(AGI) – Una tv senza spot: solo cosi’ si puo’ fare cultura. In una lettera a ‘Libero’ il ministro della Cultura, Sandro Bondi, replica al quotidiano di Feltri e rilancia la sua proposta di dedicare una rete pubblica "alla cultura e alla qualita’". Chiedere ai vertice della Rai di svincolare una rete dal sistema di rivelazione dell’auditel e della pubblicita’, scrive Bondi, "permetterebbe di difendere la nostra identita’ culturale dove essa e’ piu’ vilipesa". Certo, ammette, "so bene che la pubblicita’ domina il mercato televisivo e che le trasmissioni di interesse culturale finiscono per essere trasmesse in ore impossibili" ma "a maggior ragione la mia proposta e’ un tentativo di risalire la china che ha ridotto la cultura (televisiva) a ben poca cosa". E aggiunge: "Un canale veramente libero, culturalmente indipendente, ritengo che aumenterebbe la possibilita’ dei giovani, delle generazioni emergenti di formarsi senza fare propria una filosofia negativa della vita che contribuisce al declino dell’Europa di fronte all’esplosiva espansione economica e demografica di popoli di altri continenti". Con l’arrivo del digitale e con la competizione "sempre piu’ pressante" del satellite, insiste Bondi, "ipotizzare un nuovo corso per la Rai non e’ solo auspicabile ma doveroso". E ribadisce che "o si tratta di una televisione commerciale che da’ soltanto quello che richiede il mercato, oppure e’ un organismo pubblico che offre anzitutto un servizio pubblico". Quello piu’ importante? "Contribuire, con l’aiuto della cultura, a informare gli abitanti di questo paese, come sommessamente ha indicato anche Dario Franceschini", con cui si augura di "costruire un dialogo proficuo per il paese" proprio in nome della cultura.