Una parte delle frequenze attualmente occupate da Raiuno, che si dovrebbero liberare grazie al passaggio al digitale terrestre e agli accordi internazionali di Ginevra del 2006, potrebbe essere assegnata a Europa 7, l’emittente titolare dal 1999 di concessione nazionale ma impossibilitata a trasmettere. E’ lo scenario prospettato dall’Autorita’ per le garanzie nelle Comunicazioni – che su questa ipotesi ha dato parere favorevole alla proposta del Ministero dello Sviluppo economico – nella documentazione inviata oggi al Consiglio di Stato. La pronuncia definitiva di Palazzo Spada e’ attesa per il 16 dicembre.
Il 31 maggio i giudici hanno chiesto infatti a ministero e Agcom di ‘rideterminarsi motivatamente’ sulla richiesta di frequenze da parte di Europa 7, fornendo entro oggi spiegazioni sul perche’ il caso sia rimasto sostanzialmente irrisolto. Basandosi sulla perizia tecnica messa a punto da Antonio Sassano, direttore generale della fondazione Ugo Bordoni, nella Relazione – approvata dal Consiglio il 7 ottobre – l’Autorita’, in linea con l’orientamento del ministero, prospetta la possibilita’ di assegnare a Europa 7 il canale 8 della banda VHF, che si renderebbe disponibile con il piano di ricanalizzazione, da adottare anche in base ai nuovi indirizzi europei. Tale operazione, spiega l’Agcom, consentirebbe di ‘eliminare gli spazi tra un canale e l’altro’ individuando cosi’ ‘8 frequenze in banda VHF-III, in luogo delle 7 prima individuate’. Si tratta, quindi, di un canale ‘non presente nel sistema televisivo italiano e, pertanto, non utilizzato da altra emittente, con una vasta copertura del territorio nazionale’.
Tutti i Paesi che hanno firmato l’accordo di Ginevra 2006, ricorda l’Agcom, hanno oggi la canalizzazione a 8 canali: dal momento che il processo di coordinamento internazionale delle frequenze funziona solo se e’ condiviso da tutti i Paesi confinanti, e’ ‘obbligatorio per l’Italia, anche a voler prescindere dal caso in esame, passare alla ricanalizzazione europea’. Passaggio che il ministero intende anticipare ‘entro e non oltre il 30 giugno 2009’ rispetto alla data del 2012 come definitivo passaggio al digitale, ‘anche al fine di rendere possibile l’esecuzione delle sentenze emesse dal Consiglio di Stato nel contenzioso con Europa 7′. L’Agcom ricorda anche che, per avviare l’attivita’ trasmissiva, Europa 7 potrebbe ‘appoggiarsi’ sugli impianti Rai e Mediaset ‘sulla base di condizioni economiche eque, trasparenti e non discriminatorie’: lo stesso organismo di garanzia, infatti, ha imposto ai due gruppi di ‘aprire’ a operatori diversi le proprie infrastrutture di trasmissione.