L’uovo di Colombo. Così è apparso, da subito, il DVB-I, una tecnologia in grado di conciliare la facilità di impiego (e di zapping) del DVB-T, con le potenzialità enormi (in termini di capacità trasmissiva e canali ricevibili) dello streaming.
Teoricamente, il DVB-I ed il DVB-T dovrebbero agire come rispettivi fallback solution, di modo da sopperire alla reciproca caduta di segnale.
Erede designato
In realtà, pare ormai chiaro che il DVB-I sarà il successore del DVB-T, visto che aggiunge potenzialità alla tv terrestre senza toglierne, come, ad esempio, la guida dei programmi, le info sul contenuto (cd. EPG) ed il funzionamento anche in assenza di segnale via etere (al contrario della HBBTV), la sostanziale assenza di ritardi (latenza), la scalarità con l’impiego del formato DASH (Dynamic Adaptive Streaming over HTTP), che si adatta alla banda disponibile da parte dell’utente.
Milano Audiovisual Forum
Ed in questi termini se ne è parlato molto al Milano Audiovisual Forum tenutosi il 16 e 17 novembre e di cui NL era media partner.
Zapping
Dicevamo dello zapping: uno dei limiti dell’impiego delle app sulle smart tv – ma anche dei bouquet HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband Tv) è l’impossibilità (di fatto) di effettuare scansioni progressive di contenuti di tipo diverso, stante le diverse azioni da compiere, soprattutto tra piattaforme diverse (es. scegliendo diversi programmi tra Netflix, RaiPlay e Prime Video) ed i tempi di latenza.
Geoblocking
Il DVB-I, invece, come dimostrato dai test in corso da parte di Mediaset sui canali dell’arco LCN 500 (504 per Rete 4, 505 per Canale 5, 560 per Italia 1 e 520 per 20) – che NL aveva anticipato ad inizio anno – reagisce quasi come il DVB-T, con una latenza di circa 3 secondi nel passaggio tra canali, che, ricordiamo, sono identificati con gli stessi LCN del digitale terrestre.
Canali locali DVB-I
Ovviamente l’ambito di diffusione dei canali DVB-I avverrà attraverso soluzioni di geoblocking (tecnologia che limita l’accesso ai contenuti Internet in base alla posizione geografica dell’utente), anche se nel caso dei canali locali sarà difficile farlo coincidere con quello via etere (mentre via IP sarà determinabile perfettamente l’ambito regionale).
Compatibile con ogni smart tv
Lo standard DVB-I, poi, sarebbe (usiamo il condizionale per cautela) compatibile con tutte le smart tv di recente produzione, necessitando solo di aggiornamenti software che dovrebbero essere presto rilasciati da tutti i costruttori.
Barriera verso gli OTT
Nonostante il DVB-I, naturalmente, apra a nuovi entranti – considerata la disponibilità di LCN, non solo negli archi da 1 a 999 (dove ce ne sono centinaia di liberi dopo il refarming della banda 700 MHz che ha ridotto la banda fruibile) – ma anche dopo il 1000 – è ben visto dai broadcaster (come Mediaset), perché pone un freno allo strapotere degli OTT del web, anticipando, di fatto una forma di prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale.
Controllabili
Non solo, proprio perché fa impiego di LCN che possono essere attributi solo attraverso provvedimenti autorizzatori del Ministero delle imprese e del made in Italy a fornitori di servizi di media audiovisivi in possesso di requisiti verificati, il DVB-I costituisce una barriera a sviluppi incontrollabili da parte di player che agiscono al di fuori della sovranità nazionale (ed anche europea).
Vestel nel trial DVB-I
Nel frattempo sono stati rilasciati i primi aggiornamenti software per le smart tv Vestel Elektronik Sanayi ve Ticaret A.Ş., meglio nota come Vestel, azienda turca con sede a Istanbul, che opera nella produzione di elettronica di consumo ed elettrodomestici, controllata dalla Zorlu Holding.
I marchi
I marchi televisivi di Vestel sono attualmente: Hitachi, Panasonic, Sharp, Telefunken, Toshiba, Jvc, Loewe, Luxor, Westwood, Windsor. Le prime ad essere upgradate saranno le smart tv Telefunken, ma, ovviamente, seguiranno poi anche gli altri brand.
Prominence
Insomma, ci sono tutte le premesse perché, dicevamo, il DVB-I si affermi come l’erede del DVB-T, nell’interesse degli editori stessi. Si tratta solo di convincere tutti i produttori di tv a rilasciare velocemente gli aggiornamenti software. Ma di questo si potrebbe occupare l’Agcom (in coordinamento con le autorità europee) con la prossima delibera sulla prominence. (M.L. per NL)