Due miliardi di euro, una mini-finanziaria. A tanto ammonta il risarcimento danni che Europa 7 chiede allo stato italiano per vedersi risarciti anni di battaglie legali e di mancate trasmissioni dovute alla non assegnazione delle frequenze, nonostante la vittoria in gara di una concessione.
Una vicenda lunga più di un decennio che ha cosparso di polemiche il dibattito politico sulla televisione italiana. Ora sarà la Corte europea di Strasburgo a stabilire se c’è stato il danno e a quanto ammonta. «Mi aspetto una sentenza esemplare, noi abbiamo chiesto un risarcimento di due miliardi di euro», ha confermato Francesco Di Stefano, proprietario del canale tv, a Strasburgo per seguire da vicino la causa intentata contro l’Italia. Dopo lo svolgimento dell’udienza, i 17 giudici della Grande Camera della Corte europea dei diritti umani si sono ritirati per deliberare sulla sentenza che comunque non sarà resa nota prima di tre mesi. L’emittente per anni non ha potuto andare in onda perchè non aveva le frequenze e quindi lo spazio per farlo, nonostante nel ’99 ottenne, al contrario di Retequattro, la concessione di trasmissione. E proprio contro il canale di Mediaset, di cui ha ripetutamente chiesto la sospensione dell’autorizzazione a trasmettere, la società di Di Stefano ha ingaggiato una lunga battaglia. I giudici di Strasburgo dovranno determinare innanzitutto se lo Stato italiano abbia violato il diritto alla proprietà privata ed eventualmente stabilire l’ammontare del danno. I difensori dello Stato sostengono che il proprietario di Europa7 ha intentato la causa solo «per spirito mercantilistico» e ricordano che Di Stefano è stato già risarcito nel 2009, quando il Consiglio di Stato gli ha riconosciuto una compensazione di un milione di euro. I giudici di Strasburgo dovranno decidere anche se la non attribuzione delle frequenze a Europa7 è stata soprattutto dovuta a questioni tecniche oggettive, come sostiene lo Stato italiano, oppure è il frutto di una macchinazione politica, come sostenuto dal proprietario dell’emittente. «Ho combattuto per anni contro un muro di gomma», ha detto Di Stefano sostenendo che giudici, politici e pubblica amministrazione, hanno fatto di tutto per impedirgli di andare in onda. Europa7 trasmette da circa un anno su una piattaforma digitale a pagamento utilizzando quella che Di Stefano assicura essere la tecnologia più all’avanguardia in questo momento sul mercato. Ed, in tema di frequenze, il nuovo fronte aperto, che non ha mancato di suscitare polemiche, è quello del beauty contest, con il quale dovranno essere assegnati nuovi multiplex per il digitale terrestre. Dopo Rai, Sky e Telecom Italia Media, anche un’altra delle partecipanti alla gara, TivuItalia, ha deciso di impugnare il bando del ministero dello Sviluppo Economico. Un bando ritenuto «lesivo dei principi del pluralismo e della libera concorrenza», perchè «non favorisce l’apertura del settore televisivo nazionale a soggetti nuovi entranti, tutelando quindi i soggetti già titolari di più reti televisive nazionali». (ANSA)