I modelli di fruizione di internet sono ancora lontani da quelli tipici del telespettatore, mentre si diffondono sempre più apparecchi televisivi che sono in grado di ricevere e proporre in maniera trasparente flussi multimediali provenienti dalle sorgenti più disparate, tra le quali il web spicca come fonte potenzialmente infinita di intrattenimento.
Il punto nodale diventa quindi l’interfaccia utente, la vera killer application in grado di sdoganare definitivamente le TV “intelligenti” presso il grande pubblico, così come è accaduto negli anni 80 e 90 per i personal computer, grazie all’invenzione del mouse e alla metafora del desktop. I diversi modelli finora sperimentati, più o meno orientati all’informatica piuttosto che alla televisione, non sembrano ancora aver raggiunto un compromesso accettabile. Il rischio è, da una parte, quello di disorientare gli utenti della vecchia tv, incapaci di districarsi tra Google, Flickr e YouTube, dall’altra quello di spingere i più smaliziati a preferire ancora il personal computer come punto di accesso ai contenuti web. Il futuro delle smart-TV, al momento alquanto incerto, dipenderà insomma dalla capacità di far evolvere il front-end verso l’utente. Da un lato dovrà essere abbastanza flessibile e intuitivo da rendere effettivamente accessibile a tutti l’oceano dei contenuti multimediali presenti sulla rete; dall’altro dovrà offrire il giusto grado di interattività e personalizzazione per convincere i navigatori del web ad abbandonare, almeno in parte, i loro abituali strumenti informatici. Una delle aziende che già da tempo si sta muovendo in questo mercato cruciale è Rovi Corporation, produttrice dei software di “guida TV” incorporati negli apparecchi di grandi marchi dell’elettronica di consumo come LG, Panasonic, Toshiba, ecc. Avendo compreso che la partita non può giocarsi solo sull’interfaccia, ma anche e soprattutto sui servizi di back-end, Rovi si sta ora evolvendo nel campo dei metadati, ovvero nella catalogazione, classificazione e ricerca dei contenuti multimediali in rete. L’ambizioso obiettivo è quello di realizzare un efficiente e completo sistema di information retrieval che permetta all’utente di raggiungere e ottenere i contenuti di suo gusto con estrema semplicità e rapidità (nel sito si parla a questo proposito di “six degrees of discovery”, traslando ai contenuti la famosa teoria per cui ogni persona sul pianeta è connessa ad ogni altra tramite una catena di conoscenze che non supera i cinque intermediari). Il tutto ampiamente personalizzabile per adattarsi alle esigenze di produttori di hardware, service e content provider, siti e portali specializzati, ai quali tra l’altro si offrono anche una serie di strumenti di protezione anti-copia. E per il mercato pubblicitario ecco la Rovi Advertising Network, che sfruttando i servizi di ricerca e presentazione integrati è in grado di veicolare messaggi mirati e personalizzabili in base alle preferenze degli utenti. Si tratta evidentemente di un tentativo di ricondurre ad un sistema razionale, sicuro e prevedibile (ma anche “proprietario”, ovviamente: del resto Rovi si ispira dichiaratamente al modello Apple) il “caos” dei contenuti multimediali su internet, a quanto pare molto apprezzato da tutti quei soggetti che cercano di farsi spazio nel nuovo mercato dell’intrattenimento multipiattaforma per il grande pubblico. Le premesse per definire lo standard del “volto umano” della nuova televisione digitale ci sono tutte, ma sarà in ogni caso il gradimento degli utenti a decretarne il successo. (E.D. per NL)