(Help Consumatori) – In Italia si stima che a fine 2008 la diffusione della televisione digitale terrestre – intesa come numero di famiglie in possesso di almeno un ricevitore per il digitale terrestre nella propria abitazione – raggiunga quota 7,6 milioni di abitazioni pari al 34% del totale. La Tdt risulta così più diffusa del satellite: le famiglie dotate di almeno un ricevitore satellitare sono infatti 6,6 milioni, il 28% del totale, di cui 4,7 milioni ricevono la tv a pagamento. Il 2008 è anche l’anno del sorpasso della televisione digitale (tutte le piattaforme, 53%) sull’analogico (47%).
E’ quanto emerge dal Terzo Rapporto sulla Televisione Digitale Terrestre in Europa elaborato da DGTV, che è stato presentato oggi presso l’Auditorium di Roma, nell’ambito della conferenza nazionale sul digitale terrestre “Niente è come prima”. Il Rapporto concentra l’analisi sui 4 paesi europei in cui la televisione terrestre costituisce l’infrastruttura prevalente in analogico: Regno Unito, Spagna, Francia e Italia.
Nel 2008, in questi 4 paesi, la Tdt ha registrato un doppio sorpasso: ha superato il satellite e rappresenta oggi il primo canale di accesso alla Tv digitale; ha superato la Tv analogica che si è ridotta a meno di un terzo delle abitazioni Tv. Il processo di transizione al digitale è dunque ben avviato verso le date fissate per lo switch-off europeo, nel 2012. Meno intrusiva e più flessibile delle altre piattaforme (plug and play sulle antenne esistenti, ricca offerta free e pay lite, ricezione del segnale in mobilità) la Tdt guiderà la penetrazione del digitale e accelererà la conversione dei terminali.
La Tdt si sta dimostrando terreno di crescita di una nuova generazione di canali di intrattenimento, molti dei quali prodotti dai broadcaster analogici. Contrariamente a quanto si pensava in una prima fase, lo sviluppo della TV multicanale ha infatti dimostrato di non comprimere lo spazio delle offerte generaliste, ma piuttosto di rafforzarlo, spingendo gli editori a una sorta di rigenerazione nelle organizzazioni di palinsesti e programmi.
Nel triennio 2005-2008, i canali mini-generalisti disponibili su Tdt nei 4 Paesi sono raddoppiati da 13 a 25. Molti sono prodotti dagli stessi broadcaster generalisti che vedono nella crescita del proprio portafoglio d’offerta la possibilità di intercettare target progressivamente allontanatisi dai canali storici e sono il risultato dell’estensione di brand televisivi consolidati o della creazione di sinergie editoriali con altri operatori.
In Italia, la TV a pagamento su Tdt è disponibile già dal gennaio 2005, quando vennero lanciati i due servizi Mediaset Premium e La7 Cartapiù dai due broadcaster commerciali. Entrambi avevano adottato un innovativo modello Ppv tramite carta prepagata ricaricabile, che permetteva l’accesso a “singoli titoli” e su decoder unico (ossia non proprietario). Inizialmente limitata alle partite di serie A, l’offerta veniva successivamente allargata ad altri generi (film, serie Tv etc.). A partire dall’inizio del 2008, Mediaset Premium si è arricchita di 3 nuove proposte: Joi, Mya e Steel (intrattenimento, con prevalenza di fiction e film) a cui si è aggiunto Disney Channel (luglio 2008).
Questi 4 servizi, più le rispettive versioni time-shifted, sono confluiti nel pacchetto Premium Gallery, a cui si affianca il pacchetto Premium Calcio (Calcio 24 e accesso a singoli eventi sportivi). A dicembre 2008, Mediaset Premium ha allargato l’offerta con Premium Fantasy, dedicato a bambini e ragazzi (Cartoon Network, Disney Channel, Playhouse Disney e Hiro). Nel dicembre 2008, Telecom Italia Media ha perfezionato la cessione delle proprie attività pay su Tdt all’operatore svedese AirPlus TV, specializzato nella fornitura di servizi pay su Tdt e già attivo in Finlandia. Infine, Il mercato pay su Tdt in Italia comprende un terzo player, Pangea, che fornisce a editori terzi soluzioni tecnologiche (mantenimento, head-end, sicurezza etc.) a supporto della gestione di servizi di pay.
Le 555 imprese televisive locali attualmente operanti sul territorio italiano (440 a carattere commerciale e 115 a carattere comunitario) rappresentano una componente significativa del sistema radiotelevisivo nazionale e rivestono un ruolo che non ha confronto nel resto d’Europa. Con oltre 4.800 dipendenti, di cui circa 1.500 giornalisti, le imprese televisive locali danno lavoro al 38% degli addetti dell’intero settore televisivo privato e rappresentano un importante bacino per la formazione di autori, registi, tecnici, giornalisti e artisti che alimentano da sempre le reti nazionali.
Nei nuovi scenari digitali le Tv locali intendono assumere un ruolo protagonista, svolgendo sia l’attività di operatore di rete, sia quella di fornitore di contenuti e servizi, dando vita ad una serie di nuove offerte televisive che rafforzano il loro insostituibile ruolo sul territorio. Svolgendo l’attività di operatore di rete, le Tv locali hanno la possibilità di incrementare la propria offerta di programmi orientati al territorio, nel prossimo futuro anche attraverso trasmissioni in alta definizione. Le stesse, inoltre, possono fungere da carrier per nuove iniziative editoriali.
Uno dei problemi più delicati per le Tv locali è però quello della mancanza di canali ridondanti, che non consente loro di effettuare il cosiddetto “simulcast”. Infatti le Tv locali, pur esercendo, nel complesso, circa un terzo dei canali analogici, non dispongono, nella stragrande maggioranza dei casi, di canali doppi nelle aree servite che permettano loro di trasmettere simultaneamente in analogico e in digitale. Nella fase di switch-over, le Tv locali, non disponendo di canali ridondanti, effettuano quindi le trasmissioni digitali a carattere sperimentale prevalentemente nelle ore notturne, sugli stessi canali eserciti in analogico nelle ore diurne. In questo modo, infatti, la perdita di ascolti che interviene nelle ore dedicate alla sperimentazione non ha ricadute significative sulla raccolta pubblicitaria delle trasmissioni analogiche. Ma, allo stesso tempo, non
permette di ottenere alcun posizionamento nel mercato della Tv digitale. Ne consegue l’esigenza di uno switch-over estremamente limitato nel tempo.
“Occorre prendere in considerazione il processo di digitalizzazione nel suo complesso – ha detto Alberto Sigismondi della DGTV – Roma sarà una delle prime capitali europee interessate dallo switch-off, ma l’intera Europa spegnerà l’analogico”.
di Antonella Giordano