“Per gli italiani l’Auditel rappresenta da sempre una sorta di mistero della fede della televisione italiana: su quel sistema si reggono dagli anni Ottanta i palinsesti delle reti pubbliche e private e, soprattutto, gli introiti pubblicitari.” (l’Unità).
Quel “mistero della fede” è stato in questi giorni stigmatizzato, esposto nella sua nudità, mostrato in ultimo per quello che è: un sistema molto più umano, fallibile ed obsoleto di quanto si potesse immaginare. Il tanto atteso Cda Auditel (in cui siedono Rai, Mediaset, La7, Sky, Discovery, Upa, Assap, Unicom e Confindustria Radio Tv), presieduto da Giulio Malgara, si è riunito mercoledì per fronteggiare la situazione di estrema emergenza creatasi la settimana scorsa quando, per errore umano, una mail che mostrava nell’intestazione i nomi degli altri componenti del panel è arrivata alle famiglie campione. A quanto pare, dai soci sono emerse più proposte per fronteggiare la situazione, ma su una cosa sono tutti d’accordo: se salta Auditel salta tutto il mercato pubblicitario televisivo. Sul resto, però, sono varie ed antitetiche le posizioni nel Consiglio: se Rai può contare sul canone e Sky ha gli abbonamenti, Mediaset e La7 ricavano dagli spot la maggior parte dei loro introiti. La decisione finale, in ultimo adottata, non ha precedenti: stop alla diffusione pubblica dei dati per due settimane. Le rilevazioni continueranno ad essere effettuate, ma i risultati saranno comunicati alle sole emittenti per analisi dei palinsesti, che li potranno utilizzare solo internamente. Non saranno forniti agli investitori pubblicitari né ai media. In sostanza, sarà come vagare in un limbo. Ma a cosa serviranno queste due settimane di stop? Il Cda afferma: “Con una scelta di rigore Auditel utilizzerà questo periodo per approfondire, con il proprio comitato tecnico, tutti gli aspetti metodologici, con un’accurata serie di verifiche, a tutela del suo trentennale impegno di trasparenza e di affidabilità”. In soldoni, un primo step inevitabile per scongiurare possibili azioni legali (per la società e i singoli consiglieri) per la diffusione dei dati, la cui affidabilità non può attualmente essere garantita, ed un lasso di breve periodo teso ad individuare uno stratagemma per consentire l’utilizzo dello stesso campione famiglie in attesa di cambiarlo completamente. Ed è proprio questo il tema cardine del Consiglio: Auditel ha deciso di rifare completamente il panel. Nei prossimi mesi, infatti, la società procederà alla “completa sostituzione dell’attuale campione e contemporaneamente proseguirà, come previsto, nel processo di allargamento del numero di famiglie per un totale di 15.600”. In sostanza, se prima si era già deciso di allargare il panel, cioè il numero delle famiglie campione (ed è sicuramente una notizia sorprendente, considerando che Auditel non è nemmeno riuscita a preservare l’integrità di un campione rappresentativo molto più esiguo), ora si procederà a sostituire anche quello esistente. Il panel si deve certamente cambiare, su questo non vi sono dubbi, ma Nielsen (società internazionale che si occupa della raccolta dei dati per conto della stessa Auditel) afferma che sono necessari almeno nove mesi, ovvero il tempo che sarebbe servito per arrivare al super campione da 15.600 famiglie. Troppi, secondo Auditel, che ha chiesto il rinnovamento totale entro 5 mesi. Nel prossimo Cda, previsto per fine mese, si deciderà se continuare a comunicare i dati alle sole emittenti, se tornare a riferirli pubblicamente o se sospendere completamente la rilevazione. E non è certo una decisione di poco conto, anzi. Uno stop alla rilevazione e alla pubblicazione dei dati causerebbe sicuramente una situazione caotica, che bloccherebbe, tra le altre conseguenze inevitabili, anche il cosiddetto meccanismo del post che è una formula contrattuale tra inserzionisti e broadcaster che funziona così: ti vendo avendo una base contrattuale ipotetica di audience e successivamente ricalibro il quantum pagato alla effettiva rilevazione. Più persone guardano un programma e più la pubblicità paga in termini economici, seguendo proprio la logica dell’audience, una vera e propria unità di misura (spettatori per tempo) messa a disposizione dai pubblicitari per le loro contrattazioni commerciali. I 15 giorni dovrebbero consentire ad Auditel (o almeno si spera) di approfondire i sistemi per uscire da questa intricata vicenda. Per la prima volta, dopo il pasticcio, è anche uscita una nota di Nielsen, società che cura le rilevazioni e dalla quale sono partite le email con gli indirizzi in chiaro: “Il primo ottobre sono state erroneamente divulgate informazioni relative a un gruppo di panelisti del panel Auditel ad altri destinatari dello stesso panel. Nielsen ha prontamente avviato un’indagine interna sui suoi sistemi e processi e adottato una serie di procedure in grado di determinare l’entità dell’episodio e identificare eventuali anomalie. A oggi non risultano alterazioni dei dati. L’azienda continuerà a condurre specifiche analisi nel corso dei prossimi mesi per identificare immediatamente eventuali irregolarità”. E soprattutto ora risulta sicuramente indispensabile analizzare discostamenti anomali delle audience, che possano far pensare a qualche intervento sulle famiglie. Del resto Nielsen non sarebbe nuovo a questi eventi: in Messico si sarebbe già verificata una situazione molto simile a quella in questione, creando un precedente di non poco conto, considerando la bufera che ha scatenato con la sua scolastica imprecisione. Il presidente Upa, Lorenzo Sassoli de Bianchi, che in questi giorni è parso sicuramente il più preoccupato, ha espresso il suo parere, anche se, a questo punto, ci si chiede se si tratti di asserzione tesa perlopiù a placare gli animi e a riprendere il controllo della situazione, evidentemente sfuggita di mano: “E’ una soluzione prudente, responsabile, trasparente e presa rapidamente, che ci permette di costruire un percorso che guarda al futuro di un Auditel più aderente ai tempi con l’integrazione del panel e un rinnovo totale del campione nell’arco di qualche mese. Questa scelta mette i decisori nelle condizioni di avere un quadro più chiaro rispetto ad oggi e dare tempo alle authority di esprimersi"– e continua – “Intanto abbiamo deciso il rinnovamento totale del panel in tempi brevi, mentre in questi 15 giorni dobbiamo vedere se riusciamo a trovare un modus operandi per tornare a dare i dati. A fine ottobre rifaremo tutto il percorso e nel frattempo ci saranno verifiche legali e con le autority per capire quali manovre sono necessarie per dare i dati nonostante la violazione della privacy che c’è stata. Non è detto che ci riusciamo, ma questa è stata una decisione responsabile, senza vincitori né vinti”. Alla fine, nella riunione del Cda di mercoledì, si è optato per una soluzione più soft rispetto ad altre prospettate: l’alternativa allo stop di due settimane, infatti, era il blocco totale della diffusione dei dati fino a quando non fosse stato varato il nuovo panel. Sulla linea dura era soprattutto Sky, “abbiamo sollevato un problema di trasparenza e di responsabilità legale”, spiegano dall’emittente satellitare. A votare contro lo stop sono state, invece, La7 e Mediaset, quelle che possono ricavare maggior danno da un turbamento del mercato pubblicitario. “La mancata diffusione dei dati Auditel – si legge in una nota Mediaset – rappresenta "un vuoto grave per il mercato e soprattutto per gli investitori pubblicitari. Mediaset è fiduciosa che la vicenda si concluda in modo positivo. Ma poiché la mancata diffusione dei dati di audience costituisce un vuoto grave per il mercato e soprattutto per gli investitori pubblicitari, Mediaset non può accettare una pausa superiore alle due settimane annunciate. In caso contrario, si vedrà costretta a ricercare ogni possibile e lecita soluzione al fine di dare certezza al mercato”. A favore di una pausa della pubblicazione si sarebbe invece espressa la Rai. Il tema in questione è stato ampiamente scandagliato anche nel corso del lungo consiglio di amministrazione di viale Mazzini che si è tenuto parimenti mercoledì: Campo Dall’Orto (direttore generale Rai) ne avrebbe discusso con i direttori di rete e si sarebbe premurato di tenere informati i componenti del Cda su quanto stava avvenendo nella riunione a Milano. Sicuramente una decisione dovrà essere presa al più presto. E dovrà essere (questa volta) efficace. Valentino Cagnetta, ex componente del Cda Auditel e ceo di Media Italia ben esprime la preoccupazione di molti: “Stare senza dati sarebbe un momento di libertà incredibile per tutte le emittenti: si guardano i dati precedenti e si fa pagare la pubblicità sulla base di questi, poi però si può essere tentati di fare un palinsesto con meno soldi, tanto nessuno lo misura”. Il Cda di Auditel si aggiornerà fra due settimane: nel frattempo saranno acquisiti anche i pareri legali e domani ci sarà un incontro tecnico con Agcom che esaminerà il dossier Auditel, secondo una fonte a conoscenza della vicenda. E tutto per un mancato “ccn” in una mail multipla. (S.F per NL)