09/09/2008
di Francesco Lener
“Se il 2006 era una data illusoria per lo switch-off e il 2008 era ancora troppo ravvicinato, il 2012 è troppo lontano. Stabilire una nuova data, comunque, spetta al governo”. Così si era espresso, nella sua ultima relazione annuale, il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò: l’approdo definitivo nell’era della televisione digitale e soprattutto il sospirato abbandono del sistema analogico, secondo lui, avrebbero dovuto avvenire in tempi ben più ristretti di quelli imposti dal suo (ex) amicone Paolo Gentiloni, tanto riluttante nei confronti del dtt da far slittare il termine dall’improponibile 2006 pregasparriano fino al novembre 2012. L’esecutivo, a quanto pare, ha risposto alla sollecitazione di Calabrò. Nelle prossime ore il garante si troverà sulla scrivania un documento firmato dal sottosegretario Paolo Romani in cui saranno illustrati per filo e per segno tempi e modalità, zona per zona, per il cambio della tecnologia. Un percorso complesso che sarà illustrato nei dettagli in una conferenza stampa indetta per domani mattina e che vedrà in prima fila, appena dopo l’imminente completamento dell’opera nelle regioni pioniere Sardegna e Valle d’Aosta, il Piemonte. Entro il 17 marzo prossimo l’analogico chiuderà i battenti nelle province di Torino e Cuneo, nei mesi successivi in tutto il resto della regione. A stretto giro, poi, sarà la volta delle province autonome di Trento e Bolzano e via via tutto il resto dello stivale, a partire da Milano e Roma.
L’affermazione del digitale, terrestre ma non solo, è del resto una priorità ormai slegata dal gioco di ricatti e convenienze politiche che l’aveva fatto diventare, a seconda dei casi, una chimera o uno specchietto per le allodole. Realizzato il censimento delle frequenze attive, cementate, con l’affermazione del modello pay per view, le certezze di Confalonieri sul ruolo che Mediaset potrà rivestire anche in futuro, disegnato il panorama dei possibili soggetti entranti nel mercato che verrà, tanto per non lasciare soli soletti i soliti protagonisti del duopolio televisivo, freni al Dtt non ce ne sono più, a parte l’endemico ritardo infrastrutturale e tecnico della Rai. A ben guardare, però, è proprio Calabrò che deve battere l’ultimo colpo per mettere a posto tutti i tasselli mancanti. Lo scorso 31 luglio, infatti, la commissione incaricata dall’authority di vagliare le candidature di nuovi network per l’assegnazione del 40% della capacità trasmissiva di Rai e Mediaset sul digitale terrestre ha stilato la sua brava classifica, ma su questo fronte le acque in Agcom continuano a essere agitate.
Dando una scorsa ai nomi, d’altra parte, appaiono gruppi televisivi importanti e già presenti, in vario modo, nella tv italiana, con una spiccata predilezione per i palinsesti destinati all’infanzia. Al primo posto si era piazzato un canale controllato da Jetix con un progetto dedicato ai bambini, al secondo NBC Universal Global Networks Italia (cinema). Poi, tra gli altri, Turner Entertainment Networks e Walt Disney Company Italia. Sapremo domani, probabilmente, che destino avrà questa classifica, dalla quale non si coglie, a ben vedere, un panorama tale da far prefigurare uno spostamento degli equilibri televisivi in grado di far gridare al miracolo sul fronte del pluralismo.