La Scala è stato il ‘pretesto’ per una sperimentazione del 5G in ambito televisivo da parte di Sky e Vodafone. Venerdì 7 dicembre, infatti, il tempio della lirica milanese è tornato ad essere teatro di importanti ‘esperienze’ televisive, dopo le riprese in 8K effettuate, poche settimane fa, da una delle due apposite regie mobili NHK (le uniche attualmente esistenti al mondo) in trasferta europea per produrre materiale destinato a BS8K, il nuovo canale giapponese in super-alta definizione inaugurato lo scorso 1° dicembre.
In occasione della tradizionale Prima della stagione teatrale, la direzione tecnica della pay-tv di Milano Santa Giulia, da poco passata sotto il controllo dell’americana Comcast Corporation, ha dunque voluto utilizzare la copertura 5G che Vodafone sta testando, dall’inizio del 2018, nel capoluogo lombardo su frequenze concesse dal MISE per realizzare un live punto-punto tra una propria telecamera esterna, piazzata nel foyer del teatro di via Filodrammatici, e lo studio di Sky Tg 24, a Rogoredo, nell’edizione delle 17.00 dell’omonimo telegiornale.
Tecnicamente l’esperimento di Sky e Vodafone non ha richiesto particolari accorgimenti: la telecamera di Sky è stata collegata, in loco, ad un encoder che ha provveduto a codificare, in un unico flusso, il video HD, in uscita dai sensori, e l’audio, proveniente dal microfono dell’inviato, per l’immediata trasmissione verso la regia Sky utilizzando una radiofrequenza situata nello spettro inferiore ai 6 GHz.
Questa prima pionieristica sperimentazione di Sky e Vodafone è stata voluta da entrambe le aziende per dimostrare le enormi potenzialità insite in una rete 5G anche per scopi non strettamente commerciali, come, ad esempio, il broadcast televisivo, dove, grazie alla bassissima latenza, è possibile effettuare collegamenti audio-video da qualsiasi parte del mondo eliminando quei fastidiosi secondi di ritardo cui ci hanno abituato i tradizionali streaming LTE finora conosciuti.
Questa prima sperimentazione televisiva con Sky rientra nell’ambizioso progetto di Vodafone volto a trasformare Milano nella capitale europea del 5G (la cui copertura, secondo quanto dichiarato dall’operatore, è già arrivata all’80% del capoluogo meneghino), mentre le prime concrete offerte commerciali, destinate al grande pubblico, dovrebbero arrivare nel corso del 2019.
A questo proposito, ci sembra giusto ricordare su questo periodico – attento anche ai temi più strettamente a carattere tecnico – che la tecnologia 5G (sigla che sta per “5a Generazione” e di cui si sentirà sempre più spesso parlare, poiché in grado di essere competitiva alla fibra anche per i devices mobili) prevede, sostanzialmente, la possibilità di sfruttare due grossi blocchi di frequenze: quelle sotto i 6 GHz, oggetto della recente asta miliardaria indetta dal MISE e che costituiranno l’impalcatura principale della nuova rete diffusiva poiché in grado di garantire le maggiori coperture territoriali e la maggior penetrazione all’interno degli edifici, e quelle sopra (la restante parte delle cosiddette microonde, fino a 43 GHz, e le adiacenti onde millimetriche, da 57 a 95 GHz) che si stima possano garantire velocità anche maggiori di 10 GB/s su distanze fino a 5-10 Km.
A differenza delle microonde, però, le onde millimetriche, presentano lo svantaggio di subire enormi problemi di propagazione causati da ostacoli fisici ambientali (pioggia, vegetazione, edifici, ecc.) od umani (persone in movimento) che, di fatto, ne limitano i possibili utilizzi in mobilità. (C.G. per NL)