Il Governo italiano trasmette a Bruxelles un parere redatto da Antonello Giacomelli che ribadisce le posizioni di Mediaset chiedendo tempo fino al 2022 per liberare la banda 700 MHz; nessuna opinione espressa invece sul tema Lte broadcasting, nonostante i movimenti nell’ambito towering sembrino indicare la tendenza in quella direzione.
Fa ancora discutere la questione riguardante la cessione della banda 700 MHz in favore degli operatori tlc da parte di quelli televisivi che l’Europa vorrebbe completare entro il 2020. Alcuni paesi del vecchio continente, come la Francia o la Germania, hanno già terminato la procedura di liberazione delle frequenze mentre altri, come ad esempio la Finlandia, progettano di avviare il processo per la fine dell’anno; l’obiettivo comune è di riuscire a presentare all’Unione entro dicembre il “coordinamento internazionale” e per giugno 2017 il piano di assegnazione delle frequenze in questione. In tutto questo, l’Italia si trova in alto, altissimo mare; per il nostro paese, infatti, discutere su quando dare il via all’asta per la banda 700 MHz sarebbe già un passo avanti. Piuttosto che cercare di mettersi all’opera quanto prima, la risposta del nostro governo è stata quella di chiedere più tempo, almeno due anni in più. Secondo un parere redatto dal sottosegretario alle comunicazioni Giacomelli, la banda 700 MHz è largamente utilizzata dalla tv digitale nel nostro paese (sono sei i mux nazionali presenti e altri sei quelli locali) e perché gli operatori che la occupano al momento possano essere spostati, sarebbe necessario ridurre il numero di broadcaster nel settore e passare al digitale terrestre di seconda generazione. Quest’ultima necessità comporterebbe, sempre secondo Giacomelli, la necessità di adeguamenti tecnologici da parte degli operatori ma anche degli utenti, che dovranno sostituire gli apparecchi televisivi o munirsi di decoder T2 rischiando quindi lo spauracchio di un nuovo switch-off come avvenne per il passaggio dall’analogico al T1. Per questi motivi, spiega Giacomelli, la proposta “dovrebbe includere la possibilità per gli stati membri di decidere di rilasciare la banda 700 entro il 2022”. In pratica, il sottosegretario alle comunicazioni del Ministero dello sviluppo economico ha fatto un sostanziale copia incolla dei comunicati stampa Mediaset, di cui evidentemente abbraccia completamente l’opinione, lo ha impacchettato e inviato al Parlamento europeo sostenendo anche il curioso punto di vista secondo il quale la possibilità di scelta se far slittare o meno di due anni il processo “non dovrebbe creare alcun problema alle operazioni dei servizi di comunicazione elettronica nei paesi vicini entro il 2020”. Singolare punto di vista visto che, come già detto, Francia e Germania sono già pronti ai blocchi di partenza per assegnare la banda 700 agli operatori tlc. Infine, il parere tecnico di Giacomelli non tocca né il tasto Lte broadcasting né quello correlato della certezza d’uso nel tempo della banda che rimarrebbe alle televisioni. Eppure, le recenti mobilitazioni nell’ambito del towering nell’ottica del low tower low power (già discusse su questo periodico) farebbero presagire che gli operatori si stiano muovendo all’unisono proprio in quella direzione (basti guardare al botta e risposta di offerte per Inwit, la società che gestisce le torri di Telecom). (E.V. per NL)