Che Netflix e gli altri operatori televisivi via internet siano ormai una minaccia per i broadcaster tradizionali internazionali è cosa risaputa: la conferma ufficiale a questa tendenza è arrivata anche dalla valutazione del report Global Media di Société General (SocGen), che ha analizzato al microscopio sei società di media statunitensi, di cui tre tradizionali (Cbs, 21st Century Fox e Viacom) e tre online (Facebook, Google e Netflix).
L’obiettivo dello studio, come si legge in un articolo apparso venerdì 30 gennaio sulle pagine di ItaliaOggi, è stato teso a capire quale fosse la società migliore da presentare a un ipotetico investitore, confrontata anche con il panorama europeo. Va da sé che il Vecchio caro Continente sia risultato svantaggiato nel confronto, dal momento che i colossi d’oltreoceano hanno una capitalizzazione di mercato pari a 700 mld di dollari, a fronte delle società europee che, secondo la valutazione SocGen, valgono insieme 250 mld di dollari in borsa. Dall’analisi di mercato è emerso poi che, in futuro, uno degli indici su cui puntare e su cui fare gioco-forza sarà la capacità di ampliare i mercati a cui rivolgersi, paesi emergenti compresi – e su questo terreno i colossi del web paiono per il momento imbattibili -. Per quel che riguarda il panorama italiano della tv via web (per il momento si chiacchiera e si vocifera sullo sbarco di Netflix, anche se non c’è nemmeno l’ombra di una conferma ufficiale), ci sono novità in arrivo: ritornerà infatti il vecchio caro videoregistratore, in una versione rivisitata, che non necessiterà dell’uso delle cassette. Il servizio si chiamerà Vcast: accedendo al portale www.vcast.it, gli utenti potranno registrare i programmi di una quarantina di canali DTT, per poi rivederli su pc, smartphone tablet, smart tv e persino tv con una chiavetta usb. Il servizio, come ricorderanno i lettori, non è certo una novità: fino al 2011 infatti esisteva un personal video recorder italiano, con lo stesso marchio, diffidato da Mediaset in quanto contraria all’accesso ai propri canali. La società che in queste settimane ha rilanciato il servizio però non ha nulla a che fare con la precedente: come riporta un articolo di ItaliaOggi di martedì 3 febbraio, l’inglese Vcast Limited ha solo acquistato il vecchio logo e i suoi 220 mila utenti registrati. “Facciamo quello che faceva il Vhs – ha spiegato Massimiliano Grasso, country manager Vcast per l’Italia -; non c’è bisogno di un accordo con i produttori, perché si tratta di una copia personale permessa dalla legge. Stiamo aspettando che la Siae ci comunichi l’entità dell’equo compenso, per il resto è lo stesso paradigma del Vhs”. Vcast avrà una versione gratuita, affiancata da due a pagamento (Premium a 3,99 e Premium+ a 4,99 euro mensili) e permetterà agli utenti di ricevere alert via mail in merito alle proprie preferenze in fatto di film, oltre alla possibilità di effettuare registrazioni in alta definizione. Certo è che internet, tra tutti i mezzi di diffusione, in questi ultimi anni sta giocando sempre più la parte del leone: a darne ulteriore conferma sono gli eccellenti risultati pubblicitari dell’anno appena conclusosi. +2,1%, per un totale di 474,5 mln di euro: “il 2014 si chiude per internet con lo straordinario risultato di dicembre che registra un incremento del 14,5% sullo stesso mese 2013” ha dichiarato il presidente di Fcp-Assointernet Roberto Zanaboni, che ha poi aggiunto “per entità degli investimenti pubblicitari, dicembre è il mese più rilevante e la crescita a due cifre consolida ulteriormente il segno positivo del totale annuo, portandolo a +2,1%. Dicembre e giugno, nell’anno dei Mondiali brasiliani sono stati i mesi a maggior tasso di crescita, testimonianza della fiducia che gli investitori ripongono nel mezzo come importante strumento di vendita. Inoltre, in una situazione complessiva di mercato destinata a chiudersi in flessione, internet aumenta la propria quota sul totale investimenti pubblicitari”. (V.R. per NL)