E’ la televisione il nuovo obiettivo di Google o, più precisamente, il gatekeeping del mezzo da conquistarsi in maniera simile a quanto fatto per le news e, in generale, per le ricerche online.
Il cavallo di Troia con il quale il gruppo di Mountain View cerca di introdursi nel mondo televisivo si chiama Android Tv, il suo decoder presentato martedì 4 ottobre insieme a diversi altri prodotti. Il piccolo apparecchio, almeno in apparenza, non differisce troppo dai canonici set top box, ai quali ormai siamo più che abituati, ma nasce con delle potenzialità e soprattutto un progetto ben più ambiziosi. Una volta collegato al proprio apparecchio televisivo tramite HDMI ed effettuata una breve configurazione, infatti, è possibile accedere non solo alla Iptv di Tim (con la quale Google ha una partnership) ma anche ad un’app store dedicato; c’è inoltre la possibilità di collegare il piccolo decoder all’antenna tv, in modo da accedere ai canali del digitale terrestre in totale compatibilità con lo standard DVBT2. Insomma, lo scopo di Android Tv va ben oltre il semplice set top box che conosciamo e le intenzioni non sono neanche nascoste: proprio durante la presentazione Sascha Pruter, responsabile del progetto, ha fatto sapere che Google si sta “accordando con molti operatori della tv tradizionale”. L’idea, è quella di fornire il mezzo, la piattaforma attraverso la quale i broadcaster potranno essere diffusi, offrendo al cliente un enorme e significativo appeal: basterà una sola Android Tv per accedere a qualsiasi servizio, sia esso in chiaro o su abbonamento, attraverso applicazioni o antenna e senza che sia rilevante nemmeno il modello del proprio apparecchio televisivo. Interessante notare, oltretutto, come la novità del colosso del web potrebbe cavalcare l’onda della banda 700 MHz che, lo abbiamo segnalato più volte, sta facendo discutere molto il passaggio allo standard DVBT2 e che darebbe uno stimolo ulteriore al prodotto (almeno nel nostro paese). Se Android Tv, come detto, ha una lunga serie di pregi, tuttavia, ci sono anche dei rischi: secondo Augusto Preta, analista per ItMedia Consulting, anche se “sistemi aperti come l’Android Tv consentono di unire la tv tradizionale con le nuove esigenze” il rovescio della medaglia è che questo processo “può trasferire su altri soggetti non tradizionali il potere sul mercato televisivo” con l’effetto di rendere “il ruolo dei broadcaster meno rilevante”. In sostanza, la paura è che Google diventi un gatekeeper dello zapping e dei contenuti televisivi come avviene per le ricerche online. (E.V. per NL)