Tv Insieme: Lo scalino è stato inserito “magicamente” perché non era previsto né nelle linee guida MISE del 9 maggio del 2016 “per l’approvazione del regolamento sui criteri le procedure di azione dei contributi in favore delle imprese televisive e radiofoniche locali”, né tantomeno nello Schema di DPR approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 24 marzo 2017.
Comunque, i dipendenti delle Tv che finora hanno beneficiato della norma annullata dai giudici non dovrebbero preoccuparsi perché la “compensazione” ordinata dal Consiglio di Stato comporterà una modesta riduzione dei profitti aziendali, stimata in circa il 9%.
Invitiamo il Ministero dello Sviluppo Economico ad eseguire nell’immediatezza quanto stabilito dal Consiglio di Stato e a ricalcolare le spettanze per ogni singola emittente in graduatoria.
Soddisfatti
“Accogliamo con grande soddisfazione i due provvedimenti del Consiglio di Stato che dichiarano in parte, nei punti fondamentali, illegittimo il DPR n. 146 del 2017, regolamento che disciplina la divisione dei fondi destinati alle emittenti locali, in quanto lesivo del pluralismo dell’informazione.
Per le emittenti danneggiate, a partire dal 2017, sono stati anni di sofferenza, sacrifici e smarrimento”.
Così una nota dell’Associazione Tv Insieme inviata a NL a riguardo delle decisioni del Consiglio di Stato sul regolamento ex DPR 146/2017, che si inserisce nel solco dei pareri di sindacati e giuristi ospitati su queste pagine la scorsa settimana.
Tv insieme: da anni denunciamo storture DPR 146/2017
“Un provvedimento di cui, in questi anni, l’Associazione Tv Insieme ha denunciato le storture in tutte le sedi e le occasioni: al Ministero allo sviluppo economico, all’Autorità garante per la concorrenza, all’Autorità garante delle comunicazioni, a molti rappresentanti della politica”, continua il comunicato di Tv Insieme.
Gli obiettivi di Tv Insieme
“La magistratura è intervenuta laddove è mancata una sensibilità politica“, commentano Gianni Tanzariello e Mauro Lazzarino, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Tv Insieme, “fondata due anni fa con l’obiettivo di difendere il pluralismo dell’informazione televisiva locale”.
Lobby informazione
“Ringraziamo tutti quei singoli deputati e senatori che in questi anni ci hanno sostenuto con diversi emendamenti a difesa del pluralismo, inopportunamente e illegittimamente condizionati dalle lobby dell’informazione”, dichiarano a NL Tanzariello e Lazzarino.
Inciampati nello scalino…
“L’iniquità più evidente del DPR 146/2017 è il cosiddetto “scalino”, vale a dire la ripartizione del 95% delle risorse alle prime 100 emittenti nelle graduatorie e solo del 5% alle rimanenti: una previsione per la quale la 100esima e la 101esima emittente, con differenze di punteggio di pochissimi punti possono avere contributi che differiscono di oltre 300mila euro. Uno scalino incomprensibile, “magicamente” inserito solo per le Tv commerciali.
… comparso magicamente
Lo scalino è stato inserito “magicamente” perché non era previsto né nelle linee guida MISE del 9 maggio del 2016 “per l’approvazione del regolamento sui criteri le procedure di azione dei contributi in favore delle imprese televisive e radiofoniche locali”, né tantomeno nello Schema di DPR approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 24 marzo 2017 e recante il “Regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali.
Lo schema (senza scalino)
Lo Schema di DPR prevedeva, con riferimento alle tre aree relative ai dipendenti, all’Auditel ed agli acquisti innovativi, che le somme risultanti da tale ripartizione sono attribuite in maniera proporzionale al punteggio ottenuto da ciascuna emittente distintamente per ciascuna delle tre aree. Nessuno scalino dunque, ma un riparto proporzionale per ciascuna area.
Invito del 2017 del CdS disatteso
Peraltro anche la Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato, nel parere del 22 giugno 2017, invitava il MISE a valutare “l’ipotesi di porre un tetto massimo alle risorse che possono essere assegnate ad una emittente e anche ad un’unica società titolare di più emittenti operanti in una o più regioni, preoccupandosi di limitare la concentrazione dei contributi.
Scalino ingiustificabile
Che lo “scalino” non sia giustificabile nemmeno per evitare la dispersione delle risorse è evidente dal fatto che il regolamento contiene criteri di accesso molto stringenti e selettivi relativi, in particolare, al numero minimo di dipendenti e di giornalisti per emittente. Sono criteri così selettivi che la Relazione AIR (Analisi di Impatto della Regolamentazione, allegata AG 0429 del 10 luglio 2017) rileva che, con l’applicazione del regolamento di cui al DPR 146/17, le emittenti televisive commerciali richiedenti sono passate da 461 del 2014 (quando vigevano le regole previste dalla Legge 448/98) a 167 per l’anno 2016 e addirittura a 137 dal 2017 in poi.
I timori
Dopo la pubblicazione delle due chiare e limpide sentenze del Consiglio di Stato, abbiamo letto di contestazioni e timori di prossime crisi societarie e del pericolo per posti di lavoro a rischio, situazioni con cui le emittenti tagliate fuori dalle prime 100 hanno dovuto confrontarsi ogni giorno e, alla luce dei fatti, ingiustamente negli ultimi 5 anni.
La compensazione non inciderà oltre il 9% del percepito dai beneficiari
I dipendenti delle Tv che finora hanno beneficiato della norma annullata dai giudici non dovrebbero preoccuparsi perché la “compensazione” ordinata dal Consiglio di Stato comporterà una modesta riduzione dei profitti aziendali, stimata in circa il 9%.
Invitiamo il Ministero dello Sviluppo Economico ad eseguire nell’immediatezza quanto stabilito dal Consiglio di Stato e a ricalcolare le spettanze per ogni singola emittente in graduatoria”, conclude Tv Insieme. (E.L. per NL)