L’avvento di Netflix ha rivoluzionato lo streaming, che non è più solo riproposizione online di contenuti da grande e piccolo schermo in formula on demand, ma è soprattutto offerta di produzioni originali, cioè contenuti (film, serie tv, show) prodotti dalla stessa piattaforma che li distribuisce e che sono in grado di attrarre masse di spettatori. Proprio su questo tipo di contenuti si svolgerà la lotta tra la piattaforma di Reed Hastings e l’emergente concorrenza: nelle produzioni originali Amazon investe 4,5 miliardi di dollari (cioè 3,8 miliardi di euro), Apple 1 miliardo di dollari (quasi 900 mila euro), mentre Netflix si “difende” pianificando un investimento pluriennale di 15,7 miliardi di dollari (in euro, 13,4 mld), di cui 6 miliardi tutti dedicati alla prossima stagione. Allo schieramento di forze economiche si accompagna una vera propria contesa dei titoli più forti, in grado di assicurare il successo dei cataloghi delle piattaforme. Netflix ha perso da poco la partnership con Disney (che punta a mettersi in proprio entro il 2019 consapevole della forza del titolo Guerre Stellari), ma si è accaparrata le fortunatissime serie tv di Shondaland (una per tutte, Grey’s Anatomy) e sta lottando strenuamente con Amazon per Cobra Kai, il sequel di Karate Kid. Apple invece punta agli show televisivi: vuole produrne dieci, tra cui Carpool Karaoke: The Series. Sul fronte Europeo è spuntata la nuova concorrente Telefónica, telco spagnola che vuole rubare mercato a Netflix nel Vecchio continente.
Nel frattempo, il colosso del social network non resta certo a guardare: Facebook ha appena annunciato la nascita di Watch, la propria piattaforma tv che si differenzia per la vocazione spiccatamente social. Il prodotto di Zuckerberg – atteso per quest’anno anche in Italia – sarà aperto a tutti i creatori di contenuti e agli editori e disponibile su qualunque dispositivo, ma soprattutto creerà engagement consentendo agli utenti di interagire tra loro (ad esempio, trovando i video che piacciono ai contatti) e con i protagonisti o i produttori degli show e delle serie preferite. I primi investimenti di Watch potrebbero essere la serie Strangers o un addattamento televisivo del blog Humans of New York del fotografo Brandon Stanton. Concorrenza e investimenti fanno fiorire il mercato dello streaming e proliferare i contenuti, sempre più diversi e creativi, tra cui scegliere, ma non è tutto oro quello che luccica. I maggiori costi sostenuti dalle piattaforme potrebbero presumibilmente indurre ad un aumento dei prezzi degli abbonamenti, eventualità candidamente ammessa dal patron di Netflix, Hastings. Inoltre, la corsa ad accaparrarsi i titoli più attrattivi potrebbe causare una sorta di “spezzatino” (proprio come da tempo accade nel settore pay tv per i diritti sportivi) che metterebbe gli utenti spalle al muro, costringendo i più appassionati a sottoscrivere più abbonamenti o –peggio – spingendo i meno coscienziosi a ricorrere alla pirateria per integrare o sostituire un servizio ormai troppo costoso.
Netflix, con oltre 125 milioni di ore di streaming e 93,7 milioni di iscritti che parlano 27 lingue diverse e che nel 2016 hanno fruttato un fatturato di 8,8 miliardi di dollari e utili per 186 milioni di dollari, per ora è ancora sovrana nel settore, ma deve guardarsi molto bene le spalle perché la concorrenza è in agguato. La crescita dello streaming on demand, nonostante ci sia ancora qualche resistenza, sta conquistando anche le kermesse più importanti del cinema: Netflix sarà presente alla Mostra del Cinema di Venezia con Le nostre anime di notte (una storia d’amore da terza età che ha come portagonisti Robert Redford e Jane Fonda) e con due serie tv, cioè Suburra (prima produzione italiana della piattaforma e prequel dell’omonimo film di Sollima sul rapporto tra mafia e istituzioni nella capitale) e Wormwood (fuori concorso). (P.B. per NL)