La kermesse calcistica rilancia la Rai e la sua Ammiraglia. Ma gli approfondimenti non reggono il colpo.
Notti magiche per Mamma Rai, dopo un semestre d’ascolti in calo. È la febbre-Europei, che in Italia colpisce proprio tutti, dai giovani agli anziani, dai laureati ai non scolarizzati. Nonostante l’altissimo costo dei diritti tv, eventi come questo costituiscono vera e propria linfa vitale per il servizio pubblico, che in questi casi assolve totalmente la propria funzione, abbracciando ogni tipo di fascia di pubblico, appunto. Seppur l’Italia non sia partita col piede giusto, comunque, gli ascolti raccolti dall’emittente di Stato e, soprattutto dalla sua Ammiraglia, RaiUno, sono in linea con le medie degli scorsi Europei del 2004 e dei Mondiali del 2006, che ci hanno visto trionfare in Germania e che costituiscono il secondo evento mediatico degli ultimi otto anni. Una media di oltre 7 milioni di spettatori in prima serata, uno share medio del 30% e le inseguitrici lasciate a distanze abissali. Canale 5, ad esempio, la principale antagonista, è la rete più penalizzata ed ottiene spesso meno della metà degli ascolti di RaiUno che, invece, sbanca tutto, conquistando 20 prime serate di leadership su 20: risultati bulgari. Altra nota felice è la qualità del pubblico che si sta sintonizzando per seguire l’evento calcistico. Abituata ad un pubblico mediamente anziano e “medio”, RaiUno sta riscoprendo il piacere di coagulare un pubblico giovane (oltre l’80% sceglie le partite) e un pubblico ad alta scolarizzazione (anche qui con medie dell’80%): in generale, dunque, un pubblico trasversale. Unica nota stonata è la solita inadeguatezza della struttura d’intrattenimento messa in piedi dall’azienda per accompagnare gli eventi calcistici, ossia le partite. Come oramai siamo abituati a vedere, i talk show e le trasmissioni d’informazione che accompagnano le partite di calcio sono ben al di sotto della media della concorrenza sul versante della qualità e, di conseguenza degli ascolti. Viene da chiedersi come un evento costato cifre così importanti non riesca a spingere l’azienda di Stato ad adeguarsi agli standard dei concorrenti. Pur non avendo, in ogni caso, le risorse economiche di Sky, i programmi messi in piedi dalla Rai paiono noiosi e ripetitivi, più adatti all’età media dei soliti fruitori di RaiUno, piuttosto che alla nouvelle vague degli ascoltatori-per-un-mese. E ciò, inevitabilmente, si ripercuote sugli ascolti: un sonnecchiante “Notti Europee”, ad esempio, si barcamena su un 16% medio di share. Ed è un peccato non riuscire a riuscire a portare a casa bottino pieno e perdere, così, un’occasione così ghiotta. Ora che l’Italia, comunque, è stata eliminata dalla competizione, perdendo con la Spagna ai calci di rigore, la cosa si ripercuoterà inevitabilmente sugli ascolti. Certamente, comunque, la leadership di RaiUno continuerà a non aver rivali. Ma sarà impossibile ripeterei fasti delle “Notti magiche” del giugno 2006. (G.M. per NL)