Sedici anni di attività ininterrotta su carrier non di poco conto non sono riusciti a farla uscire dal sostanziale anominato televisivo.
Così, la Lega ha deciso di chiudere Telepadania, o meglio la societa’ che la edita, cioè la Celticon, soggetto giuridico che dietro il barbaro appellativo trova il controllo del partito attraverso la finanziaria Fingroup. Le trasmissioni, che cesseranno il 1° lugio, erano iniziate in analogico nel 1998 su impulso di Bossi in persona (che sbrigativamente aveva ordinato a Max Parisi di "farla per il giorno dopo") sulle frequenze della tv locale lombarda Telecampione, del gruppo Profit di Raimondo Lagostena, dal quale venivano affittati pacchetti (più costosi che corposi) di ore di trasmissioni giornaliere, per proseguire, in tempi più recenti, sul circuito di Italia 7 Gold. L’emittente dei celoduristi aveva rischiato di abbassare la serranda già due anni fa quando i debiti avevano superato la soglia di guardia. Una dura procedura di ristrutturazione dei costi e dello scoperto aveva però alimentato la respirazione artificiale. Ora però i conti non tornano più, nonostante la stazione impiegi solo sei dipendenti (tre giornalisti e tre tecnici), per cui la societa’ dovrebbe chiedere la cassa integrazione in deroga. L’impegno della Lega sul fronte dei media tuttavia non diminuisce: parallelamente alla chiusura della tv dovrebbe partire un nuovo progetto editoriale con il restyling del portale multimediale del quotidiano ‘www.lapadania.net’. Nulla di nuovo invece a riguardo della radio, che negli ultimi anni ha fatto parlare più per la controversa norma ad personam sull’attivazione di impianti ex novo che il completamento infinito dell’illuminazione nazionale, che per gli indici d’ascolto. Tornando alla tv, nonostante la profusione di energie e denaro, il progetto televisivo non è mai decollato e, dopo un tiepido riscontro da parte dello zoccolo duro leghista, Telepadnia è scesa progressivamente nell’indifferenza dell’utenza (compresa quella interessata al "tema"). Nemmeno è servita la direzione di rottura di Aurora Lussana (dal 2012 direttore anche del quotidiano, ‘La Padania’): i suoi video che hanno fatto discutere (dal corso di raccolta differenziata per Luigi de Magistris, nel pieno della crisi dei rifiuti di Napoli, alle bordate contro Gianni Alemanno per il caos navicata a Roma nel 2012, al ‘Pota pota’, il ballo anti-bunga bunga inventato dalle padane dopo lo scandalo Ruby) non sono stati sufficienti ad elevare la televisiùn al rango di emittente economicamente autosufficente. (M.L. per NL)