Tv ed editoria, Nieri (Mediaset): rivedere regole pluralismo politico e antitrust dopo avvento DTT e news online. Urgono poi interventi UE per limitare strapotere Google e Facebook

I limiti antitrust e le norme a tutela del pluralismo politico per il settore dei media devono essere rivisti a seguito dell’affermazione della tecnologia DTT – che ha moltiplicato i canali tv – e dell’editoria online.

E’ il pensiero di Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset, esternato al convegno su Televisione e mercati rilevanti. Sul punto la Nieri è stata netta: "Con l’affermazione di internet e del digitale terrestre non si può più distinguere fra Tv in chiaro o a pagamento, o fra Tv e internet", ha dichiarato, aggiungendo: "Non si possono lasciare alla televisione tutti i vincoli della legislazione sulla difesa del pluralismo politico, della tutela dei minori e dei diritti di proprietà intellettuale mentre altri mezzi possono muoversi senza regole: ad un parlamentare del Movimento 5 stelle sono bastati 50 click per farsi eleggere". Il gruppo di Cologno Monzese ha poi corretto il tiro del proprio portavoce, precisando in una nota che la dichiarazione non riguardava in particolare il M5s. "Come si fa oggi a non considerare l’impatto che la rete riesce ad avere sulla dieta informativa dei cittadini? Se serviva una dimostrazione, è arrivata con le ultime elezioni politiche: un quarto del Parlamento è stato eletto attraverso una selezione avvenuta online. Un investitura che in alcuni casi è arrivata con meno di 50 click", spiega un comunicato dell’azienda in cui si riporta un passaggio scritto dell’intervento del consigliere. Nel merito del proprio intervento, la Nieri, facendo proprie le contestazioni che un quarto di secolo fa venivano mosse al suo gruppo, ha sollecitato interventi normativi (in questo caso di natura comunitaria) a tutela delle aziende del settore a suo dire aggredite dalla concorrenza globale dei cosiddetti over-the-top, cioè Google e Facebook, che impiegano reti e produzioni altrui per sviluppare reddito riducendo gli spazi imprenditoriali degli operatori tradizionali. "Google raccoglie un miliardo di pubblicità, non ha limiti, non paga le tasse in Europa e non è obbligata al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, come dobbiamo fare noi. L’Europa non può stare a guardare", ha detto ancora Nieri. (E.G. per NL)
 

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