Secondo i dati Auditel un abbonato su due guarda programmi che potrebbe vedere anche gratuitamente. Intanto la Commissione Europea apre l’indagine antitrust sugli accordi tra pay tv e major americane per l’esclusiva territoriale dei diritti televisivi dei film.
Oltre il 57% degli abbonati alla pay tv satellitare guarderebbe abitualmente i programmi televisivi in chiaro dei canali Rai, Mediaset, del gruppo Discovery o Cielo (cioè quanto già presente sul DTT o su altre piattaforme sat o web). Questo è quanto emerge dall’elaborazione Vivaki sui dati Auditel relativi al mese di gennaio 2014: almeno un abbonato su due pagherebbe dunque Sky, ma sceglierebbe canali visibili anche gratuitamente. Dal 1 al 31 gennaio la media dei telespettatori giornalieri, che hanno visto la tv attraverso una piattaforma satellitare a pagamento, si aggira attorno ai 12,5 milioni (dato che coinciderebbe con il pubblico che ha a disposizione un abbonamento alla pay tv, ricordando che mediamente ad ogni contratto corrispondono tre persone davanti allo schermo), una percentuale del 21,8% sul totale di 57,2 mln di telespettatori. Osservando i dati si può notare come in genere, sia i canali delle reti pubbliche nazionali, sia quelli Mediaset, subirebbero un ridimensionamento sensibile di ascolti tra i possessori di pay tv satellitare: Rai 1 raggiunge il 17,5% di share se si considera il totale giornaliero delle persone davanti allo schermo, ma cala al 12,8% analizzando solo il pubblico di utenti Sky. Lo stesso accade per Canale 5 che arretra dal 15,4% generalista, al 12,2% di abbonati. Minore invece l’impatto su La7 che raggiunge il 3,5% di share sul totale degli individui e mantiene una stima del 3,1% tra coloro che possiedono un abbonamento; bene anche per i rampanti canali in chiaro del gruppo Discovery (Real Time e Dmax) con ascolti che raggiungono il 5,4% sul totale degli individui e un simile 5% nell’universo Sky. Sembrerebbe quindi che il pubblico di La7 e Discovery sia più in linea con il profilo degli abbonati, rispetto agli altri canali gratuiti. Bisogna poi ricordare che il gruppo della tv a pagamento ha scommesso sui grandi ascolti lo scorso febbraio, mandando in onda in chiaro il meglio delle olimpiadi invernali di Sochi sul canale digitale Cielo. La strategia sarebbe stata volta a lanciare Cielo tra i canali del DTT che contano e inoltre ad aumentare la raccolta pubblicitaria, che per il gruppo varrebbe più del 10,4% del fatturato annuo (come ha dichiarato lo stesso vicepresidente di Sky Italia Andrea Scrosati). Peraltro, Sky Italia, in queste settimane, è stata chiamata in causa anche su un altro fronte: insieme ai maggiori operatori europei della tv a pagamento (la britannica BSkyB, la francese Canal+, la spagnola Dts e Sky Deutschland) sarebbe coinvolta in una indagine antitrust, avviata dalla Commissione Europea. Sotto inchiesta sono finiti i contratti tra le major americane del cinema (20th Century Fox, Warner, Universal Pictures, Paramount, Sony Pictures) e le pay tv del Vecchio Continente: le clausole contenute negli accordi potrebbero infatti violare le norme sulla concorrenza dell’UE, impedendo ai broadcaster di offrire i propri servizi al di là dei confini nazionali. Secondo il Commissario alla concorrenza Joaquin Almunia, la Commissione dovrebbe mettere in atto un tentativo di risolvere il problema di quei cittadini europei che, abbonati alle pay tv in uno stato, qualora si spostassero al di fuori dei confini nazionali, non potrebbero accedere ai contenuti e usufruire dei servizi per cui pagano un regolare canone. La Corte di Giustizia Europea, già nel 2011, si era trovata a decidere in merito ad un caso riguardante la validità dei diritti di un abbonamento acquistato all’estero: nell’ottobre infatti si era pronunciata a favore di Karen Murphy, proprietaria di un pub inglese che, non potendo sostenere i costi del canone annuale britannico di Sky, per permettere ai clienti del proprio locale di vedere le partite della Premier League, decise di acquistare un decoder e un abbonamento in Grecia ad un prezzo più conveniente. Almunia ha precisato che l’apertura dell’indagine indicherebbe che il tema dovrà essere trattato e analizzato con priorità, escludendo l’ipotesi che siano già state prese decisioni certe in merito. (V.R. per NL)