osserva il partner Consultmedia.
A maggio 2021 in Italia 11 milioni effettivamente connesse
Sulla scorta della ricerca di base Auditel di maggio 2021, infatti, su un universo di 23,9 mln di famiglie televisive, 12,7 milioni erano quelle con tv connettibili (cioè associabili a dispositivi che consentono di utilizzare app e streaming video sul televisore, indipendentemente dal fatto che sia una smart TV), di cui 11 milioni effettivamente connesse. Figurarsi ora, dopo la corsa alla sostituzione dei tv di ottobre 2021…
L’obiettivo a portata di telecomando. Quasi
“Di per sé, quindi, raggiungere una parte del pubblico precedentemente servito in DTT (nel caso degli esclusi dalla capacità trasmissiva a seguito delle graduatorie FSMA) insieme all’utenza prima non illuminata (perché al di fuori dalla portata dei mux ospitanti) sarebbe già possibile. Sennonché, approdare sulle piattaforme OTT dei vari televisori è pressoché impossibile“, puntualizza l’ingegnere. In effetti, bisognerebbe che Amazon Prime, Netflix, Disney, Rakuten, ecc. mettessero a disposizione delle sezioni dedicate alle emittenti locali e comunque a prodotti in live streaming. Il che, al momento, non appare essere nei loro piani.
One click
E poi c’è il problema della semplicità d’utilizzo. L’one click, per dirla in senso tecnico.
HBBTV, pensaci tu
“Soccorrono quindi le potenzialità della HBBTV, il cui utilizzo è una soluzione – a nostro avviso – estremamente interessante, per due ordini di motivi.
1° comandamento: chi ha una smart tv prima o poi la usa
Il primo è costituito dal fatto che, come detto, i nuovi tv sono adatti alla ricezione dei contenuti mediati da tale tecnologia e che le ultime statistiche dimostrano che la maggioranza di coloro che hanno una smart tv ed una connessione alla rete in casa, prima o poi coniugano le due cose. E secondo l’organizzazione HbbTv, a dicembre 2020 (quindi quasi un anno fa) i tv in grado di ricevere il relativo formato erano già 4 milioni. Se consideriamo che nel corso del 2021 saranno stati venduti ulteriori 4 milioni di televisori di cui una gran parte HBBTV e che nel 2022 ne saranno commercializzati altrettanti (per completare l’aggiornamento), ben si comprende la portata della questione.
2° comandamento: semplicità
La seconda è che l’utilizzo delle funzioni HBBTV, col tasto colorato del telecomando e le freccette, è tipico della fruizione dei contenuti OTT, cosicché gli utenti sono già abituati e non necessitano di istruzioni se non quelle sommarie relative al logical channel number del canale ospitante”, annota Rinaldi.
Il progetto HBBTV di Consultmedia
“Bene, ciò posto, abbiamo selezionato per ogni area tecnica alcuni canali con LCN del blocco pregiato (10/19) come partner di Consultmedia per la realizzazione di bouquet – da parte di un partner tecnologico con cui abbiamo condotto ampie sperimentazioni nell’ultimo anno – ove ospitare sia i soggetti esclusi a vario titolo dalle graduatorie che nuovi entranti (visual radio, web radio, web tv e in generale altri prodotti audio/video) a fronte di canoni contenuti – afferma l’esponente della struttura di competenze a più livelli -. Analogamente, per chi ambisse ad una dimensione nazionale, abbiamo stretto accordi con FSMA nazionali che ospiteranno bouquet HBBTV su LCN del primo arco di numerazione”.
Il futuro del DTT: baluardo contro l’intermediazione OTT
“D’altra parte, il trend dello sviluppo della tv via IP è tale che ben prima della scadenza dei dieci anni di durata dei diritti d’uso T2 assentiti, il pubblico sarà in gran parte migrato su tale piattaforma. Anzi, i nostri studi indicano che, con ogni probabilità, il futuro del DTT non sarà quello di vettore diretto, bensì di baluardo contro l’intermediazione degli OTT.
Piattaforma di transito e salti
Un sistema, cioè, per fruire di contenuti televisivi senza necessariamenre passare da loro (gli OTT, ndr) sulle smart tv. Una piattaforma di transito verso l’IP, ma senza pagare il pedaggio agli OTT (sempre ammesso che siano interessati a concederlo). Così noi li saltiamo a piè pari”, conclude Rinaldi. (E.G. per NL)