Con la Delibera N. 630/10/CONS pubblicata sulla G.U. n. 21 del 27/01/2011, l’Agcom ha avviato la "Consultazione pubblica sullo schema di classificazione dei decodificatori per la ricezione dei programmi televisivi in tecnica digitale nell’ambito dell’istruttoria avviata con delibera n.523/09/CONS".
I più lo avevano persino rimosso dalla memoria. Eppure è dalla metà degli anni ’90 che si parla di un fantomatico decoder unico, cioè di un solo multisintonizzatore in grado di ricevere la tv digitale sui vari formati (sat, terrestre, cavo). Per la precisione, lo si fa dal 1995, anno dell’approvazione della direttiva 95/47/CE, che vincolava i governi europei a garantire la piena ricezione dei programmi tv in chiaro, imponendo – considerato l’elevato numero di canali digitali – una fruizione completa delle trasmissioni attraverso la fornitura all’utente di un aiuto di base anche attraverso uno schema comportamentale univoco degli apparati (a prescindere dal modello). Sul punto questo periodico – come spesso accaduto per le questioni spinose della tv digitale – aveva portato avanti una solitaria azione di sensibilizzazione a partire dal dicembre 2009. Ora, finalmente, l’Agcom, con il provvedimento approvato nel dicembre scorso – decisamente passato inosservato nonostante la rilevanza della questione per l’utenza e gli operatori – valutata "l’attuale evoluzione delle piattaforme televisive digitali terrestri, satellitari e via cavo, in chiaro e a pagamento, e la commercializzazione sul mercato di una molteplicità di apparati per la ricezione di programmi televisivi digitali che utilizzano differenti standard" e "le segnalazioni delle associazioni dei consumatori che hanno manifestato lo stato d’incertezza da parte degli utenti nell’acquisto e la difficoltà di utilizzo degli apparati per la ricezione dei programmi televisivi trasmessi in tecnica digitale, alla luce della rapida evoluzione delle piattaforme digitale e dei sistemi di accesso condizionato adottati dagli operatori, tanto più nell’attuale fase di migrazione verso la televisione digitale terrestre", ha deciso di affrontare (si spera questa volta con convinzione) l’argomento. A dire il vero, già con la delibera n. 523/09/CONS del 14/09/2009, l’Autorità aveva avviato un’istruttoria finalizzata ad "accertare le caratteristiche delle diverse tipologie di apparati per la ricezione dei segnali televisivi digitali attualmente commercializzati in Italia", effettuando "la ricognizione dello stato degli accordi di cessione delle licenze per i sistemi di accesso condizionato alla luce della normativa di settore". Agcom avrebbe dovuto provvedere "alla messa a punto di un sistema di classificazione dei decoder presenti sul mercato nazionale per fornire ai consumatori un ulteriore strumento di conoscenza che consenta una maggior consapevolezza nell’acquisto e nell’utilizzo di tali apparati", individuando "tutte le iniziative utili all’adozione di un “decoder unico”, in relazione all’evoluzione tecnologica e di mercato in corso, con l’obiettivo di tutelare più efficacemente gli interessi degli utenti nel rispetto del quadro comunitario". Poi però – come spesso accade quando si parla di grandi iniziative a favore della semplificazione – non se n’era saputo più nulla e i poveri telespettatori avevano dovuto dibattersi nelle fasi di switch-off tra cavi, cavetti, decodificatori e telecomandi eterogeni, nel tentativo di coordinare quel che avrebbe dovuto essere regolato e semplificato dalle autorità preposte da quindici anni. Con estrema calma (che fretta c’era?), l’autorità indipendente è giunta alla conclusione che "alla luce della normativa vigente in materia, non risulta coerente con i principi di proporzionalità e ragionevolezza stabiliti dall’ordinamento comunitario e nazionale, né compatibile con i principi sanciti dal Trattato UE in materia di libera circolazione delle merci e dei servizi, una eventuale imposizione dell’Autorità relativa all’adozione di un “decoder unico”, anche in considerazione delle numerose tipologie di apparati decodificatori esistenti sul mercato relativi a tutte le piattaforme di distribuzione e dei vari livelli di funzionalità integrate di cui gli stessi oggi dispongono", mentre appare "conforme al quadro normativo esistente e rispondente agli obiettivi dell’istruttoria avviata con la delibera n. 523/09/CONS, l’introduzione di un sistema di classificazione degli apparati riceventi relativi a tutte le piattaforme trasmissive con la finalità di fornire agli utenti un utile ed ulteriore strumento orientativo per individuare la tipologia di decoder più adatta alle proprie esigenze". Per l’ente di garanzia nelle tlc si ravviserebbe ora "l’opportunità di sottoporre a consultazione pubblica lo schema di classificazione dei decodificatori per la ricezione dei programmi televisivi in tecnica digitale e le sue modalità di implementazione e diffusione al pubblico attraverso uno specifico progetto a cura della Direzione tutela dei consumatori, che preveda il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori anche in base al Protocollo di Intesa tra l’Autorità e il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU)". Così, con la delibera approvata il 10 dicembre scorso, l’Agcom ha fissato in trenta giorni decorrenti dalla data di pubblicazione della delibera nella Gazzetta Ufficiale (27/01) il termine per la trasmissione delle osservazioni da parte dei soggetti interessati sulla nase delle modalità di consultazione riportate nell’allegato A al provvedimento. Vedremo se questa sarà la volta buona per ottenere il decoder unico e intel.ligente. Dopo oltre 15 anni, sarebbe anche ora. (A.M. per NL)