“Il Consiglio di Amministrazione di Auditel, riunitosi a Milano sotto la Presidenza di Giulio Malgara, ha deciso di riprendere la regolare pubblicazione dei dati di ascolto”: così, attraverso una nota diffusa alla stampa, Auditel annuncia la ripresa del valzer dei dati di ascolto televisivo, dopo una pausa di quasi quindici giorni.
La pubblicazione (non la rilevazione) degli ascolti era stata sospesa il 14 ottobre scorso, a seguito di una decisione del Cda della società, dopo che per “un errore del nostro fornitore Nielsen (così spiegava la nota ufficiale) erano state trasmesse comunicazioni di posta elettronica a famiglie del campione rendendo visibili gli indirizzi e-mail”, dando così il benservito al mito della segretezza decennale dei membri per la rilevazione, con l’esposizione di 4mila famiglie campione su 5.600. Da oggi i dati di ascolto, i numeri di share e degli spettatori dei programmi televisivi tornano pubblici, ma a questo punto domanda sorge spontanea: cos’è cambiato, di fatto, dopo questo silenzio? Sarà stata rispettata la preventiva promessa, da parte di Auditel, di utilizzare questo “periodo per approfondire, con il proprio comitato tecnico, tutti gli aspetti metodologici, con un’accurata serie di verifiche, a tutela del suo trentennale impegno di trasparenza e di affidabilità”? La Nielsen, responsabile dell’errore umano che ha causato il polverone “Audigate”, si è presentata all’appuntamento di ieri con una serie d’impegni, anche se, a conti fatti, il rinnovamento prospettato mostra una spiccata moderazione: prima di tutto l’algoritmo sarà certificato da un soggetto certificatore esterno, ovvero la Kpmg, che sarà pagata da Nielsen e avrà più ampio potere di accesso al flusso di dati, anche in tempo reale, e un disclaimer avviserà che “i dati sono il prodotto di un processo di transizione”. Nielsen, poi, garantirà la manleva per i contenziosi futuri che potrebbero coinvolgere Auditel o i suoi consiglieri legate alle rimostranze dei broadcaster o alla privacy. Per quanto riguarda la stra-annunciata (ed inevitabile) sostituzione del panel, nessun ripensamento: Auditel comunica ufficialmente che “il periodo di sospensione ha consentito alla Società di mettere a punto una Road Map che prevede l’integrale sostituzione delle famiglie del campione entro il 30 maggio 2016”. Il percorso dovrebbe portare, entro la data indicata, a un rinnovamento integrale del campione “corrotto” (sempre a carico della Nielsen per un costo di 8 mln di euro) in concomitanza all’“operazione Superpanel”, che prevede l’ampliamento del campione a 15.520 famiglie entro luglio 2016: in particolare, è stato deciso che già da gennaio il campione crescerà di altre 5mila unità rispetto alle 5.520 attuali e che sarà rinnovato per il 75%, percentuale che salirà fino al 94% entro aprile e al 100% a maggio. Quindi serviranno ancora sette mesi, una via di mezzo fra i nove inizialmente proposti da Nielsen ed i cinque chiesti a gran voce dai soci Auditel. E nel frattempo tutto come prima nonostante lo svelamento di oltre il 60% del panel? Pare proprio di sì, anche se Auditel spiega che "durante questo arco di tempo, la rilevazione e la pubblicazione degli indici di ascolto saranno soggette a procedure eccezionali di controllo, certificate e inviate all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni", in una sorta supervisione e sorveglianza speciale. La decisione di sbloccare la diffusione delle rilevazioni è stata assunta all’unanimità dai membri del Cda Auditel, decisione per molti scontata, considerando, fra gli altri fattori coinvolti, anche i risicatissimi tempi entro cui si è svolta l’intera vicenda. Mediaset si definisce “soddisfatta” della decisione, e non è difficile comprenderne il motivo: le tv di Berlusconi, insieme a La7, sono quelle che più dipendono dal mercato pubblicitario, a differenza della Rai che ha il canone e di Sky che si basa sui suoi abbonamenti. E infatti quando si era deciso per lo stop rilevazioni, da Cologno Monzese era giunto un perentorio “Mediaset non può accettare una pausa superiore alle due settimane annunciate”. Alla fine dei conti saranno anche meno e, soprattutto, saranno pubblicati anche i dati rimasti (forse) segreti in questi 13 giorni. Lorenzo Sassoli De Bianchi, presidente di Upa (l’unione dei pubblicitari che nel cda di Auditel conta 10 componenti su 30) si definisce “molto contento di questo risultato, in pochi giorni tutto il sistema è riuscito a reagire e a trovare una soluzione. Il voto all’unanimità del Cda è la dimostrazione della maturità dimostrata da tutti i player”. ( S.F. per NL)