Eutelsat presenta agli operatori di tutto il mondo la sua ultima novità, Cirrus, all’IBC di Amsterdam, la fiera europea del broadcasting in svolgimento sino al 18 settembre nella capitale olandese.
Cirrus è una soluzione “chiavi in mano” che veicola contenuti audiovisivi ibridando il tradizionale satellite (Eutelsat, lo ricordiamo, è uno dei tre leader mondiali nella fornitura di banda trasmissiva dalla fascia di Clarke con una flotta in continua espansione) con la banda larga.
Come ampiamente previsto già da qualche anno, i profondi mutamenti apportati da internet all’intero ecosistema della comunicazione hanno stravolto in modo significativo anche le modalità di produzione e fruizione dei contenuti. Il crescente successo planetario di piattaforme quali Netflix, Amazon Prime Video, Dazn, o lo stesso Facebook, ed il concomitante proliferare di decine di emuli sparsi per la rete, dimostra come i broadcaster tradizionali, la maggior parte dei quali ancora legati alla sola diffusione hertziana, debbano ormai inevitabilmente confrontarsi con la moltitudine di nuovi device oggi a disposizione dei loro “vecchi” telespettatori.
Da diverso tempo, ormai, il tradizionale televisore non è più l’unica finestra spalancata sul mondo: computer, tablet, smartphone e, ultimamente, anche gli smart speaker (di cui questo periodico si è occupato in dettaglio) hanno talmente massificato il consumo per una fetta sempre più ampia di popolazione da essere diventati, di fatto, l’unico mezzo utilizzato per consumare contenuti. Ora, grazie a Cirrus, Eutelsat potrà offrire ai propri clienti, soprattutto a quelli in cerca di nuove opportunità, una piattaforma video versatile che unisce i plus della diffusione satellitare a quelli tipici della banda larga. Bassi costi operativi, alta qualità delle immagini, esperienza di visione omogenea su qualsiasi periferica sono i tre vantaggi principali offerti da Cirrus.
Il nuovo servizio consente, al broadcaster che vi aderisce, una distribuzione “end-to-end” unita ad una gestione dei servizi basata su cloud. Senza abusare di ulteriori anglicismi (purtroppo spesso inevitabili quando si parla di comunicazione) questo si traduce, per un editore televisivo, nella possibilità di automatizzare la numerazione dei canali, gestire le informazioni offerte sui propri programmi, governare il criptaggio dei contenuti, il controllo dei ricevitori (i cosiddetti set-top box) e, di conseguenza, essere in grado di padroneggiare l’intero parco abbonati.
Per gli utenti finali l’ibridazione satellite-nuvola significherà, principalmente, poter seguire (in qualsiasi luogo) un programma su tutta la filiera delle periferiche precedentemente citate ma anche poter utilizzare una vasta gamma di funzioni accessorie, quali ad esempio la registrazione o il “riavvolgimento” istantaneo (utile a riprendere una visione interrotta o a rivedere più volte uno spezzone), che forniranno contemporaneamente al broadcaster anche preziose informazioni sulla user consumption (l’esperienza di visione) dei propri telespettatori.
Va da sé che questa nuova piattaforma consentirà agli operatori di mantenere un’offerta costantemente competitiva senza dover sobbarcarsi i costi del supporto e degli aggiornamenti tecnici. (C.G. per NL)