Tempo di aste per i diritti tv del calcio spettacolo di Champions League e Serie A 2018-2021. In questi giorni l’Antitrust sta vagliando le linee guida dei diritti tv predisposte dalla Lega Serie A e da Infront, l’azienda di marketing che muove la maggior parte della pubblicità nel mondo del calcio e che per il quadriennio ha promesso alla Lega introiti che raggiungono il miliardo di euro. Per raggiungere questo obiettivo economico ci saranno diverse novità. Nel prossimo campionato si giocherà durante le feste di Natale (23 e 30 dicembre, 6 gennaio), approfittando di un periodo in cui molte persone sono a casa e guardano la televisione, mentre la pausa invernale sarà dal 7 al 21 gennaio. Cambieranno anche i c.d. pacchetti: non più selezioni delle partite delle migliori squadre (come avveniva per Mediaset premium) ma abbonamenti all inclusive di tutti i match della Serie A. Importantissima la prospettiva internazionale: se in Italia l’unico operatore con interessi concreti è Sky e quindi sarà difficile che si inneschi una gara al rialzo, ci sono migliori margini di crescita sul mercato estero dove, per ora, l’Italia vende partite per 185 mln di euro l’anno (la Spagna 600 mln e l’Inghilterra 1,2 miliardi), ma ha mire espansionistiche sul mercato cinese – come dimostrano i recenti adeguamenti degli orari delle partite al fuso asiatico – che può fruttare molto più dei 10 milioni di euro annui sui diritti tv, fino a raggiungere anche i 50 milioni (come avviene nel caso della Bundesliga).
L’iter dell’asta è partito un po’ in ritardo, anche a causa del caos organizzativo della Lega, senza Presidente e con il fardello di dover prendere le decisioni a maggioranza qualificata dei due terzi (14 club su 20): scaduti lo scorso 18 aprile i termini per presentare osservazioni da parte degli interessati, l’Antitrust avrà tempo fino alla fine di maggio per esprimersi. Se dovesse filare tutto liscio, cioè se il parere dell’antitrust fosse favorevole senza riserve, si procederà alla pubblicazione del bando e alla fissazione della gara, che si svolgerà comunque non prima di luglio. Tempi lunghi che non consentono alla Lega Serie A di approfittare del ritardo dell’altra asta per diritti tv, quella della Champions League, cui i broadcaster italiani guardano con molto interesse, visto che coinvolgerà ben quattro squadre italiane di diritto nella fase a gironi: è presumibile che molte delle risorse economiche delle tv del Paese verranno investite nelle partite della Champions, garanzia di pubblico ed elevati introiti pubblicitari. È inusuale che la gara per i diritti Champions si svolga in primavera (solitamente avviene a inizio anno), il ritardo è dovuto proprio alla riorganizzazione delle regole della competizione da parte dell’Uefa. Nonostante ciò, il calcio italiano ha perso il tempismo e, forse, la possibilità di accaparrarsi maggiori introiti.
(V.D. per NL)