Tv e pubblicità. Auditel lancia il Super Panel: obiettivo chiarezza per la raccolta delle inserzioni

A meno di un mese dal lancio dello Smart Panel di Sky, che come anticipato vedrà il via a partire dal 1 luglio, Auditel si prepara al suo Super Panel, con 10 mila nuove famiglie che si aggiungeranno alle 5600 già monitorate per rilevare gli ascolti della televisione italiana.

Una chiara risposta alla provocazione della tv di Rupert Murdoch delle scorse settimane – che comunque, come ricorderanno i lettori, aveva dichiarato l’intento di collaborazione -, pare essere il nuovo meter di Auditel: Giulio Malgara, presidente del cda della società, ha sottolineato lo scopo principale dell’operazione, ossia quello di muoversi sul terreno degli ascolti in movimento da tablet e smartphone – punto su cui erano state più accese le critiche da parte di Sky – per stare al passo con i tempi e con le nuove modalità di visione. “Con il via libera del Consiglio di amministrazione, quasi triplichiamo la base di italiani che, monitorati, forniranno dati sempre più precisi sugli ascolti. – ha dichiarato in un intervista a Italia Oggi il direttore generale Walter Pancini, aggiungendo – In questo modo anche per i canali digitali minori terrestri e satellitari avremo misurazioni più dettagliate, mentre per i broadcaster più grandi i dati erano già corretti”. Parlando dei costi per il lancio del Super Panel, Auditel non è stata chiara e si è limitata a giudicarli “consistenti”, in quanto vanno ad aggiungersi ai 13 mln spesi per la rilevazione pura e agli altri 2 mln per la rilevazione di base. Secondo lo stesso Pancini l’iniziativa sarebbe nata non solo dalla spinta della società ma anche da Upa (Utenti Pubblicità Associati, ossia l’associazione che riunisce i principali marchi di investitori): “per tutte le emittenti, indicazioni maggiormente puntuali, favoriranno una maggiore raccolta delle inserzioni”. Restando nell’ambito degli investimenti pubblicitari, l’annuale assemblea di Assocom (Associazione Aziende di Comunicazione) ha portato alla luce problematiche e temi su cui discutere: Marco Girelli, vicepresidente di Assocom e ceo di Omnicom Media Group Italia, ha dichiarato che “la situazione è molto complessa: in un 2014 che vediamo sereno-nuvoloso in calo dell’1%, il mercato è a due velocità. Da un lato tv e internet portano via la fetta maggiore degli investimenti pubblicitari (circa il 75%), dall’altro news, cinema, affissioni sono tutti in sofferenza”. Per i prossimi cinque anni è previsto che le aziende gestiranno in modo diretto la loro comunicazione d’immagine, diventando sempre più editori del proprio marchio, ossia degli “owned media”. Se a giocare un ruolo strategico saranno sia le agenzie creative, sia i centri media, cambieranno, come hanno sottolineato da Assocom, le dinamiche di relazione tra le aziende investitrici e i player della comunicazione. Intanto come emerge dal rapporto di Pwc sul settore, la spesa pubblicitaria a livello globale salirà nel 2018 a 640 mld di dollari, con una media annuale pari a +12,2%: si tratta del 65% del totale della crescita della spesa in media e entertainment, a dimostrazione che è questo l’ambito su cui occorre puntare il tutto per tutto. Nel 2018 la pubblicità online sarà molto vicina a quella della tv in termini di fatturato e il divario sarà approssimativamente di soli 20 mld di dollari (194 mld dal web, contro i 214,7 del settore televisivo). Inutile dire che i paesi che guideranno la crescita, stando sulla cresta dell’onda, saranno Cina, Brasile, Russia, India, Messico, Sud Africa, Turchia, Argentina e Indonesia. Per quel che concerne l’Italia, Andrea Samaja, consulting leader di Pwc Italia, si mostra positivo a fronte di abbonamenti tv in crescita a un tasso medio annuo del 3,5%, e di una pubblicità sul mezzo che sale del 5%: nel 2018 saranno 52,3 mln gli abbonati all’internet mobile, che avrà una penetrazione dell’85,3% a partire dai 33,1 mln di utenti del 2013. (V.R. per NL)
 

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