Al via l’operazione societaria tra Discovery e WarnerMedia: quest’ultima porta in dote un catalogo ricco di titoli di successo, strumento fondamentale nella competizione nel mercato dello streaming. Mentre Discovery, a seguito della futura fusione, ha previsto ricavi da 15 milioni di dollari entro il 2023, risulta sempre più evidente che l’editoria non sia un business adeguato alle telco.
WarnerMedia e Discovery
La fusione di cui si era già parlato tra WarnerMedia e Discovery darà vita a una società che vedrà la luce a metà 2022.
Per avviare tale operazione societaria, AT&T, proprietaria di Warner, ha deciso di scorporare l’azienda a soli 3 anni dalla sua acquisizione, dando in gestione il proprio business editoriale a Discovery.
Il pacchetto WarnerMedia
Il risultato della futura fusione sarà una compagnia controllata al 71% da AT&T e al 29% da Discovery. Nello specifico, la telco americana riceverà dal network di David Zaslav 43 miliardi di dollari per lo scorporo di Warner.
Occorre considerare che nel pacchetto sono compresi i brand iconici degli studios: la pay TV HBO, il servizio di streaming HBO Max e Cnn, oltre al franchise dei supereroi DC.
Streaming
Questi grandi nomi andranno ad unirsi alla già consistente offerta di Discovery. In particolare, la fusione tra Discovery+ e HBO Max (i servizi di streaming delle due società) vede stime di ricavi per il 2023 che toccano i 15 miliardi di dollari.
Amazon e Disney
La corsa allo streaming, già in atto da anni, si è intensificata nell’ultimo periodo. Il settore, infatti, è in fermento e già altre compagnie hanno portato a termine mosse di mercato importanti, come l’accordo tra Amazon e MGM o l’acquisizione di Fox da parte di Disney.
Nel frattempo in Italia
Nel frattempo, in Italia, il Biscione ha lanciato Mediaset Infinity: la piattaforma on demand definita “tv piramidale” che unisce contenuti gratuiti e a pagamento. Un meccanismo che ricorda quello recentemente implementato da Apple nella sua nuova applicazione per podcast: Apple Podcast Subscriptions.
Non tutti possono fare gli editori
L’operazione portata avanti da AT&T dimostra però che per ottenere risultati nel settore dello streaming non è sufficiente possedere un marchio o una piattaforma, come nel caso appunto di WarnerMedia. La figura dell’editore si dimostra dunque ancora indispensabile per il mondo dell’entertainment.
Invece, AT&T potrà continuare ad essere solo una telco e, quindi, potrà concentrarsi sul proprio core business, tra cui lo sviluppo del 5g.
Ma gli editori possono lanciarsi nelle tlc
Al contrario, le operazioni nel settore tlc portate avanti dai grandi gruppi editoriali si rivelano vincenti. Basti pensare a Sky che si propone, ormai da alcuni anni, come fornitore di servizi di banda larga, abbinati alle sottoscrizioni dei pacchetti di entertainment, in modo da facilitare la fruizione dei contenuti ai propri abbonati. In definitiva, osservando i recenti sviluppi del settore, sono gli editori ad avere le competenze per occuparsi di telecomunicazioni e non vivceversa. (A.M. per NL)