Al celebre evento annuale Ischia Global Fest, tenutosi lo scorso 17 luglio, il chief content officier Netflix, Ted Sarandos, ha espresso ai presenti la volontà collaborativa della società, che non si è dichiarata rivale della tv tradizionale.
“Contribuire alla crescita dell’intrattenimento in tv e non distruggere il mercato. Nei 60 paesi in cui siamo presenti non abbiamo distrutto il sistema, è solo cambiata la varietà dell’offerta, ci sono stati più investimenti e più pubblicità, e i consumatori hanno avuto anche maggiore qualità. La torta continua a crescere per tutti” – sentenzia Sarandos. E non potevano mancare parole e riferimenti in merito all’imminente sbarco del servizio di streaming on demand nel nostro paese (che, come i lettori ben sapranno, avverrà nel mese di ottobre): “non vogliamo distruggere il sistema della distribuzione in Italia. anche quando siamo arrivati altrove, la prima reazione è stata di paura e confusione. Si pensava che la gente abbandonasse la tv, e invece non è accaduto”. Il punto di forza su cui è pronto a scommettere il big dello streaming saranno le produzioni esclusive, come è emerso durante il XIII festival ischitano: in Messico infatti è nata la serie sul mondo calcistico Club Cuevas, in Francia è stata prodotta la fiction di argomento politico Marseille e c’è da scommettere che lo stesso potrebbe accadere anche nella nostra penisola. Ci si auspica insomma di ottenere “una localizzazione delle produzioni su piattaforma globale. Speriamo di avere accordi ancor prima del lancio di Netflix”. Nei piani del colosso, come riporta un articolo di sabato 18 luglio apparso su ItaliaOggi, ci sono investimenti complessivi di 5 mld sulla programmazione nel 2016: “non abbiamo un business plan e cifre precise per l’Italia. Il nostro investimento – proseguono i manager – sarà proporzionale a due fattori, ossia il numero di abbonati e l’andamento globale nel mondo dei prodotti italiani”. In Italia, Netflix non costituirà una società ad hoc, ma tutta la macchina sarà gestita dalla sede europea di Amsterdam. Ora resta soltanto da auspicarsi che il riscontro del Bel Paese non sia come quello che hanno manifestato i cugini d’oltralpe: Netflix infatti è arrivato un anno fa in Francia e tuttora non ha superato i 200 mila abbonati. Un vero e proprio flop se consideriamo che nel quartier generale di Los Gatos, in California se ne aspettavano almeno dieci volte tanti. (V.R. per NL)