Il fronte della concorrenza delle pay-TV italiane si sposta sulla rete: sia Sky che Mediaset hanno presentato nuovi servizi di video-on-demand che fanno perno sulle connessioni a larga banda, dall’ADSL alla fibra ottica.
E si riapre il dibattito sulla qualità dei collegamenti internet in Italia, che secondo molti non sarebbero in grado di reggere l’assalto dei nuovi servizi, o comunque di garantire un livello minimo di fruizione tale da far concorrenza al broadcasting tradizionale. In realtà le offerte dei due player si presentano assai differenti, anche se in qualche modo sempre legate a tecnologie e sistemi proprietari: Sky offre un servizio di download dei file video, da scaricare all’interno del proprio decoder SkyHD, e la partnership con Fastweb fa presupporre sviluppi futuri basati su collegamenti in fibra ottica, più costosi ma anche più affidabili sul piano della qualità (soprattutto se si parla di alta definizione). Mediaset Premium Net TV ha intenzione invece di fornire i contenuti in streaming, e fa leva proprio sull’apparente accessibilità dei requisiti richiesti all’utente: una semplice connessione ADSL di qualsiasi provider, e l’abbonamento a Mediaset Premium. Mentre quindi il progetto dell’emittente di Murdoch sembra tener conto almeno in parte della situazione reale della rete in Italia, quello della pay-TV del Biscione sembra voler far credere agli utenti di poter fare le nozze con i fichi secchi, facendo finta di ignorare che, al di là dei dati ufficiali sul digital divide, i provider italiani offrono spesso ai clienti della presunta banda larga DSL velocità che fanno rimpiangere i vecchi modem su linea analogica. Sempre che gli operatori tlc, ingolositi dal business in arrivo, non corrano ai ripari. Come pare stia facendo Telecom Italia, che ha annunciato in questi giorni l’intenzione di applicare ai propri clienti ADSL il cosiddetto “traffic shaping”, ovvero la limitazione di determinati tipi di servizi ad alto consumo di banda: tipicamente il peer-to-peer e il file sharing. Ufficialmente per garantire a tutti la possibilità di usufruire delle applicazioni di base (posta elettronica, navigazione) anche in situazioni di congestione della rete. Per alcuni invece un tentativo di liberare spazio per i servizi di video streaming on demand che Telecom promuove (con il Cubovision) e in prospettiva potrà offrire agli altri operatori e alle emittenti “over the top”, a spese dei navigatori qualunque, che si vedranno ridurre la già esigua banda disponibile. Alla faccia della net neutrality e degli investimenti nelle infrastrutture che, questi sì, sarebbero necessari per far decollare l’economia italiana in rete. (E.D. per NL)